Secondo una documentazione dell’Unione sindacale svizzera (USS) la situazione dei lavoratori in Svizzera va deteriorandosi
In occasione della festa del 1° maggio l’USS ha pubblicato una documentazione intitolata “Pressione sui salari e ripartizione ingiusta” sulla situazione finanziaria dei lavoratori. Nonostante i salari siano cresciuti, il bilancio del sindacato è addirittura “catastrofico”: la forbice salariale è troppo larga e la situazione di molti salariati continua a deteriorarsi nelle condizioni di lavoro da un decennio a questa parte. Inoltre sono aumentati lo stress e i carichi di lavoro.
I dati sull’evoluzione salariale pubblicata dall’Ufficio federale di statistica (UST) hanno registrato nel 2012 un aumento dei salari nominali dello 0,8% rispetto al 2011. Di questa progressione hanno beneficiato quasi tutti i rami economici. È salito anche il valore del potere d’acquisto. Grazie a un’inflazione negativa a -0,7%, che ha fatto scendere i prezzi, e all’aumento dei salari nominali, i salari reali sono aumentati dell’1,5%, pari al più forte aumento del potere di acquisto dei salari dal 2010.
Nonostante i dati dell’UST sui salari siano positivi, per il sindacato essi non bastano a delineare un quadro positivo della situazione dei lavoratori, che per molti è peggiorata dall’inizio del millennio. Le economie domestiche hanno visto aumentare le loro spese sanitarie e per l’alloggio. Un quinto dei lavoratori ha serie preoccupazioni per il reddito. Lo studio dell’USS ha rivelato che la forbice salariale si è aperta notevolmente e nonostante tutti i lavoratori abbiano contribuito al benessere della Svizzera, soltanto una piccola parte ne ha approfittato. Tra il 1994 e il 2010 la produttività dei lavoratori è aumentata del 18%, contro un aumento salariale medio del 7%. I beneficiari sono i quadri dirigenti con laurea che hanno percepito un aumento dello stipendio del 13.8% tra il 2002 e il 2010. Questi aumenti sono stati riscontrati anche nelle imprese pubbliche come la Posta o le FFS. È aumentato anche il numero degli stipendiati milionari, salito da 500 a 2500 tra il 1997 e il 2010. Comunque il problema del deterioramento dei lavoratori non è solo riconducibile allo stipendio, bensì anche alle esigenze dei datori di lavoro, aumentate notevolmente, secondo lo studio e che portano a un forte carico sul posto di lavoro. L’USS indica che oltre il 34% delle persone attive sostiene di soffrire spesso di stress, 7% in più rispetto al 2000. Le cause maggiori sono riconducibili alle pressioni dei termini, ristrutturazioni e ai lunghi orari di lavoro. In Svizzera una settimana lavorativa è di 43 ore (statistica SECO), senza contare il lavoro nel tempo libero, ed è molto sopra della media dei paesi europei. Il peso dello stress porta a problemi di salute, e anche qui la Svizzera nel rilevamento europeo sulle condizioni di lavoro si colloca sopra la media.
Per risolvere il problema, l’USS chiede politiche fiscali, che fino ad ora “in Svizzera è stata fatta solo per i ricchi”, sostiene Daniel Lampart, responsabile economista del sindacato. La proposta sindacale è di abbassare le imposte sui grandi stipendi, che permetterebbe di portare 3 miliardi nelle casse dello Stato, che potrebbero essere utilizzati per ridurre i premi per le casse malati o per costruire alloggi sociali. Inoltre si deve lavorare sulla copertura con contratti collettivi di lavoro, che in Svizzera è insufficiente, per i difficili ostacoli legislativi. I contratti permetterebbero di fissare stipendi minimi, per proteggere i lavorati dalle pressioni salariali.