Il cinque maggio non è solo il titolo di un’ode di Alessandro Manzoni scritta alla notizia della morte di Napoleone Bonaparte, è anche la data della XII Giornata Nazionale contro l’Epilessia organizzata nelle piazze delle maggiori città italiane dalla Fondazione Epilessia e dalla Lega Italiana contro l’Epilessia (Lice). Lo scopo, come si può immaginare, è stato di informare correttamente su questa patologia che, nei Paesi industrializzati, interessa una persona ogni 100. Si stima che in Europa siano 6 milioni le persone che abbiano l’epilessia e che in Italia i casi di epilettici siano circa 500 mila. Sull’argomento si possono consultare vari siti: www.lice..it oppure www.fondazioneepilessialice.it.
Ecco la risposta del professor Oriano Mecarelli alla domanda se l’epilessia è un disturbo neurologico frequente: “Direi di sì. E’, fra le malattie neurologiche, una delle più diffuse, tanto che è riconosciuta come malattia sociale. E’ probabile che la sua frequenza sia sottostimata perché spesso questa malattia è tenuta nascosta per motivi psicologici e ambientali”.
Quando un malato di epilessia ha una crisi e cade improvvisamente in strada, la gente che assiste alla scena s’impressiona, non sa cosa fare e teme il peggio. In realtà, la crisi che interessa il paziente che cade spaventa molto chi si trova per la prima volta in presenza di una crisi in essere, ma non è un pericolo per il paziente stesso, salvo che la caduta non comporti un trauma cranico conseguente comunque solo alla caduta. Il consiglio dei sanitari è di non tentare di aprire la bocca per impedire il morso della lingua o di evitarne il rovesciamento. Non si devono introdurre in bocca oggetti morbidi o rigidi, né bloccare gambe o braccia. L’unica cosa che si può fare è di aiutare chi cade a non farsi male, ma spesso, proprio perché l’evento è inatteso e rapido, si riesce a fare ben poco. Una volta terminate le scosse, quel che si può fare è di slacciare il colletto della camicia (se c’è) e ruotare la testa da un lato per favorire la fuoruscita della saliva e permettere una respirazione regolare.
Molti pensano che l’epilessia sia legata anche ad un ritardo mentale, ma non è vero. Basta dire che epilettici sono stati molti grandi uomini come Alessandro Magno, Giulio Cesare, Napoleone, Richelieu, Dostoevskij, Flaubert. Essere epilettico non impedisce di essere geni. Il che non vuol dire che essere epilettici voglia dire essere geni. E’ possibile che un malato di epilessia possa avere anche dei ritardi mentali, come è possibile che l’epilessia non comporti affatto nessun’altra conseguenza. L’epilessia, comunque, è una malattia curabile e in molti casi anche guaribile.
E se una donna epilettica vuole avere dei bambini? Ecco la risposta del neurologo: “L’epilessia non crea problemi rilevanti durante la gravidanza e il parto, tranne che nei pazienti in cui si verifichino crisi particolarmente frequenti e intense. L’allattamento è consigliabile sia per i vantaggi psicologici che ne derivano sia perché i farmaci assunti dalla madre sono scarsamente presenti nel latte. Comunque, in caso di pazienti epilettiche che intendono avere un figlio è bene pianificare per tempo la propria gravidanza, con la piena collaborazione e monitoraggio costante tra ginecologo ed epilettologo, per evitare i possibili rischi connessi”.
Infine, accenniamo ai diritti dell’epilettico, che variano da Paese a Paese. In Italia l’epilettico può presentare domanda di invalidità civile, che viene riconosciuta in percentuale variabile tenendo conto del tipo di epilessia e della frequenza delle crisi. Se la percentuale supera il 46% di invalidità, ciò comporta l’iscrizione nelle liste di collocamento e il tipo di priorità previsto dalla legge.