Mal di pancia nel centrodestra ma anche nel centrosinistra per le misure del governo Monti, ma la bussola segna il percorso della barra dritta
C’è un governo che sta cercando di fare le riforme, seppure dopo la richiesta di pesanti sacrifici ai cittadini, e ci sono i partiti – i tre della maggioranza – che sostengono questo sforzo, sia perché non ne possono fare a meno, sia perché non conviene a nessuno fare la parte del guastatore. È certo, però, che quando l’esperienza del governo Monti giungerà a termine, probabilmente a fine legislatura, cioè nella primavera del 2013, è difficile che le attuali alleanze possano sopravvivere senza difficoltà. Prendiamo il centrodestra. Berlusconi-Alfano sostenendo il governo, seguono la loro natura di personaggi moderati e responsabili, ma all’interno del Pdl c’è una frangia che lascerebbe il partito se il Pdl dovesse ritirare la fiducia all’Esecutivo. Quanto vasta sia l’area è difficile dire, ma sicuramente un buon 5%. Continuando a sostenere il governo, è un’altra frangia che è scontenta, gli ex An, i quali fanno un ragionamento strettamente politico-elettorale. Dicono: siamo maggioranza e sosteniamo non il nostro, ma un altro governo, sostenuto anche dal Pd, cioè dai nostri avversari. Alfano e Berlusconi cercano di tenere insieme le due anime e fanno bene, anche perché non possono fare altrimenti in termini di responsabilità e di interesse nazionale. D’altra parte, la Lega, fino ad ora perno dell’alleanza di centrodestra, ora all’opposizione, non solo scava fossati con il Pdl ma ha problemi interni di leadership. Probabilmente, se non vuole restare ai margini della politica, la Lega, anche se cambierà leader nel prossimo futuro, dovrà rinegoziare l’alleanza con il Pdl. Non ci sono alternative, magari ci sarà un duo Alfano-Maroni, dopo quello Berlusconi-Bossi, ma questa è la prospettiva. Quando Bossi minaccia di far cadere Formigoni in Lombardia, non è credibile, anche perché se fosse vero, automaticamente cadrebbero Cota in Piemonte e Zaia in Veneto. Conviene a Bossi distruggere tutto? Vero è che un ruolo lo giocherà la nuova legge elettorale, se si farà, ma i numeri non si possono capovolgere a piacimento.
Passiamo al Pd, che meno di un anno fa si fece immortalare nella famosa foto di Vasto, dove fu firmato una sorta di impegno elettorale tra Pd (Bersani), Idv (Di Pietro) e Sel (Vendola). Quella foto è stata strappata sia da Di Pietro che, come Bossi, ha negato il sostegno a Monti, sia, di fatto, da Vendola, il quale, pur non essendo presente politicamente in parlamento, ne ha preso le distanze. Vendola, insomma, specie quando ci sarà la discussione sulla riforma del mercato del lavoro, si distaccherà sempre di più dal Pd, il quale di riffa o di raffa dovrà far passare il provvedimento facendo buon viso a cattivo gioco. Così facendo, non solo scaverà un fossato tra Pd e Sel, ma avrà problemi al suo interno perché nel Pd molti sono contrari a toccare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che, però, dovrà essere per forza toccato, altrimenti non si potrà parlare di riforma. Probabilmente si assisterà ad un passaggio elettorale dal Pd al Sel, ma resta il fatto che fare un’alleanza a tre sarà difficile. Tra l’altro, l’elettorato cattolico potrebbe assottigliare le file del Pd, che potrebbe mirare ad un’alleanza con il terzo polo, ma è una prospettiva a cui non crediamo per una serie di motivi. Già il terzo polo, pur piccolo, è diviso. Come potrebbero gli ex An, ora Fli allearsi con il Pd e con Vendola? Lo potrebbe fare l’Udc da sola? Teoricamente sì. Casini, pur di fare il presidente del Consiglio o il presidente della Repubblica sarebbe sicuramente disposto a fare un accordo, ma lo seguirebbero i cattolici di area moderata? Il dubbio non è campato in aria. L’emendamento sulle radici cristiane dell’Europa è stato votato recentemente da Pdl, Lega, Udc-Fli e Idv, ma non dal Pd e queste sono scelte che pesano. In definitiva, il quadro politico è attualmente paludoso – e questo è un bene per Monti – ma potrebbe evolvere verso un bipolarismo centrodestra-centrosinistra perché, archiviata l’éra di Berlusconi e di Bossi, con altri personaggi, appunto, come Maroni e Alfano, potrebbe ricomporsi la vecchia alleanza di una volta. Nel centrosinistra a guida Pd, ci sarebbero più chance che con un alleato come l’Udc che, finita l’epoca del gioco dell’ago della bilancia, ritornerebbe ad essere il partitino che è sempre stato ma che gli eventi degli ultimi mesi hanno ingrandito solo per una questione di illusione ottica. Il vero discorso sarà su cosa faranno i nuovi schieramenti dopo l’esperienza Monti, ma questo è un altro discorso. [email protected]