A metà settimana scorsa è avvenuto un piccolo miracolo per l’Italia e anche per la classe politica o, almeno, per le forze politiche che sostengono il governo. La maggioranza che sostiene il governo Monti (Pdl, Udc-terzo polo, Pd) ha votato una “mozione unitaria” sulle politiche europee. Di per sé la mozione non contiene nessuna novità di rilievo in termini programmatici, ma esprime alcuni significati fino a poco tempo fa completamente trascurati da parte di forze politiche che in Europa non facevano altro che gettare discredito sui loro avversari politici in Italia. La mozione, dunque, è stata sollecitata da Monti stesso, ma è stata recepita e votata in maniera convinta. Il suo significato principale è che l’Italia è unita in Parlamento a sostegno di Monti. Il secondo -che è poi una diretta conseguenza del primo -è che Monti quando va a trattare in Europa, ha dietro di sé non una maggioranza surrettizia, ma una maggioranza coesa sui principali temi di politica internazionale ed europea. Il terzo è che agli occhi dell’Europa l’Italia non è un Paese che pone problemi, ma un Paese che risolve i problemi e che, semmai, indica all’Europa la via da seguire, a partire “da un ruolo più interventista della Bce fino alla creazione di un’agenzia di rating europea”. Certo, alcuni partiti che prima non perdevano occasione di denigrare l’Italia solo perché capo del governo era un avversario-nemico hanno operato una conversione troppo repentina per parlare di una svolta epocale. Probabilmente, con un premier diverso avrebbero continuato a fare la parte dei bastian contrari, ma la novità è da registrare. Un’altra novità è rappresentata da un emendamento della Lega che, pur non sostenendo Monti, ha voluto far inserire nella mozione il richiamo alle radici cristiane dell’Europa e della sua civiltà. L’emendamento è stato votato da tutti, tranne che dal Pd. Non è che adesso di colpo in Europa tutti i Paesi faranno una battaglia in questo senso, ma che l’Italia abbia lanciato un messaggio forte su questo tema non è cosa che potrà passare sotto silenzio, quanto meno non sotto il silenzio della Storia. A margine, si può notare il pressante invito di Bossi a Berlusconi affinché stacchi la spina a Monti, in caso contrario a rimetterci sarebbe Formigoni, a cui la Lega potrebbe togliere il sostegno in Lombardia. Ebbene, la risposta dell’ex premier è stata netta: “Nessuna critica a Monti”, “nessuna sfiducia”, “noi indossiamo la maglia della nazionale”. Una risposta pacata e ferma, di chiarezza e di interesse nazionale, quell’interesse che in passato in molti si sono messi sotto i piedi pur di creare un clima di astiose polemiche e trarne un misero ed effimero vantaggio di parrocchia. Lo stesso Monti, d’altra parte, ha voluto segnare la continuità con il governo precedente e quando ciò è emerso con chiarezza di parole e di atteggiamenti, per non suscitare i risentimenti di altri, ha sottolineato anche la continuità con il governo Prodi in fatto di liberalizzazioni. Come dire: il governo attuale è chiamato ad una svolta reale rispetto alle politiche allegre di quarant’anni di storia italiana, ma vuole proseguire sulla base delle esperienze positive di tutti i governi precedenti. Con queste premesse e con i compiti già fatti, se l’euro sarà sottoposto ad assalti mortali, se l’economia europea sarà costretta a boccheggiare, saranno gli altri a dover risponderne e sarà l’Italia a doverlo e poterlo far notare. [email protected]