E’ accaduto in una scuola romana, per non turbare un bambino che ha due mamme
Prima o poi doveva succedere, era inevitabile. Il primo caso noto in Italia è avvenuto in una scuola di Roma, in preparazione della festa del papà, che cade il 19 marzo, nel giorno della festa di san Giuseppe. Si dirà: cosa è successo di tanto strano, vuoi vedere che vogliono abolirla? Ebbene sì, almeno in quella scuola, su parere anche di una psicologa, consultata dalle maestre.
In anni addietro, data la presenza di molti figli di immigrati di religione musulmana, in molte scuole, per non suscitare la sensibilità dei bambini e dei loro genitori, si è abolito il presepe e, supponiamo, tutto ciò che riguarda la nascita di Gesù, seguendo, in questo modo, la logica seguente: loro non vogliono sentir parlare di Gesù e noi li assecondiamo, abolendo così le radici e le credenze della maggioranza degli italiani. Al posto di spiegare che ci sono varie fedi religiose, che i cristiani festeggiano la nascita di Gesù in quel determinato modo e che i musulmani festeggiano altre ricorrenze, parlandone, si è preferito cancellare tradizioni religiose e culturali degli italiani. O almeno qualcuno ha tentato di farlo. Davvero un bel capolavoro.
In una scuola romana, dunque, al posto della festa del papà, si è voluto festeggiare una generica festa della famiglia. Perché? Semplicemente perché un bambino non ha un padre e una madre, ma per genitori due mamme (coppia omosessuale). Anche qui, al posto di spiegare la situazione, con i dovuti accorgimenti, oppure di trovare soluzioni diverse (e ce ne sono tante, basta far funzionare l’intelletto), si è preferito annullare la festa del papà. La reazione di un folto gruppo di genitori non si è fatta attendere. C’è chi (l’assessore municipale, Gloria Pasquali) ha detto: “Non si tratta di discriminare qualcuno, ma credo che non sia corretto cambiare così il calendario delle attività scolastiche e che non sia nemmeno educativo per chi non ha il papà”. La presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio, Emma Ciccarelli, ha puntualizzato: “Quello che ci sta a cuore non è la polemica fine a se stessa, ma il bene del bambino in questione. Quanti altri bambini in Italia vivono senza avere accanto i propri genitori? Penso ai bambini orfani, ad esempio, o a molti figli di genitori separati, anche per loro bisognerebbe non vivere questa festa? E dopo? Cancelliamo anche la festa della mamma per tutti i casi inversi?”.
Dalla parte opposta, è intervenuto Tommaso Giartosio, che vive con un altro uomo e che ha due bambini: “Siamo scioccati, di casi come questi ce ne sono stati altri in Italia ma a volte la cosa si risolve con il buon senso”. Solo che per lui il buon senso consiste in questo: “Perché dobbiamo tenere questi totem della festa del papà e della festa della mamma? E chi ha i genitori divorziati? E chi ne ha perso uno? Se ha un bambino nero in classe non fai la festa della razza bianca”. In effetti, se hai un bambino nero in classe non fai la festa della razza bianca perché significherebbe metterlo in imbarazzo, discriminarlo, ma nessuno si è mai sognato di fare feste simili. Diversa però è la festa del papà o della mamma: se uno non ha il papà o la mamma, non vuol dire che gli altri non debbano festeggiarli solo perché c’è chi alle feste non dà importanza.
Insomma, al posto di spiegare le cose e le situazioni e trovare soluzioni che non escludono, che non penalizzano, ciò che comporta senso di responsabilità, si preferisce tacere, abolire e prevaricare.