La marea nera non si arresta. L’operazione “Top Kill”, il terzo tentativo di fermare l’avanzata del greggio a largo del Golfo del Messico, è fallita. Secondo quanto comunicato da Doug Suttles, Chief Operating Officer di Bp (la multinazionale responsabile del disastro ecologico), è stato necessario abbandonare il processo dopo aver pompato nel pozzo danneggiato circa 35 mila barili di fanghi per arginare il corso del petrolio.
La Bp ha annunciato che nel giro di pochi giorni darà il via ad un piano D, che consiste nel tagliare il tubo danneggiato all’altezza della supervalvola, coprendolo poi con un “cappuccio” e collegandolo alla nave in superficie con uno nuovo. L’innesto di una nuova conduttura dovrebbe consentire di aspirare la maggior parte del combustibile disperso in acqua.
Ma il recente fallimento di “Top Kill” e la soluzione futura non soddisfano in pieno le autorità statunitensi, che mostrano ora intolleranza verso Bp, giudicando la marea nera nel Golfo del Messico “la peggiore catastrofe ecologica accaduta negli Stati Uniti”.
Nel corso di una conferenza stampa a Robert, in Louisiana, la controammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry si è detta “molto delusa da questo annuncio” specificando però che la multinazionale avrà il permesso del governo federale per il prossimo tentativo. Meno morbida la posizione del Presidente Usa Barack Obama che ha precisato come il piano D “non è senza rischi”, informando gli americani che si tratta di un approccio già evitato in precedenza per favorire altri metodi.
Obama ha parlato di una situazione che “fa arrabbiare” e “rompe il cuore”, promettendo che non sarà tranquillo “finché la perdita non sarà contenuta e le acque della regione non saranno decontaminate, finché le vittime di questo disastro provocato dall’uomo non saranno ricompensate”.
Nel frattempo l’opinione pubblica accusa la Bp e invita ad una pronta risoluzione del problema. Il New York Times ha reso noto che la multinazionale nutriva preoccupazioni riguardo alla sicurezza della piattaforma Deepwater Horizon molto tempo prima della sua esplosione.
Secondo alcuni documenti citati dal periodico statunitense la Bp aveva timori circa il rivestimento del pozzo e i dispositivi anti-esplosioni. Gli ingegneri addetti al controllo avevano paventato la possibilità, poi verificatasi, di un disastro.
Nel suo rapporto l’ingegnere Mark E. Hafle, ipotizzando una perdita di greggio, parla del “peggiore degli scenari possibili”, ma mette in guardia: “L’ho visto accadere e so che può capitare”.
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