Gelmini invita il governo a fare scelte subito, Fassina condivide le misure, il problema è trovare le coperture, che è un compito di tutto il governo
Letta temeva per la stabilità del governo in caso di rifiuto da parte della Consulta di riconoscere il legittimo impedimento: la sentenza, sfavorevole a Berlusconi, c’è stata ma da parte del leader Pdl non è partita nessuna bordata contro il governo. Ha dichiarato che le sue vicende personali non hanno nulla a che vedere con la tenuta del governo, che va sostenuto per il bene del Paese. Di quest’atteggiamento “serio e responsabile” Letta stessa ha dato atto al capo del Pdl.
Archiviato questo passaggio, il governo si è visto strattonare sia dai sindacati, che lo accusano di rinviare le decisioni, sia da parte di autorevoli commentatori come il politologo di sinistra Luca Ricolfi, che su La Stampa parla di “rinvio al futuro di tutte le scelte cruciali, quelle difficili e quelle che possono creare conflitti”. Ricolfi imputa al governo Letta, in particolare, la difficoltà a compiere “scelte che da almeno vent’anni vengono rimandate” mentre sono da compiere subito visto che si tratta di un governo di coalizione che potrebbe fare quello che un governo di una sola parte normalmente non fa per una serie di interessi che lo impediscono.
In seno al governo, tuttavia, esistono due atteggiamenti di fronte alla crisi e alla necessità di farvi fronte con provvedimenti adeguati. Da una parte Alfano, che richiama i partners a dire parole più chiare e decise sull’eliminazione dell’Imu sulla prima casa e sullo stop all’aumento dell’Iva dal 21 al 22% (il primo luglio scatta l’aumento automatico se non s’interviene con un decreto), nonché sulla detassazione per i nuovi assunti a tempo indeterminato, dall’altra Fassina (vice ministro dell’Economia) che in sostanza dice: d’accordo sulle misure, ma il problema è trovare le coperture per i mancati introiti, discorso che riguarda anche Alfano in quanto vice presidente del Consiglio che se non vuole assumere atteggiamenti da partito di opposizione deve concorrere a trovare le soluzioni.
Ecco le due posizioni. Cominciamo dall’allarme lanciato da Mariastella Gelmini, vice presidente del gruppo Pdl alla Camera ed ex ministro dell’Istruzione: “Sì, siamo preoccupati. Gli annunci, i rinvii, il dire che ‘si farà’ non bastano più. Serve un cambio di marcia. Su casa, fisco, occupazione giovanile è l’ora dei provvedimenti certi e immediati. Imu e Iva non sono nostre bandierine da sventolare, sono il segnale concreto che non si tolgono soldi dalle tasche dei cittadini ma semmai si dà qualcosa a famiglie stremate dalla crisi (…) Il governo non può parlare con la voce di Zanonato e di Saccomanni su questi temi dicendo che ‘è difficile trovare le coperture’. Risolvere l’emergenza economica, ben prima di occuparsi di riforme, è il compito per il quale questo governo di larghe intese è nato, altrimenti non si vede perché avremmo dovuto sostenerlo”. Posizione, quella della Gelmini, chiara e ferma, come chiara e ferma è la risposta di Stefano Fassina: “Il governo non ha fatto solo annunci. Sono stati fatti almeno tre decreti con contenuti importanti: è stata rifinanziata la cassa integrazione in deroga, sbloccati 40 miliardi di debiti della Pubblica Amministrazione, rifinanziate e potenziate le agevolazioni fiscali per le ecoristrutturazioni. Oggi la misura più importante è evitare l’aumento dell’Iva. Credo che un rinvio sia inevitabile. La strada più probabile è quella di un rinvio per arrivare alla cancellazione in autunno attraverso la legge di stabilità”. Dunque, sui contenuti non c’è disaccordo, semmai si tratta di tempi in base alle coperture. Ecco la stoccata di Fassina: “L’obiettivo di non aumentare la tassazione è condiviso. Il vice presidente Alfano deve ricordarsi che lui è il governo, e oltre a fissare degli obiettivi ha anche la responsabilità di trovare le soluzioni”. Infine, la risposta alle minacce di crisi di governo, più verbali e propagandistiche che altro: “Chi gioca con i ricatti ne risponderà al Paese. E l’evoluzione del quadro parlamentare sottolineato nei giorni scorsi da Bersani ed Epifani è reale”. Insomma, dice Fassina, chi non si sente di appoggiare il governo, può sempre votare la sfiducia, nel qual caso non necessariamente si deve andare al voto, possono crearsi anche maggioranze diverse (allusione al gruppo dei grillini dissidenti che comunque non sono sufficienti numericamente, ndr).
Il governo aveva promesso un piano contro la disoccupazione giovanile prima della riunione del Consiglio europeo della fine di giugno. Il piano ha subìto un lieve ritardo, ma sarà approvato, almeno con un primo pacchetto, mercoledì 26. Esso conterrà sicuramente misure che prevedono l’apporto di risorse comunitarie (500 milioni spettanti all’Italia dal fondo per l’occupazione giovanile), gli sgravi per nuove assunzioni degli under 30 (il ministro Giovannini sta pensando anche ad “altre categorie”), la decontribuzione per le aree più svantaggiate, la possibilità di estendere questa misura al resto del Paese in base alle risorse disponibili. Un’altra misura potrebbe essere quella che riguarda la maggiore flessibilità contrattuale, specie per le assunzioni temporanee. Infine, il piano potrebbe contenere “una serie di interventi di politica sociale orientata a chi è in difficoltà, in condizione di povertà assoluta”. Queste ultime misure le abbiamo messo il condizionale perché il giornale verrà stampato prima dell’approvazione del piano nel consiglio dei ministri (cdm) di mercoledì 26.