A fare rivelazioni è stato Mahmoud Jibril, ex capo del governo transitorio e candidato alla guida della libia
Alla fine, non poteva mancare un giallo come si deve. Gl’ingredienti ci sono tutti: la ricerca del personaggio da uccidere, la mobilitazione dei servizi segreti, un capo straniero che avrebbe dovuto aiutare il potente ma ormai umiliato amico in fuga, il tradimento del capo straniero per fare un favore ad una potenza, anch’essa straniera, per ricevere in cambio qualcosa di utile. La cattura e la morte del colonnello Gheddafi ad opera dei miliziani oppositori del regime non è avvenuta come è stato finora ufficialmente raccontata e il colpo di grazia sparato in testa a Gheddafi non è opera di una vendetta individuale e collettiva, ma molto semplicemente opera dei servizi segreti, perché la morte del dittatore libico faceva comodo a più di uno.
Vediamo i fatti, semplici nel racconto e intriganti nell’atto del loro svolgimento. Il candidato alla guida della “nuova” Libia, Mahmoud Jibril, ex capo del governo transitorio, nel corso di un dibattito in tv sulle “primavere arabe” in Egitto, ha rivelato che la cattura di Gheddafi da parte dei miliziani dell’opposizione non fu solo opera loro, anzi, loro furono solo le pedine di un gioco più grande ordito dai servizi segreti. I miliziani, è vero, lo scovarono in un grosso tubo di cemento, lo linciarono colpendolo più volte e facendogli sanguinare il volto, ma ad ucciderlo non era un miliziano qualunque, quell’uomo era un sicario che si faceva passare per miliziano, ma era telecomandato, dai servizi segreti francesi. Ormai, che la mano che sparò il colpo di grazia – al posto di arrestarlo e tenere a bada i rivoltosi inferociti – sia stata guidata dai servizi segreti francesi non è più una voce flebile, è la versione divenuta ufficiale con prove dettagliate. D’altra parte, l’uomo che materialmente sparò alla nuca del colonnello è stato a sua volta scoperto dai lealisti di Gheddafi, malmenato, ridotto in fin di vita e poi, reperito e trasportato in un ospedale in Francia, non ci è arrivato vivo. Il cerchio si è chiuso dal punto di vista dei testimoni oculari, ma restano i dettagli e lo svolgimento degli eventi, che non si possono cancellare, anche se difficilmente potranno essere materia di codice penale in un tribunale.
Come forse si ricorderà, dopo molti mesi di proteste e dopo l’intervento della Nato, Gheddafi rifiutò l’esilio e trovò rifugio in un luogo che lui riteneva sicuro: Sirte, la sua città natale. I rivoltosi lo cercavano nel Sud del Paese, nella regione a sud di Bani Walid, ma facciamo parlare colui che ha informazioni di prima mano, Rami El Obeidi, ex responsabile per i rapporti con le agenzie di informazioni straniere del Consiglio nazionale provvisorio, il quale ha raccontato alla stampa cosa successe a quel tempo. Una premessa, però, è d’obbligo. Colui che più di ogni altro leader occidentale voleva intervenire in Libia e far fuori fisicamente Gheddafi in persona era il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Motivo: Gheddafi avrebbe potuto rivelare i retroscena della sua elezione a presidente della Repubblica, nel 2007, con i suoi soldi, cioè con i soldi di Gheddafi. Fatta questa premessa, riportiamo la versione dettagliata di Rami El Obeidi: “Allora si riteneva che Gheddafi fosse fuggito nel deserto e verso il confine meridionale della Libia assieme ad un manipolo di seguaci con l’intenzione di riorganizzare la resistenza. In realtà, aveva trovato rifugio a Sirte. Qui il raìs cercò di comunicare tramite il suo satellitare Iridium con una serie di fedelissimi fuggiti in Siria sotto la protezione di Bashar Assad. Tra loro c’era anche il suo delfino per la propaganda televisiva, Yusuf Shakir (oggi sarebbe sano e salvo in incognito a Praga). E fu proprio il presidente siriano a passare il numero satellitare di Gheddafi agli 007 francesi. In cambio Assad avrebbe ottenuto da Parigi la promessa di limitare le pressioni internazionali sulla Siria per cessare la repressione contro la popolazione in rivolta”. Per i servizi segreti francesi fu un giochetto da ragazzi localizzare il satellitare di Gheddafi e organizzare la cattura e la messa in scena che ne seguì per eliminarlo e far tacere l’unica voce che potesse rivelare i retroscena dei finanziamenti per la sua campagna elettorale. Ovviamente nessuno, men che meno Assad, diranno una sola parola su quanto accaduto, ma ci sono verità indimostrabili con prove giudiziarie e verità storiche facilmente ricostruibili.