Giunto al termine il processo contro l’assassino della ragazza friburghese. Galera e internamento a tempo indeterminato è stata la sentenza del Tribunale di Baden
Pensava di dover fare delle foto e di ricevere un compenso ma quando ha capito l’inganno era troppo tardi. La vita di Lucie Trezzini si è spezzata a 16 anni in modo “bestiale e terribile” come il suo stesso omicida racconta durante il processo. In questi giorni, infatti, si ritorna a parlare di una storia terribile, come quelle che non si vorrebbero mai sentire e che ci fanno domandare perché succedono certe cose. Nel pieno della vita, quando speranze e progetti per il futuro sono il pane quotidiano di tutti i ragazzi, Lucie ha dovuto assaporare la brutalità umana. Con un salto a tre anni fa, il Tribunale di distrettuale di Baden (AG), che dato l’interesse pubblico è stato trasferito presso la sala comunale di Untersiggenthal, ha aperto il caso per poter giudicare una volta per tutte l’omicida della giovane. Era dunque il 4 marzo 2009 quando Lucie conosceva il suo aguzzino alla stazione di Zurigo. Dopo aver acquistato e consumato della cocaina, l’accusato aveva incontrato Lucie, che non conosceva, alla stazione centrale. Le aveva proposto di posare come modella per delle riprese fotografiche, promettendole un compenso di 500 franchi. Era un espediente che utilizzava spesso per conoscere ragazze. Infatti, è stato proprio grazie al fatto che una ragazza aveva riconosciuto nella storia di Lucie, allora scomparsa, la stessa vicenda che era capitata a lei e a una amica qualche giorno prima, che l’omicida è stato identificato. L’uomo si era avvicinato alle due amiche invitandole a seguirlo per un servizio fotografico ma loro non gli avevano creduto perché visibilmente in preda agli effetti della cocaina. Lui era quindi andato via lasciando loro il biglietto da visita nel caso in cui le due ci avessero ripensato. “Quando ho sentito della storia delle riprese fotografiche ho chiamato subito la polizia e ho descritto Daniel”. Grazie al biglietto da visita di cui la donna era in possesso, gli inquirenti sono risaliti all’assassino di Lucie. Purtroppo, invece, la 16enne friburghese, ospitata quale ragazza alla pari da una famiglia a Pfäffikon (SZ), aveva creduto all’inganno delle foto e lo aveva seguito nel suo appartamento a Rieden, vicino a Baden. Quando Lucie, però, si accorse che le riprese fotografiche erano solo un inganno, il giovane cercò di buttarla fuori dall’appartamento, ma lei rientrò per parlargli. Fu allora che Daniel la colpì con un manubrio per il sollevamento pesi; vedendo poi che era ancora viva prese un coltello e la sgozzò, diventando in questo modo il suo assassino.
Questo succedeva, come abbiamo detto il 4 marzo di 3 anni fa, un mercoledì. Il sabato dopo la polizia ricevette la telefonata della ragazza che ne ha permesso l’identificazione: si trattava di Daniel H. cuoco di 28 anni. Il corpo della ragazza venne trovato nell’appartamento del 28enne, sotto la doccia e con la gola tagliata. In questi giorni si è concluso il processo durante il quale il giovane ha descritto l’omicidio in maniera calma e oggettiva, anche se molti dettagli rimangono oscuri perché non è stato in grado di dare spiegazioni, come ad esempio perché abbia colpito tanto forte il capo di Lucie o perché sul cadavere della ragazza fossero state rinvenute tracce di sperma e di urina. “Mi dispiace con tutto il cuore. Penso quasi ogni sera a quanto successo”, ha dichiarato Daniel. Nonostante il suo pentimento, il cuoco 28enne è stato considerato recidivo. Era, infatti, già stato condannato per atti di violenza e nel 2004 era stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio con collocamento in una struttura specializzata. Era stato rimesso in libertà provvisoria il 25 agosto 2008. Il Ministero pubblico precisa che l’uomo, oltre ad aver ammesso i fatti, in tutti gli interrogatori ha detto di aver commesso quest’omicidio per poter tornare in carcere, ma ha sempre contestato le “motivazioni sessuali”. Al termine di due giorni di processo nella sala comunale di Untersiggenthal, alla presenza dei genitori della ragazza uccisa e della donna che la ospitava, i giudici del tribunale di Baden hanno deciso, il 29 febbraio, per la condanna a 20 anni di carcere e all’internamento per delle terapie di cura, ma non a vita, come invece era stato fortemente richiesto dalla famiglia di Lucie. Ciò significa che una volta scontati gli anni di galera, Daniel non potrà uscire subito ma dovrà essere tenuto sotto sorveglianza in una struttura idonea per un tempo determinato. Se durante il periodo di cura venisse considerato non più pericoloso per la società, potrebbe essere messo in libertà vigilata. Quelli che per i genitori della vittima sono stati “giorni orribili” sono così terminati con una condanna che non li lascia del tutto soddisfatti: loro chiedevano l’internamento a vita dell’assassino.