Il futuro della medicina è tutto nella tecnologia più avanzata
Su Science world è stato annunciata una nuova tecnologia sviluppata dalla iRobot. RP-VITA (Remote Presence Virtual and Indipendent Telemedicine Assistant) è un robot che permette ai medici di interagire direttamente, anche con pazienti a migliaia di chilometri di distanza.
Facciamo un esempio. Un bambino che sta su un’isola si sente male, viene portato in un ospedale, dove gli viene diagnosticata una malattia rara. Normalmente il bambino muore dopo un po’, ma con RP-VITA si può salvare benissimo, perché sullo schermo del robot compare un medico specialista che si trova a grande distanza e che può suggerire il da farsi ai medici che così possono salvare il bambino.
RP-VITA si può considerare come uno schermo per Skype su ruote. Usando un’app per iPad per manovrare le telecamere e gli spostamenti, un medico lontano può visitare il paziente, porgli domande e persino presiedere a un’operazione chirurgica.
Simili robot per la telemedicina esistono già; la novità di RP-VITA è la sua abilità di navigare autonomamente. Quindi, mentre i modelli attuali devono essere trasportati in giro per l’ospedale come un’automobilina telecomandata, sarà possibile di chiedere a RP-VITA di andare direttamente nella corsia del reparto dove si trova il paziente e nel letto specifico. Le sue telecamere, il ricevitore GPS e i sensori di movimento lo mettono nelle condizioni di trovare la strada, permettendo al medico di concentrarsi sul paziente. Il robot è in attesa dell’approvazione finale da parte della FDA (Food and Drug Administration) e l’anno prossimo RP-VITA potrebbe già essere negli ospedali.
Ecco ciò che ha detto Chris Jones, direttore delle ricerche della iRobot: “La difficoltà consiste nel far sì che questa tecnologia funzioni in modo affidabile in un ambiente imprevedibile e nel crearla in modo tale che la possa usare qualcuno che non ne sa niente di robotica”. Oggi, se un medico vuole auscultare il battito cardiaco di un paziente, un infermiere deve avvicinare uno stetoscopio al torace. “La nostra prossima sfida”, dice Jones, “consiste nel rendere il robot in grado di applicare sensori da solo. Gli servirà una sorta di braccio: siamo ancora lontani, ma ci stiamo lavorando”.
Ecco la testimonianza di Andrew Davison, docente di Visione Robotica all’Imperial College di Londra: “La novità più rilevante è la navigazione autonoma. Le maggiori difficoltà della robotica consistono nel creare un robot che possa intanto affrontare e poi capire l’ambiente circostante. Gli ospedali tendono ad avere pavimenti orizzontali e corridoi larghi e rettilinei, il che rende più facile la prima parte, ma sono solo i recenti progressi in aree come la visione computerizzata che rendono possibile una cosa come RP-VITA”.
Per i pazienti, specie quelli più anziani, c’è da superare l’impatto negativo che potrebbe essere provocato non dalla presenza del medico in carne ed ossa, ma, appunto, dalla macchina, seppure il medico è visibile e parla e risponde. Ecco le conclusioni di Chris Jones: “Se pensiamo a Roomba, è amatissimo dagli anziani, che costituiscono proprio la fascia di età che si riterrebbe più restia ad accogliere un robot in casa. Una volta viste le capacità di RP-VITA, sparirà presto qualsiasi dubbio. Abbiamo impiegato un mucchio di tempo a far sì che funzioni così bene da far dimenticare che si sta interagendo con un oggetto tecnologico”.