‘Dopato per un’ape’. Coni archivia
FIRENZE – I dubbi, si sa, hanno la brutta abitudine di ronzarti attorno come le api. E il sorriso perenne di Fabio Cannavaro questa volta e’ un misto di rabbia e ironia, sogni a occhi aperti e incubi. ”Un’ape mi punge, il braccio mi si gonfia, faccio l’iniezione per evitare danni seri, chiedo l’esenzione e quaranta giorni dopo mi ritrovo un’altra volta sui giornali come un dopato: sogno o e’ tutto vero? – grida il capitano dell’Italia dal ritiro azzurro, dove e’ tornato dopo aver scontato la sua squalifica – Altro che amarezza, mi girano davvero i coglioni: la mia e’ una carriera esemplare, spero che questo sospetto non mi insegua anche in futuro”. L’altra volta era il precedente del 2005, quando spunto’ fuori il filmato con la flebo praticata ai tempi Parma. ”Quella volta feci io una cazzata a farmi riprendere con la telecamera – ammette Cannavaro, assai esplicito nell’esprimere la sua ira, un’ora prima che il Tribunale antidoping archivi definitivamente il nuovo caso – Ma quella sostanza non era doping e non lo e’ tuttora. Stavolta c’e’ la cazzata Juve, e io mi sono arrabbiato. Certo, anche il Coni quando ha visto che non arrivava il nostro certificato, poteva alzare il telefono e chiedere. Ma i fatti erano chiari a tutti: e qualcuno, giornale o televisione, ha davvero esagerato”.
C’e’ un’altra coincidenza col precedente di quattro anni fa: anche nel 2005 Cannavaro era alla Juve: ”E anche allora – spiega l’interessato – mi venne il dubbio che tutto quel baccano fosse spuntato perche’ vesto il bianconero. Anche questa storia di noi calciatori privilegiati: ci siamo sentiti con Torri, potevo andare io a Roma ma abbiamo deciso insieme che venisse lui a Torino. Altro che doping – chiude Cannavaro – Sono cresciuto nel rispetto delle regole, la mia carriera e’ stato tutt’altro e cosi’ sono arrivato a 37 anni. Ci mancherebbe che qualcuno non mi credesse: io ho la coscienza a posto e questo sospetto non me lo voglio portar dietro. Penso all’estero, ha girato la mia immagine abbinata al doping”. Il futuro non e’ fatto di sospetti, ma di traguardi, assicura il capitano azzurro. ”Guardare Irlanda-Italia da casa mi ha fatto soffrire, avrei voluto esserci – racconta – L’Italia ha giocato una gran partita, secondo me non abbiamo sofferto. Rivincere il Mondiale? Sarebbe un miracolo. Ma se ci riusciamo, prometto che mi tolgo di mezzo. Se volete liberarvi di me, l’unico modo e’ vedermi rialzare quella Coppa. Altrimenti a smettere davvero non ci penso, neanche per fare il dirigente Juve. Lippi e’ diverso, lui puo’ ricoprire qualsiasi ruolo”. Per tentare il bis miracoloso, il ct le sta studiando tutte (”andare a preparare il Mondiale in altitudine gia’ in Italia e’ un’idea per evitare le difficolta’ incontrate in Confederations: meglio non lasciare nulla al caso”), e quanto agli scandali, Cannavaro dice alt: ”Sarebbe riduttivo dire che nel 2006 vincemmo per Calciopoli, e non abbiamo certo bisogno di altri scandali”. Per qualcuno lo e’ non aprire a Cassano.
”Qui le porte sono sempre state aperte a tutti, il gruppo non puo’ avere preclusioni: anche perche’ sceglie Lippi, punto e basta”. Per questo Cannavaro ha rassicurato Amauri, e oggi lo ‘sponsorizza’ come arrivo last minute. ”Quando Gattuso disse che non poteva snobbare l’Italia, parlai ad Amauri: gli dissi che avevamo accolto Camoranesi e lui ci aveva aiutato a vincere, e allo stesso modo avremmo accolto lui. Di arrivi last minute ce ne sono stati in passato, penso a Cassano con Donadoni a Euro 2008. Amauri e’ un grande attaccante, dipende solo da lui”. Un brasiliano per battere il tabu’ Brasile, insomma. ”Come la Spagna, e’ un gradino sopra. In piu’ loro sono gli unici che possono insegnarci qualcosa – ammette Cannavaro – Pero’ non abbiamo un complesso Selecao, le due sconfitte del 2006 sono state particolari, noi non eravamo l’Italia vera. L’Argentina invece soffre, ma che bella l’esultanza di Maradona sull’erba…Dietro spagnoli e brasiliani, attenti, ci siamo noi”. Insomma, che idea si e’ fatto Cannavaro…”No – interrompe tornando a scherzare anche sulle sue disavventure – io non mi sono fatto: punto e basta”. E va via maledicendo col sorriso l’ape maia.