Archiviata la polemica Feltri-Boffo, con successivo breve colloquio tra il Papa e il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, al termine del quale si è parlato di “serenità” tra il Vaticano e il governo italiano; incassato il sì Del Colle al piano delle celebrazioni dell’anniversario dell’Unità d’Italia (2011), piano presentato dal ministro Bondi ed accolto da Giorgio Napolitano con un giudizio positivo (“adeguato”) e con l’invito a far presto per realizzarlo, di polemiche politiche in piedi ne sono rimaste due.
Una, quella tra il presidente del Consiglio e della Camera, nella quale si è inserito anche Umberto Bossi; l’altra, tra il senatore Giorgio Tonini, sostenitore di Franceschini nella lotta per la segreteria del Pd, e l’altro candidato alla segreteria, Pierluigi Bersani.
Ci occuperemo alla fine di questa seconda polemica “minore”, perché quella di gran lunga più importante, anche per i risvolti politici che potrà avere in futuro, riguarda le battute al vetriolo tra Fini e Berlusconi sullo stato di salute del Pdl. Il contrasto ha preso le mosse con le dichiarazioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini che, a proposito degli immigrati morti nella traversata del Mediterraneo, immigrati precedentemente scaricati da Malta, ha criticato la politica dei respingimenti del governo italiano dando ragione ai prelati che avevano parlato di “disumanità” e criticando al tempo stesso il testamento biologico, già approvato al Senato, come documento più “clericale” che “laico”. In sostanza, il presidente della Camera è intervenuto per riaffermare il carattere laico e liberale dello Stato italiano contro l’atteggiamento troppo schierato del governo sulle posizioni del Vaticano.
L’intervento di Fini è caduto, volutamente o meno noi non siamo in grado di dirlo, nel pieno della polemica tra Feltri e Boffo, allorché ha giudicato il trattamento ricevuto dal direttore di Avvenire da parte di Feltri come atto di “killeraggio”. Apriti cielo.
Il direttore de Il Giornale, quotidiano di proprietà del fratello del presidente del Consiglio, si è polemicamente e ironicamente rivolto al presidente della Camera chiamandolo “il compagno Fini”. L’accusa di Feltri è articolata.
Fini, ha argomentato il direttore de Il Giornale – nominato da appena 2-3 settimane ed entrato in scena con il fragore di un vero e proprio ciclone – non ha battuto ciglio quando il presidente del Consiglio per 3 mesi è stato oggetto di accuse di “andare con le minorenni” e di innumerevoli insulti quotidiani, mentre si è subito eretto a difensore di chi, come Dino Boffo, pur condannato per molestie, aveva a sua volta giudicato negativamente la condotta morale del premier.
Feltri, poi, ha messo in rilievo l’incoerenza di Fini che, nella critica al Pdl e al suo presidente (Berlusconi), aveva scelto il momento in cui quest’ultimo era subissato di critiche con la dichiarata volontà di delegittimarlo moralmente e prima dell’affermazione del procuratore di Bari che ha dichiarato che il premier, nella vicenda escort, non ha commesso nessun reato.
Il clou della polemica è sopraggiunto quando il presidente della Camera, a Gubbio davanti ad una platea del Pdl, ha messo l’accento sulla necessità di rivedere in senso laico il testamento biologico, ma ha sostenuto anche la necessità del diritto di voto agli immigrati, dell’abbreviazione dei tempi per la concessione della cittadinanza e della legittimità di nuovi processi sulle stragi mafiose del ‘92-’93, tema quest’ultimo sbandierato da Repubblica e su cui solo alla fine è intervenuto il procuratore di Palermo per dire che a Palermo non c’è “nessuna indagine”.
Essendo un tema sollevato da Repubblica, il premier ha visto nelle parole di Fini un potenziale alleato dei suoi detrattori, tanto più che due pm di Palermo sono stati ospiti della redazione di un giornale della sinistra alternativa (“Fatto”) dove le accuse al premier sono pane quotidiano.
Nel Pdl gli interrogativi sono stati tanti: che senso hanno le “uscite” di Fini? Perché tanto critico, lui presidente della Camera con un dovere di imparzialità, su fatti interni del Pdl di cui è cofondatore?
Poi è intervenuto Bossi, che ha parlato di Fini come di un “suicida politico” perché la Lega è contro il voto agli immigrati. Fini ha osservato che “Il vero suicidio è quello della ragione”, Bossi sopra le righe ha replicato: “I diritti? Io penso ai nostri”.
Insomma, una vera e propria polemica all’interno della maggioranza, polemica smorzata da Fini stesso quando, invitato dall’Udc, ha ribadito la validità del bipolarismo e si è limitato ad essere contro l’“accanimento terapeutico” sul fine-vita. Polemica rientrata, dunque, e pace sarà certamente fatta con Berlusconi, ma all’interno del Pdl stanno emergendo due linee, su qualche tema contrapposte.
Quanto alla polemica all’interno del Pd, il contrasto è scoppiato quando il senatore Tonini ha detto che “La componente politica dell’ex ministro (Bersani) è fondata su un modello, quello dei Bassolino, dei Loiero, di quelli che amministrano la Puglia degli scandali”.
Bersani ha reagito dicendo: “Va bene darci qualche buffetto, ma così si piccona la ditta”.
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