Con l’aumento dell’iva dal 20% al 21% un litro di verde è arrivato a costare in media 1,64 euro, un prezzo maggiore del 12% rispetto alla media europea
“Occorre vigilare affinché l’aumento dell’iva non sia l’occasione per speculare con aumenti di prezzo ingiustificati su beni indispensabili per i cittadini e le imprese, dalla benzina ad alcuni tipi di alimenti e bevande”. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare gli effetti dell’entrata in vigore dell’aumento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto su molti beni a partire dalla benzina che è cresciuta di 1,4 centesimi, in misura superiore ad ogni previsione: “L’insostenibile aumento della benzina rischia di essere – sottolinea la Coldiretti – un ulteriore elemento di ostacolo alla ripresa dell’economia aggravando i costi delle imprese nazionali che si devono confrontare sul mercato”. “Gli aggiornamenti dei listini dei carburanti produrranno una maggiore spesa a carico dei cittadini, che a pieno regime sarà pari a +19 euro ad automobile su base annua – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – cifra che, ovviamente, va sommata alla precedente batosta dovuta all’aumento delle accise, pari a 60 euro ad autovettura, per un totale complessivo, su base annua, di +79 euro a veicolo”. Il Codacons ribadisce quindi la necessità di escludere dall’aumento dell’aliquota iva quei beni che, come i carburanti, rischiano di determinare un effetto domino sui prezzi e scatenare una pericolosa spirale inflazionistica. “Con l’aumento dell’iva dal 20% al 21% un litro di verde è arrivato a costare in media 1,64 euro, un prezzo maggiore del 12% rispetto alla media europea – afferma l’Adoc – al confine il risparmio è garantito, in Svizzera si spende il 7,8% in meno, in Francia il 5,1% in meno, in Austria la differenza è dell’8,6%, in Slovenia la verde costa il 26% in meno. Solo in Norvegia, Danimarca, Grecia e Olanda il prezzo è maggiore”. “L’aumento – spiega l’associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori – provocherà circa 75 euro di ricadute per le famiglie, 25 euro per costi diretti legati al pieno e circa 50 euro l’anno per la spesa alimentare, che subirà aumenti in quanto il trasporto dei beni alimentari avviene su gomma”. “Ed è in costante diminuzione – conclude l’Adoc – il numero di automobilisti abituali: stimiamo che entro fine anno il 10% rinuncerà all’uso della macchina per muoversi. Le famiglie sono state abbandonate a sé stesse, – denuncia Carlo Pileri, presidente dell’Adoc – non è più possibile ignorare i diritti e le esigenze di oltre 60 milioni di cittadini”. In tema di aumenti gli italiani sono afflitti anche da un altro problema che riguarda soprattutto i giovanissimi: gli affitti alle stelle. Il rincaro degli affitti e dei prezzi delle case frena i giovani: diminuiscono negli anni coloro che riescono a mettere su una propria famiglia. Il 60% degli italiani tra i 18 e i 34 anni (negli anni ’80 erano meno del 50%) vive infatti a casa con mamma e papà e la percentuale sale al 90% per gli under-24. Lo evidenzia uno studio diffuso da Bankitalia. Un po’ il fenomeno è ”peculiare dell’economia italiana”, un po’ pesa il ”lavoro inadeguato” ma il 26% dei ‘bamboccioni’, più che per scelta in realtà sembra avere serie ”difficoltà a trovare un’abitazione” a misura del proprio reddito. I fortunati che sono riusciti a salutare i genitori e ad andare ad abitare sotto un proprio tetto in realtà lo devono, nel 30% dei casi, paradossalmente ancora ai genitori. Per un giovane su tre la casa di proprietà arriva infatti o grazie ad una eredità o ad una donazione. I più sfortunati sono i giovani che oggi hanno tra i 29 e i 35 anni perchè nel momento in cui potevano spiccare il volo con le proprie ali, tra i 22 e i 29 anni, hanno ”subito gli effetti della marcata ascesa dei prezzi delle case e degli affitti”. Ma quanto pesa il rincaro degli immobili nell’autonomia delle giovani generazioni? Un aumento delle quotazioni immobiliari di circa 700 euro al metro quadro riduce la probabilità di lasciare la famiglia di origine di circa mezzo punto percentuale per gli uomini e di oltre un punto percentuale per le donne. E ancora: il 10% di aumento del costo delle case riduce la propensione a lasciare la casa dei genitori della stessa proporzione.