Con due giornate d’anticipo, l’Inter si aggiudica matematicamente il titolo di Campione d’Italia grazie al Milan che perde nell’anticipo contro l’Udinese
Non sarà la cavalcata trion¬fale di due anni fa, con il record assoluto di punti (97), un pri¬mato anche per l’Europa, e un traguardo raggiunto con cinque giornate di anticipo, ma è stato lo stesso un monologo Inter.
I nerazzurri infilano il loro poker: dopo i tre scudetti con¬secutivi dell’era Mancini (con il primo però grazie a Calcio¬poli) Josè Mourinho fa centro al primo colpo regalando un altro sorriso a Moratti.
Dopo l’aiutino della Juve, che domenica scorsa aveva fermato sull’1-1 il Milan a San Siro, lo scudetto si decide lon¬tano da Milano, ma ha ancora i colori bianconeri grazie, questa volta, all’Udinese. Due anni fa l’Inter conquistò il suo scudetto proprio in Toscana con una dop¬pietta di Materazzi, che lo scor¬so anno fallì invece un rigore alla penultima giornata. Questa volta Inter-Siena non è stata de¬cisiva: la partita di domenica è stata solo una passerella neraz¬zurra, prima del bagno di folla in città.
La rincorsa di Ibrahimovic e compagni verso il loro 17° scudetto si conclude a due gior¬nate dalla fine di un torneo mai davvero in discussione. Dun¬que niente finale thrilling come l’anno scorso, nello sprint con la Roma. Un campionato stra¬dominato dall’inizio alla fine, quasi senza soluzione di con¬tinuità dopo la solita bagarre iniziale. Ha avuto solo un paio di sbandamenti: il primo a fine ottobre, con il doppio 0-0 con Genoa e Fiorentina, seguito però da otto vittorie di fila; il secondo a gennaio con il tracol¬lo peggiore e più sorprendente di tutto il torneo a Bergamo con l’Atalanta, dopo un primo tem¬po concluso sul 3-0 per la squa¬dra di Del Neri e i nerazzurri “sbagliati” che sembravano dei marziani in campo. La ciliegina sulla torta, quest’anno, è aver lasciato con un palmo di naso i “cugini” milanisti.
I rossoneri concludono in crescendo ma la rimonta im¬possibile non si completa. Si è sempre detto: solo l’Inter può perderlo. Ma di 5 maggio ce n’è stato soltanto uno. Il nuovo Centenario inizia dunque con un altro trionfo. Ancora un si¬gillo targato Moratti, come la grande Inter Moratti padre ed Herrera.
Questa volta il Sarti di tur¬no in porta è il n.1 più forte del mondo e se lo è deve dire grazie a questa squadra ormai diventa¬ta di livello planetario e a Mou¬rinho, il cui arrivo in panchina ha messo le ali al brasiliano. In difesa non c’è più Burgnich ma Cordoba e come esterno è nato uno come Santon che ricorda molto Facchetti.
E poi c’è un centrocampo or¬mai super collaudato con Cam¬biasso, uomo tuttofare (all’oc¬correnza anche il difensore), l’intramontabile Javir Zanetti, il capitano, e poi Muntari, forte¬mente voluto dallo Special One, che si è ritagliato un posto da ti¬tolare. Insostituibile tatticamen¬te anche Stankovic dietro alle punte, ma la vera scommessa vinta da Mourinho si chiama Balotelli. Il ragazzo qualche tempo fa era sul punto addirit¬tura di andare via, visto che gio¬cava pochissimo, poi è entrato in campo e non è più uscito.
E poi c’è lui, Ibrahimovic, corpo e anima di questa squadra. Senza Ibra, l’Inter non avreb¬be vinto l’anno scorso (rientrò da un infortunio segnando una doppietta a Parma) e anche que¬st’anno è stato decisivo toglien¬do tante volte le castagne dal fuoco a Mourinho. E quando, dopo Manchester, ha iniziato a dare segnali di irrequietezza, il tecnico gli ha fatto capire che senza di lui l’Inter non sareb¬be stata più l’Inter, spingendosi perfino a dire: “Allora lo com¬pro io…”.
Nell’anno degli “zero tito¬li” per Milan, Juve e Roma, lo Special One conclude con due trionfi: la supercoppa italiana, battendo ai rigori la Roma ap¬pena messo piede in Italia, e questo scudetto di cui è stato lui il primo a non dubitare mai.
La fuga nerazzurra è comin¬ciata all’undicesima giornata con la vittoria per 1-0 sull’Udi¬nese, capolista per alcune gior¬nate. Poi l’allungo progressivo: +6, dimezzato a gennaio dopo Bergamo; ma a febbraio i ne¬razzurri hanno messo il turbo toccando i +9, trasformato in un mortificante (per gli avver¬sari) +10 ad aprile su una Juve sempre più in affanno, che in¬fatti da lì a poco avrebbe ceduto la piazza d’onore al ritorno del Milan. All’Inter dei fenomeni (altro che Ronaldo!) rimane un unico traguardo da raggiungere: la Champions League.
Un’attesa che si prolunga da un’eternità (oltre 40 anni), che come tutti i tabù è destinato, presto o tardi, a finire. Almeno è questo il pensiero recondito del popolo nerazzurro in questi giorni di festa.