La relazione del medico legale fa vacillare la tesi del bruto Mirco Sacher che voleva usare violenza nei confronti delle due quindicenni di Udine
Ormai si ammazza per un nonnulla: per uno sgarbo, per un rifiuto, per un dispetto, per un pugno di euro, anche per gioco. E poi si liquida l’atto con delle bugie più o meno ben costruite. Prendete le due quindicenni di Udine, Chiara e Aisha, che così giustificano la morte di Mirco Sacher, sessantasettenne amico della nonna di una delle due: “Siamo salite a cavalcioni sopra di lui, sulla pancia e sul torace, le mani strette al collo. Abbiamo cominciato a lottare, pugni e calci. A un certo punto lui ha urlato “basta” ormai viola in viso, incapace di parlare e di respirare. Non si muoveva più. Abbiamo capito che era morto e siamo scappate. Ci siamo date alla fuga con la sua Punto. Non volevamo ucciderlo, ma solo difenderci: aveva tentato con noi un approccio sessuale”. Insomma, due ragazzine che si difendono da un bruto, solo che la storia non convince gl’inquirenti.
Mirco Sacher era un omone grande e grosso, possibile che avesse avuto un infarto, ma era tutto da verificare, anche perché il comportamento delle ragazzine, fare 200 km senza la patente, incontrare due giovani che le convinsero a costituirsi, il loro modo di raccontare, tutto frizzante, come se stessero in un salotto a raccontare una bravata, beh, insomma, qualcosa non convinceva gl’inquirenti. “Tutto è cominciato perché Sacher si era fermato in quella stradina di campagna”, ha precisato una delle due, “e ha cominciato a toccarci le gambe e il seno. Era come stare in un video games Grand Theft auto, quello in cui il protagonista è un criminale e fa quello che vuole. Abbiamo preso la sua auto, abbiamo guidato fino a Padova, poi, però, abbiamo deciso di tornare a casa. Abbiamo incontrato due ragazzi, ci siamo confidate con loro e ci hanno convinto a confessare”.
Questa versione, però, col passare dei giorni, ha cominciato a fare acqua. Il medico legale consegna agli inquirenti una relazione che dice: “Mirco Sacher non è morto d’infarto, bensì strangolato. Quelle due ragazzine gli hanno spezzato la trachea: si evidenzia la presenza di tre microfratture alla trachea” Il che significa che la sua morte non può che essere stata intenzionale. E’ vero che Mirco Sacher era stato trovato dagli inquirenti con i pantaloni abbassati, ma poteva essere stata una messa in scena. Dunque, gl’inquirenti, che all’inizio erano orientati verso la tesi del bruto colpito da malore prima di abusare delle sue vittime innocenti, vogliono approfondire il caso e dispongono l’arresto delle due ragazzine in una comunità, a causa della loro minore età.
Gl’inquirenti scavano nella vita dei tre e scoprono che Mirco Sacher, amico della nonna di una delle due, conosceva una delle ragazzine fin da quando era bambina. Scoprono anche che Mirco dal suo conto aveva preso frequentemente somme, non grandi ma molto frequentemente, e che quella stessa mattina i tre erano stati visti in un bar e vicino al bancomat. Insomma, la storia di piccole somme – ogni volta 150 euro – date alle ragazze durava da tempo. I tre, prima della morte dell’uomo, avevano pranzato insieme a casa di lui, poi, prima di andare a Udine, avevano comprato due bottiglie di vino. Le due ragazzine, poi, amavano farsi fotografare in pose sexy e spinte su Facebook, ma non è finita. Sul cellulare di una delle due, un vecchio telefono che lei diceva di aver perso, i carabinieri hanno ritrovato dei messaggini a sfondi sessuale che le due inviavano a Sacher. Un testimone, poi, un uomo maturo, ha accusato una delle due di avergli rubato cento euro dopo essersi appartata con lui in una zona non lontana dal luogo dove è stato ritrovato Mirco Sacher, dopo avergli fatto una proposta sessuale. Insomma, le due ragazzine non sembrano essere così tanto ingenue come volevano far credere, tanto più che c’è una frase di Mirco Sacher che forse è illuminante. Ha detto: “Voi la dovete smettere di mettermi le mani nel portafogli”.
E’ vera la storia del tentativo di violenza raccontata dalle ragazzine? E’ vera quella di due ragazzine che si davano, non solo a Mirco Sacher, per piccole somme? Si tratta di piccole “eroine” che pensavano di vivere in un modo tutto loro, incapaci di distinguere la realtà dalla virtualità? Ai giudici l’accertamento dei fatti e la sentenza, ma una cosa è certa: si è instaurata nelle coscienze, nei comportamenti e nei pensieri di tanti la percezione che si possa ottenere tutto ciò che si vuole e che la stessa vita di una persona non vale più di un attimo, quello della soddisfazione dei propri istinti o dei propri desideri, per cui la gente ammazza per una stupidata, per quattro soldi, e i genitori, la scuola, le persone adulte, le istituzioni si chiamano fuori dall’assunzione delle proprie responsabilità. Ognuno le scarica sugli altri mentre bisognerebbe cominciare ad esercitare le proprie, ciascuno nel suo ambito di competenza.