L’obiettivo del provvedimento è di liberare seimila detenuti condannati per reati minori e di crearne altri 10 mila nuovi posti nei prossimi tre anni
In Italia la popolazione carceraria ammonta a quasi 70 mila persone, di cui più di un terzo stranieri, in maggioranza in attesa di giudizio, cioè che hanno commesso reati per i quali è prevista una carcerazione preventiva abbastanza lunga, senza che il tribunale abbia ancora emessa la sentenza definitiva. La capacità totale delle carceri italiane è di circa 45 mila posti. Siccome i carcerati sono circa 70 mila, si capisce come vivere in un carcere sovraffollato è una pena nella pena. Da decenni esiste il problema, ma nessuno lo ha risolto. Nel 2006 fu approvato l’indulto, in seguito al quale sono stati condonati tre anni. In pratica, le carceri si sono svuotate, ma solo per un periodo breve, trascorso il quale si sono man mano riempite anche con una parte di quelli usciti, fino, appunto, alla situazione di adesso.
Il consiglio dei ministri (cdm) ha approvato la settimana scorsa un decreto legge che si propone di far uscire seimila detenuti per reati non gravi e di creare entro il 2016 diecimila nuovi posti. La decisione è imposta dall’unione europea, per meglio dire dalla Corte europea dei diritti umani, che ha fissato la data del maggio 2014 come scadenza ultima entro la quale l’Italia deve assicurare condizioni dignitose ai detenuti se non vuole incorrere in sanzioni pesanti. L’urgenza del decreto si spiega in questo modo.
La ministra della giustizia, Anna Maria Cancellieri, al termine dell’approvazione del decreto, ha detto: “Serve un cambio culturale per alleggerire il sovraffollamento carcerario”. Le ha fatto eco il presidente del Consiglio, Enrico Letta, che ha precisato: “Questo decreto è una risposta di dignità del Paese. L’emergenza carceraria, se non affrontata, avrebbe portato gli osservatori internazionali a puntare il dito contro l’Italia”. L’Associazione nazionale funzionari di polizia è di parere opposto. “Questo provvedimento”, ha detto Enzo Marco Letizia, “avrà costi serissimi per la sicurezza”.
Vediamo in dettaglio quali sono i punti fondamentali del decreto. Abbiamo già parlato di seimila detenuti che usciranno e di 10 mila nuovi posti che saranno creati entro il 2016. Il piano carceri sarà finanziato con 400 milioni e prevede l’ampliamento della possibilità di concedere permessi premio e detenzione domiciliare ai detenuti recidivi e punta sui lavori socialmente utili, che possono essere chiesti dal giudice al momento della condanna come misura alternativa al carcere e sono applicabili a tutti, ad eccezione degli stalker, di chi ha commesso reati gravi come l’associazione mafiosa o il maltrattamento su minori. L’altro punto è la sospensione della pena: se questa non è superiore ai due anni quando la sentenza è diventata definitiva, il pm può bloccare la carcerazione e concedere una misura alternativa che sarà a scelta del tribunale di sorveglianza.
In ultima analisi, si prospetta il varo di una nuova amnistia come strumento più efficace di sfoltire le prigioni.