I risultati del rapporto Transatlantic Trends 2012
Il “Transatlantic Trends 2012”, il rapporto (giunto all’undicesima edizione) che rileva lo stato delle relazioni occidentali attraverso 15.000 interviste condotte in 12 Paesi dell’Ue e in Usa, Russia e Turchia, quindi mille interviste per Paese, ha confermato una tendenza inevitabile in Occidente. Le due sponde dell’Atlantico si stanno riducendo, malgrado persistano delle differenze, comunque giudicate lievi e compatibili tra di loro. Per contro, la Cina è percepita come qualcosa di distante dal punto di vista sia economico che politico e sociale. La Turchia anche, per quanto ancora nella Nato, conferma la tendenza a spostarsi più verso Oriente che verso Occidente, forse in seguito alla domanda di ammissione all’Unione europea che l’Ue ha congelato. Ultimo importante dato è la popolarità del presidente degli Usa in Europa, che ha raggiunto il 71%, mentre ai tempi di Bush si attestava su un magro 20%.
Questo in riferimento al mondo occidentale. Se passiamo ai giudizi in campo internazionale, si può notare che si ha più fiducia nell’Unione europea che nell’euro; che si è fatto bene ad intervenire in Libia contro Gheddafi, ma che non sarebbe auspicabile ripetere l’operazione in Siria; che la minaccia nucleare iraniana è seria e che anche la Russia è vista con diffidenza.
Veniamo ai dettagli e cominciamo dall’avvenimento più importante del futuro immediato: l’elezione del nuovo presidente Usa. Obama, abbiamo detto, ha rilanciato le quotazioni dell’inquilino della Casa Bianca in Europa con il 71% del gradimento, mentre il candidato repubblicano sfidante riesce a mala pena a raggiunger il 23%. Il che vuol dire che gli europei sono soddisfatti della politica estera dell’attuale presidente. Si tratta, indubbiamente, di un giudizio che restringe le distanze tra l’America e l vecchia Europa. Ai tempi di Bush, l’Europa era divisa in due: quelli che l’approvavano (Gran Bretagna e Italia) e quelli che lo criticavano (Francia, Germania). Oggi i tedeschi approvano gli Usa per il 70%, mentre i francesi per ben l’81%. In media, gli europei approvano la leadership Usa in ragione del 52%, mentre ai tempi di Bush era del 36%. Passando alla Nato (l’alleanza atlantica), il 58% degli europei l’approva, gli americani sono il 56%, in Turchia l’approva solo il 38%, a dimostrazione degli interessi di questo Paese negli ultimissimi anni rivolti più verso l’Asia che verso l’Ovest. Anche la Russia (40%) guarda all’Asia per i suoi interessi piuttosto che agli Usa.
Le differenze si appianano quando si parla di crisi economica: i 2/3 degli europei e i 4/5 degli americani sostengono di essere personalmente colpiti dalla crisi e la maggioranza (rispettivamente il 56% e il 52%) ritiene che le misure adottate per uscire dalla crisi siano sbagliate. Americani ed europei sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda quando giudicano “iniquo” il sistema economico, perché avvantaggia solo una minoranza di privilegiati (64% degli americani, il 76% degli europei, l’89% degli italiani). Il fatto di appartenere all’Ue e che per le singole economie ciò sia un vantaggio, lo pensano il 61% degli europei, mentre solo il 37% ha fiducia nell’euro. Coloro che, però, vorrebbero lasciare l’euro sono solo il 30%.
Infine, un risultato clamoroso, perché contraddice nettamente l’opinione diffusa nei media. Se in Portogallo, in Spagna e in Italia solo un terzo approva la Merkel, altrove la Cancelliera tedesca rimedia percentuali da capogiro: il 64% dei francesi l’approva, addirittura un punto in più degli stessi tedeschi, e il 74% degli olandesi, dato altissimo che compensa il 47% degli inglesi. La percentuale media europea è del 52%. La percentuale dei greci non è nota ma non ci vuole molto ad immaginare che non è da capogiro.