Sono in pochi, forse, a sapere cos’è la scoliosi e tra quelli che ce l’hanno non tutti ne sono a corrente. Eppure non è una patologia rara. Essa è caratterizzata da una deviazione laterale permanente della colonna vertebrale, che si forma nell’età pre e adolescenziale, tra i 10 e i 13 anni. Esiste la scoliosi e l’atteggiamento scoliotico. La prima è, appunto, una deviazione della colonna vertebrale, cioè una modificazione laterale strutturale della curva della colonna, l’atteggiamento scoliotico, invece, è un difetto di postura. A furia di tenere una postura sbagliata, si acquisisce quella determinata postura e sembra che si tratti di scoliosi, invece è solo, appunto, un atteggiamento. Nell’atteggiamento scoliotico, in poche parole, non c’è nessuna modificazione ossea. Esiste poi la scoliosi congenita, cioè quando lo scheletro osseo è anomalo, e la scoliosi acquisita, quando la modificazione è determinata da un trauma o da un’infiammazione o anche da una patologia neuromuscolare.
Chiarito cos’è la scoliosi, passiamo a vedere chi colpisce e cosa si può fare per evitarla o neutralizzarne gli effetti negativi. Secondo le statistiche, l’85% dei casi di scoliosi avviene in età pre-adolescenziale, ma esiste anche una piccola percentuale di scoliosi contratta da adulti. In genere, la scoliosi da adulto insorge quando non è stata trattata bene durante la fase adolescenziale, oppure quando è provocata da artrosi alla colonna vertebrale, oppure, ancora, quando malattie metaboliche portano a fratture vertebrali o, infine, quando insorgono patologie agli arti inferiori.
La scoliosi interessa più le donne che gli uomini. Se si prende in considerazione l’età tra i 10 e i 16 anni, le ragazze sono interessate dalla scoliosi nella misura di 5 casi contro uno dei maschi. Si manifesta di più nei soggetti longilinei. Inoltre, tra quelli predisposti, ci sono i soggetti che hanno arti inferiori di diversa lunghezza. Infine, tra le ragazze, la scoliosi si manifesta anche in concomitanza della comparsa tardiva della prima mestruazione.
Ci sono anche fattori di rischio che possono favorire la scoliosi. Ad esempio, l’artrite reumatoide, la polio, la paralisi cerebrale, la distrofia muscolare sono certamente dei fattori di rischio notevoli. Conta anche l familiarità. I bambini con genitori affetti da scoliosi presentano un’incidenza della malattia 3-4 volte superiore alla norma.
Ed ora vediamo quali possono essere le soluzioni. Innanzitutto la fisioterapia, che è “un presidio fondamentale nel trattamento conservativo scoliotica per agire sul dolore e sulle anomale tensioni muscolari”, dice il fisiatra Michele Albano (Istituto di Medicina dello Sport di Torino), che aggiunge: “Un luogo comune da sfatare riguarda la nocività degli sport cosiddetti asimmetrici, quelli che richiedono l’utilizzo prevalente di un arto rispetto al controlaterale (tennis, scherma). Recenti studi hanno dimostrato che l’incidenza della scoliosi è identica tra i praticanti di sport simmetrici e non”.
C’è dunque la terapia medica e fisioterapica e c’è lo sport: quando la scoliosi è di lieve entità, tutti gli sport sono praticabili, anche a livello agonistico. Quando si tratta di scoliosi complesse, allora bisogna fare attenzione: lo sport a livello agonistico è dannoso, specie se riguarda la sollecitazione accentuata carico della colonna vertebrale.
Tornando ai diversi tipi di sport che si possono tranquillamente praticare senza creare problemi alla scoliosi, ci sono la pallavolo, il basket, il pattinaggio e l’atletica. La ginnastica artistica e ritmica, che sollecita molto la colonna vertebrale, sono da evitare. Quanto al nuoto, si può praticare, ma sono preferibili gli stili libero e il dorso, mentre da evitare gli stili rana e delfino.