In fuga per amore di Renato, la giovane saudita è stata arrestata dall’Interpol su denuncia del padre che la voleva dare in sposa a un marito ricco e di nobile stirpe. Ha chiesto asilo politico all’Italia
La storia – quella che riguarda i comuni mortali, non la storia con la S maiuscola – si ripete, solo che ci sono storie che rimangono nell’ombra (magari con strascichi drammatici) e quelle che, per fortuna, arrivano sui giornali e che proprio per questo possono sperare in un esito migliore.
Il fatto è avvenuto nel mese di aprile ma solo in questi giorni ne hanno parlato i giornali. E’ una storia d’amore tra una donna di nome Suad, figlia di un noto avvocato saudita amico e consulente della famiglia reale, e Renato, agronomo di origini pugliesi. I due si conoscono nel 2004 in Svizzera ed è subito amore. Il padre, però, non ne vuol sapere che sua figlia si sposi con un uomo straniero e per giunta con nemmeno una goccia di sangue blu, e si oppone senza lasciare nessuno spiraglio.
Suad e Renato restano in contatto e quattro anni dopo, nel 2008, decidono di sposarsi. La decisione del passo è un avvenimento normale in Occidente, ma in queste condizioni – quelle cioè di una donna che da sola non può per legge saudita decidere nulla – diventa un’odissea.
Mentre si trova al Cairo con la sua famiglia, Suad fugge e prova a sposarsi, ma in realtà il padre viene a sapere della cosa e la fa rapire dai servizi segreti mentre si reca all’ambasciata per chiedere i documenti. Ci aveva già provato un anno prima a Istanbul, ma le era andata male. Per un anno, dunque, Suad rimane segregata in casa a Riyad. Quel matrimonio, per il padre che per lei voleva un marito ricco e di nobile stirpe, non s’ha da fare, “né ora, né mai”, come disse nei Promessi sposi uno dei “bravi” a don Abbondio per ordine di don Rodrigo.
Si sa, però, che quando due si amano non ci sono barriere che tengano, per cui la donna riesce a fuggire e a raggiungere la Puglia, dove l’attende Renato. Siccome si sentono spiati e seguiti, i due chiedono aiuto ai carabinieri, a cui raccontano le loro vicissitudini. In Italia, il matrimonio non costituisce né un reato, né un problema, di conseguenza i due nel 2011 con rito civile diventano marito e moglie.
Due mesi fa Suad e Renato si trovano in un albergo a Forlì. La mattina presto sentono bussare alla porta ma non hanno nemmeno il tempo di rispondere che la porta viene sfondata da alcuni agenti dell’Interpol che, pistole in pugno, arrestano Suad.
Va precisato che Suad ha 33 anni, è nata a Londra (ha anche passaporto britannico) e cresciuta in Arabia Saudita ed è una bellissima donna, “bella come una regina”, secondo le testimonianze di chi l’ha vista. Dopo l’arresto, si scopre che è stato il padre a denunciarla alle autorità saudite con l’accusa di “falso documentale”, reato che in Italia non esiste ma in Arabia Saudita sì. La donna, infatti, fuggendo di casa nel 2009 aveva utilizzato il suo passaporto britannico e quello di un’amica: di qui l’accusa.
L’avvocato italiano, che si occupa di lei su mandato di Renato e Suad, ha denunciato il fatto che l’Interpol si sia occupato di un caso così risibile e dubbio dal punto di vista penale. Comunque, Suad si è fatta quattro giorni di prigione ed ha ricevuto un provvedimento di obbligo di dimora presso la casa del marito. Ecco il parere dell’avvocato di Suad, Simone Trombetti: “Ciò che mi ha più colpito è che il ministero della Giustizia abbia chiesto la convalida della misura dell’obbligo di dimora, anziché gestire diplomaticamente la vicenda, nella quale era palese la volontà persecutoria da parte dell’Arabia”.
Ora la donna è libera e siccome sono trascorsi 40 giorni e non è stata presentata nessuna richiesta di estradizione, la Corte d’Appello di Bologna ha revocato la misura cautelare. Suad è libera, ma vive nel terrore che il padre faccia inoltrare la richiesta di estradizione. Ecco il motivo per cui ha chiesto l’asilo politico, anche perché a dover essere protetti sono in due: lei e il figlio che sta per avere.
Sarà il bambino a far riconciliare il padre con la figlia?