500 invitati e 200 giornalisti presenti alla cerimonia celebrata dal sindaco della città, Hélène Mandroux
François Hollande avrà anche toccato il fondo in fatto di popolarità tra i francesi per il modo come sta affrontando la crisi economica che anche in Francia si fa sentire sempre più acutamente, ma la sua popolarità ha raggiunto vette elevatissime tra gli omosessuali. Se fosse per loro, Hollande sarebbe rieletto a passo di carica. Durante la campagna elettorale aveva promesso che avrebbe presentato una legge sul matrimonio gay ed ha mantenuto la promessa. La legge ha superato tutti gli ostacoli ed è stata promulgata con tanto di pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. A nulla sono servite le manifestazioni oceaniche promosse dalle numerose organizzazioni contrarie al matrimonio gay e ai diritti connessi (adozioni). L’ultima, che ha raccolto circa un milione di persone, era stata preceduta dal suicidio di uno storico che, in segno di protesta, si era sparato vicino all’altare della chiesa di Notre Dame di Parigi. Certo, bisogna essere pazzi per suicidarsi in segno di protesta contro una legge, ma la follia umana non conosce limiti.
Dunque, fatta la legge, il 29 maggio è stato celebrato a Montpellier il primo matrimonio gay ufficiale in pompa magna. I due sposi sono stati Vincent Autin, 40 anni, impiegato all’ufficio del Turismo e responsabile regionale del movimento Lgbt, che in questa qualità ha organizzato il Gay Pride nella sua città, e Bruno Boileau, 30, impiegato statale. Certo, fa specie la foto pubblicata su tutti i giornali che li ritrae mentre si baciano sulla bocca, tra gli applausi dei 500 invitati e dei 200 giornalisti accorsi da tutto il mondo, ma essa è il certificato ufficiale della nuova legge che in Francia apre una nuova epoca.
Sono passati alla storia francese loro, gli sposi, e il sindaco di Montpellier, Hélène Mandroux, che prima della cerimonia, rivolgendosi agli sposi, ha detto: “Vincent, Bruno, oggi la vostra storia s’incrocia con quella della Francia. Oggi costruiamo una nazione più giusta, che cerca di vivere secondo i suoi valori di libertà, uguaglianza e fraternità”. Terminato il discorsetto politico d’obbligo, il sindaco ha proseguito con le domande di rito: “Vincent, vuole prendere Bruno come suo sposo?”. “Sì”, ha risposto pronto ed emozionato Vincent. La stessa domanda è stata rivolta a Bruno: “Bruno vuole prendere Vincent come suo sposo?”. “Sì”, ha risposto Bruno. E il sindaco ha proseguito: “Vincent, Bruno, è un grande onore per me dirvi che siete uniti dal legame del matrimonio, in nome della legge”, e con il bacio sulla bocca sono scrosciati gli applausi. Chissà se uno dei due o tutti e due fra qualche anno si troveranno ad esclamare “bastava dire di no”, secondo il titolo del libro di Chiara Maffioletti, ora, però, sono felici e contenti.
Alla stampa ognuno dei due ha raccontato in sintesi come si è arrivati al giorno del matrimonio, fino a pochi mesi fa impensabile. Bruno ha detto che Vincent “è stato il mio primo uomo, ho capito incontrandolo di essere omosessuale. Quando è successo ho voluto dirlo subito ai miei, ho chiamato mia madre e le ho detto ‘Mi sono innamorato di un uomo. Dillo tu a papà’. Mi ripetevano che andava tutto bene, bastava che io fossi felice”. Vincent, orfano di padre, ha detto: “Una sera ho chiesto a mia madre Evelyn di abbassare il volume della tv: ‘Devo dirti una cosa, mamma, sono gay’. Lei è rimasta muta per un po’, poi è scoppiata a ridere, e l’anno seguente mi accompagnava al Gay Pride con un maglione arcobaleno”.
Vincent, pur novello sposo, si mette subito nei panni del militante gay: “Il primo pensiero va a tutti quelli che si sono battuti con noi. Ce l’abbiamo fatta, l’amore ha trionfato sull’odio”. Con la stoccata finale che certamente non farà piacere a “quelli dell’altra parte”: “La battaglia non è ancora finita”, alludendo a quella per la fecondazione assistita, per l’utero in affitto, tutti temi che spaccheranno l’opinione pubblica francese. Come coppia, i due vogliono adottare un bambino, “è una cosa importante e ci impegneremo molto per riuscirci”.