Sparita nel nulla la donna che ebbe un figlio illegittimo da Giuseppe Guerinoni agli inizi degli anni Sessanta. Il bambino fu partorito in un orfanotrofio ora ristrutturato e non ci sono più i documenti per risalire alla sua identità
Alcune settimane fa e anche più recentemente, occupandoci del caso di Yara Gambirasio, abbiamo scritto che la cattura dell’assassino della ragazza sarebbe stata imminente. Ora, purtroppo, dobbiamo dire che quell’indagine dei carabinieri che sembrava portare all’assassino ha incontrato seri ostacoli, al punto che si teme che non si arrivi all’identità dell’uomo che l’ha uccisa.
Ricapitoliamo. Analizzando le tracce di Dna sul corpo di Yara e confrontandole con il Dna di tantissime persone a Brembate di Sopra e dintorni, gl’inquirenti hanno scoperto che quello di un uomo si avvicinava alle tracce trovate sul corpo della ragazza. Ancor più evidenti erano le somiglianze del Dna di due fratelli. Tutti e tre, però, avevano un alibi di ferro: non potevano essere stati loro sia perché erano lontani dal luogo del delitto, sia perché le somiglianze non erano proprio perfette. Il Dna del padre dei due fratelli, Giuseppe Guerinoni, non ha potuto essere esaminato per il semplice fatto che era morto a 61 anni di tumore nel 1999. Gl’inquirenti, però, riuscirono a scoprirlo analizzando la marca da bollo della patente e il francobollo di una cartolina da lui spedita. Si suppose che avesse lui stesso incollato sia la marca da bollo sulla patente, sia il francobollo. Gl’inquirenti indovinarono: il Dna di Giuseppe Guerinoni, seppure non coincidente al 100%, si avvicinava a quello trovato sul corpo di Yara. Gl’inquirenti, dopo essersene accertati riesumando il cadavere di Guerinoni, supposero che l’assassino della ragazza dovesse essere suo figlio, ma siccome ne aveva solo due, ipotizzarono un figlio segreto. Si trattava di trovarlo. Ma come? Dopo qualche tempo si fece avanti un testimone, Vincenzo Bigoni, 75 anni, collega di lavoro (autista di autobus) di Giuseppe Guerinoni, il quale molti anni fa rivelò all’amico che aveva messo incinta una ragazza. Di qui l’invito di Vincenzo Bigoni agli inquirenti: cercate quella donna e scoprirete l’assassino di Yara. Ecco dunque perché mesi fa si pensò che presto l’autore del delitto avrebbe avuto un nome.
I magistrati hanno preso il Dna di tantissima gente sia a Brembate di Sopra che a Chignolo d’Isola, a Gorno e a Clusone, nella speranza di trovare il Dna della madre dell’assassino. Doveva essere una cosa da nulla, invece è emerso un ostacolo enorme, al punto che ora difficilmente si pensa di arrivare a dare un nome all’assassino. Perché? Perché effettivamente una donna partorì a Clusone, nel 1962 o 63, ma poi sparì e di lei non si è saputo più nulla. Il bambino illegittimo fu partorito in un orfanotrofio che è rimasto attivo fino al 1990, poi è stato ristrutturato e trasformato in un luogo di vacanza. Il problema è che i registri degli anni Sessanta non si trovano più, per cui è diventato difficile continuare la ricerca.
Gl’inquirenti, attualmente, stanno facendo un estremo tentativo: stanno interrogando una ottantina di anziani nella speranza che qualcuno ricordi qualcosa sull’identità della donna e del bambino, ma a nessuno sfugge che non sarà facile. Lo stesso Vincenzo Bigoni, il testimone, sa per certo della scappatella di Giuseppe Guerinoni perché fu lui stesso a rivelarglielo, ma non gli disse il nome della donna, né lui ebbe la curiosità di chiederglielo, ed ora che l’amico è morto è impossibile risalire all’identità della donna, a meno che le voci di allora, se qualcuno si ricorda ancora qualcosa, non portino ad una pista concreta. Cosa di cui si dubita molto, perché la donna, se è viva, essendo la madre dell’assassino, si guarderà bene dal rivelarne l’identità. E’ possibile anche che, sempre se è viva, non sappia chi è e come si chiama suo figlio, magari perché è stato a suo tempo dato in adozione e dunque ha un’altra identità. L’assassino, evidentemente, non ha nessuna intenzione di rivelare la sua identità e di confessare il delitto.
E allora? Allora al di là dell’esistenza in vita della madre l’assassino c’è e vive nelle vicinanze ma non si riesce ad identificarlo o, almeno, quelle speranze che c’erano una volta ora si sono volatilizzate. Ci vorrebbe solo un colpo di fortuna o di… memoria da parte di qualcuno.