Le sanzioni dell’Onu contro l’Iran sono state appena approvate, ma alcuni di quelli che hanno votato a favore sono i primi che non credono che possano essere applicate. Nell’articolo di politica estera viene più diffusamente argomentato. Qui, basti accennare al fatto che le sanzioni sono state approvate da tutti e cinque i membri con seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu proprio perché servono più che altro per salvare la faccia.
Vladimir Putin, capo del governo russo, prima e dopo l’approvazione delle sanzioni, ha detto che mai nella storia i blocchi navali hanno funzionato e che questa volta non sarà diverso dal passato. Anche la Cina le ha approvate sapendo che non avranno pesanti ripercussioni sull’Iran e sul suo regime, con cui intrattiene imponenti scambi commerciali ed economici.
Ma chi più di tutti ha capito che non funzioneranno è l’Arabia Saudita, che teme l’Iran e quindi non si rallegra che le sanzioni non servano a nulla. L’Iran è un Paese musulmano sciita ma non arabo, mentre l’Arabia Saudita non è sciita e, anzi, è diffidente verso gli ayatollah. I Sauditi ritengono, come del resto anche l’Egitto e la Giordania, che il regime iraniano, una volta che avrà la bomba nucleare, la userà non solo contro Israele, ma anche contro i Sauditi, per impossessarsi delle risorse petrolifere. Questo è un punto fermo per l’Arabia Saudita.
L’altro punto fermo è che non lo possono dire ufficialmente. All’epoca della guerra tra Saddam Hussein e l’Iran, i Sauditi parteggiavano per Saddam, che era l’unico in grado di arginare le mire degli sciiti. Infatti, ci riuscì, neutralizzandoli con una lunga guerra. Il guaio, per i Sauditi, fu che Saddam fu colui che ne adottò la politica espansionistica, invadendo il Kuwait, ai confini con l’Arabia Saudita. Insomma, i Sauditi dettero una mano agli americani nella guerra del Golfo nel 1991 e successivamente nel 2003 perché il dittatore iracheno aveva tradito la loro fiducia: voleva fare quello che avrebbero o farebbero gli iraniani.
Tutto questo per dire che i Sauditi non credono all’efficacia delle sanzioni e che temono l’Iran. Ecco perché se da arabi non possono vedere gli israeliani, tuttavia puntano proprio su Israele per contrastare le mire espansionistiche dell’Iran, esattamente come puntarono su Saddam Hussein prima che questi si sostituisse all’Iran.
Cosa vuol dire in termini pratici? Vuol dire che se gli israeliani, di fronte all’uso della bomba atomica contro di loro da parte del regime degli ayatollah, dovessero attaccare l’Iran per distruggere i loro siti atomici, i Sauditi sarebbero disposti a chiudere un occhio e in qualche modo aiutarli a fare il “lavoro sporco”, anche se poi ufficialmente condannerebbero Israele. In che modo? Concedendo loro di attraversare il loro spazio aereo, magari spegnendo i radar il tempo necessario motivando l’atto con un guasto.
Ci sarebbe un accordo segreto firmato con l’Egitto e la Giordania, con il tacito consenso degli Usa, ed adombrato dalla frase sibillina di un membro della casa reale saudita quando disse: “I tempi sono maturi per altre scelte”. Se ciò è vero, il Medio Oriente fra qualche anno diventerà una polveriera.
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