Nel progetto sono coinvolti una cinquantina di enti che operano nel volontariato e le istituzioni comunali
Il suo nome è “Emporio Portobello” ma è stato subito ribattezzato “Il supermarket della solidarietà”. Si tratta di un normale supermarket, con tanto di scaffali, merce, casse, personale, eccetera, ma nello stesso tempo è una iniziativa speciale, perché, oltre che rivolta ai clienti diciamo così normali, è rivolta anche a tutti coloro che per vari motivi – disoccupazione, povertà intervenuta, pensione insufficiente ed altro – non ce la fanno più a vivere con quello che hanno.
Però – e ognuno capisce a questo punto che non si tratta di carità o di elemosina – nulla viene dato gratis, solo che al posto di pagare in denaro, si rimborsa con il lavoro. Il cliente povero riceve una tessera a punti, i punti vengono assegnati in base alle condizioni economiche e familiari del possessore, ad assegnare i punti saranno i servizi sociali del Comune di Modena, sul cui territorio sorgerà il supermarket della solidarietà. I servizi sociali effettueranno anche i controlli necessari periodicamente, perché può capitare che la situazione individuale o familiare muti, e comunque c’è un termine di scadenza della tessera, che dura al massimo due anni. Dopo di che, ad usufruirne saranno altri, in base ad una graduatoria di punti assegnati. Il supermarket aprirà alla fine di maggio.
Cominciamo col dire che in cambio della merce, i possessori dei bollini devono lavorare, come volontari, ovviamente gratuitamente. Dove? All’interno del supermarket: alla cassa, nei magazzini, a rifornire gli scaffali, a fare le pulizie. Sarebbe troppo comodo ricevere senza dare. D’altra parte, è anche educativo, per tutti.
Ecco quello che ha dichiarato il responsabile del progetto, Luigi Zironi: “Il target al quale ci rivolgiamo è quello delle cosiddette persone vulnerabili: famiglie che si sono improvvisamente trovate in una situazione di indigenza o per l’improvvisa perdita del posto di lavoro o per un lutto che le ha private di una fonte di sostentamento o anche per l’aumento del numero dei figli. Persone che, non essendo abituate a situazioni del genere, spesso si trovano in imbarazzo a chiedere aiuto”.
Il progetto non è opera di un individuo, è opera di tanti soggetti, a cominciare da una cinquantina di enti che operano nel campo del volontariato e per finire alle istituzioni (Comune in primo luogo, passando per gli stessi cittadini che possono contribuire al successo dell’iniziativa offrendo il loro obolo. Il Comune di Modena, poi, ha offerto gratis, in comodato d’uso per tre anni, il capannone che ospiterà il supermarket. Luigi Zironi aggiunge: “Dall’associazione internazionale “Rock no war” abbiamo ricevuto oltre 50 tonnellate di cibi vari. Determinante il contributo della Conad, grande distribuzione, che ha provveduto agli arredi, alle celle frigorifere, alle casse. Noi del Centro volontariato ci occupiamo del coordinamento, delle spese per gl’infissi e dei condizionatori. Ottima, finora, anche la risposta da parte di aziende private e cittadini. L’obiettivo è quello di riuscire a mantenere i costi assolutamente bassi”.
L’idea iniziale era quella d limitare le tesse a un centinaio di famiglie, ma poi è stato deciso di aumentare il numero, a causa della situazione di crisi, fino a 400-450.
Un’ultima novità è l’offerta di alcuni servizi utili all’interno del supermarket. Alcuni bancari in pensione offrirà consulenza alle famiglie sui mutui e sui rapporti con gl’istituti di credito, mentre uno sportello della Federconsumatori offrirà indicazioni utili per l’acquisto dei prodotti a prezzi più convenienti a chi non arriva alla terza settimana del mese.