Dopo una vacanza a Rio durata un mese, una coppia scelse di prendere l’aereo partito qualche minuto prima dell’Airbus scomparso nell’oceano
Ogni volta che succede un incidente aereo (o anche d’auto, di nave o di treno) c’è sempre chi o l’ha preso per un soffio – e magari ha anche ringraziato la sua buona sorte – o l’ha perso per un banale contrattempo, tipo una litigata tra moglie e marito, la sbadataggine di lui, il trucco di lei, e magari sono volate parole grosse, non sapendo che a volte litigare fa bene alla salute e alla vita.
Le cronache narrano di almeno quattro persone che non hanno fatto in tempo a prendere l’Airbus A330, l’aereo della morte, vuoi per il passaporto scaduto o per la lista d’attesa, rimasta tale, che ha salvato una coppia di francesi, rivelandosi una coincidenza fortunata.
Chi aveva il passaporto scaduto era un brasiliano, che ha reagito con filosofia: e siccome non ha potuto prendere quel volo, non é salito nemmeno il suo amico americano con il quale doveva fare il viaggio insieme. A volte la vita o la morte dipende da piccole, insignificanti scelte, operate da noi stessi o anche dalla casualità…
Trattandosi di un aereo o di un altro mezzo, sul momento non si sa se le scelte effettuate si riveleranno positive o negative, lo si saprà solo dopo, ed è solo allora che si parla di destino, il Fato dei Greci antichi, Colui al quale anche gli dèi dovevano sottostare.
Ma per quattro persone che si sono salvate, ce ne sono altrettante che hanno perso tutto.
Si dirà che è così, che se si vuole andare a rovistare nelle pieghe delle storie personali non se ne esce così facilmente, cioè con una spiegazione chiara. Ciò che accade emerge dal puro caso, ma a noi fa più comodo – o è più consolatorio – pensare che sia il destino, come se in qualche modo ci fosse qualcosa o qualcuno con cui entrare in rapporto, per una sorta di sfida o di benevolenza.
Ultimamente, nelle cronache dei giornali altoatesini, è stata raccontata la storia di Johanna Ganthaler, 64 anni, pensionata di Merano, e di suo marito Kurt, di qualche anno più anziano.
La coppia era andata un mese prima in Brasile per la tanto sognata vacanza dopo il raggiungimento della pensione. Con loro, in vacanza, c’erano il figlio della coppia e la moglie, originaria di quei luoghi, anche lei felice di essere ritornata nel suo Paese.
La vacanza era andata benissimo, come può esserlo per persone in buona salute in una terra baciata dal sole, dalla concordia e dalla riunificazione familiare.
Insomma, era stata una di quelle vacanze che non si dimenticano mai, tanto più che durante quel mese era caduto il giorno del compleanno di Johanna. Se la vita di ognuno di noi è fatta di emozioni scolpite in fotogrammi indelebili, ebbene, quelli di Johanna e di Kurt fissati nelle fotografie allegre di quei giorni erano ancora ben impressi nell’intimità della coppia.
Passata la vacanza, sistemati i bagagli, è il momento del ritorno. I quattro devono solo scegliere il volo, se quello di Air France – che di lì a qualche ora andrà ad inabissarsi nell’oceano dopo pochi minuti di convulsioni e di panico nella carlinga che è diventata un inferno di dolore e di terrore – o quello che parte pochi minuti prima con destinazione Monaco di Baviera. Scelgono quest’ultimo volo.
A Monaco di Baviera ci sarebbero arrivati comunque, anche con l’altro, ma hanno preferito quello che partiva prima. Se a precipitare fosse stato questo, ci troveremmo di fronte ad uno di quei casi di gioia per il posto trovato e che sarebbe stato meglio non aver trovato.
Per farla breve, Johanna e il marito Kurt con figlio e nuora atterranno a Monaco ed è qui che apprendono del disastro di Air France: tristezza per i 228 passeggeri morti, ma anche gioia per l’incidente mancato. Decisamente il caso aveva riservato un surplus di felicità alla famiglia altoatesina. Ad aspettarli a Monaco ci sono due auto: una per Johanna e Kurt e l’altra per il figlio e la nuora.
È sera, ma decidono di partire ugualmente per Merano, con una sola fermata, a Innsbruck, per la cena. I giovani vanno avanti e gli anziani dietro, ma presto la distanza si allunga.
Quando la giovane coppia arriva ad Innsbruck, attende invano i parenti.
L’auto di Kurt è uscita fuori strada e, nell’incidente, ha perso la vita la sua adorata moglie Johanna.
Il bonus della buona sorte per lei si era esaurito a Rio De Janeiro, quando tra due voli ha scelto quello giusto; la morte per lei era in agguato qualche ora dopo, nella macchina guidata proprio dal marito e che era andata a finire in un fosso.
È difficile leggere il libro del caso o del destino, soprattutto per Kurt, il quale ora vorrebbe aver preso l’aereo della morte, così sarebbe morto anche lui insieme alla sua adorata moglie Johanna; ma forse qui c’è poco da leggere, c’è soltanto da vivere e poi quello che viene viene, senza farsi troppe domande che, comunque, rimarrebbero senza risposta.