Un sito britannico in un sondaggio on line ha accertato che gl’inglesi fissano a quest’età il passaggio reale dalla dipendenza all’autonomia
Da quando un sito britannico che si occupa di famiglia, “Netmums” si è posto la domanda a quale età, mentalmente parlando, si passa dalla fase adolescenziale a quella genitoriale, cioè quando ci si scopre di somigliare ai nostri genitori, per gl’inglesi il numero magico è diventato il 32. E’ questa, infatti, l’età in cui si abbandona lo spirito di dipendenza e di ribellione e si diventa come i genitori.
Il bisogno di dividere le varie età della vita di un uomo è molto antica. Si va dalla descrizione fisica per immagine (il famoso enigma che la sfinge poneva all’ingresso di Tebe “Chi, avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, tripede e bipede?”) a quella mentale, psicologica e politica allo stesso tempo (“si nasce incendiari e si muore pompieri”), per finire a quella puramente biologica (infanzia, adolescenza, gioventù, maturità, vecchiaia), che negli ultimi decenni, a causa dell’allungamento della vita e dello stato di salute degli individui, si è ulteriormente precisata e spezzettata spingendo sempre più in avanti l’inizio dell’anzianità e della vecchiaia.
La divisione che ha interessato il sito britannico, come detto, indica il passaggio dalla dipendenza all’autonomia, pur con tutte le dovute precauzioni e sottigliezze che vigono in questo campo. Ma la questione non è stata puramente speculativa. Come si usa in casi del genere, si è subito proceduto a un sondaggio on line. Ovviamente, trattandosi anche di un gioco, le risposte sono state parecchie, tanto che si è potuto pervenire ad una specie di identikit di cosa ha determinato il passaggio. Molti hanno messo l’accento sulla carriera, cioè la fase dell’abbandono della fase di dipendenza si è sentita quando è stata presa la decisione riguardante cosa fare da grandi. Dunque, il lavoro, la sua stabilità e la carriera nella propria professione. Altri hanno collocato il passaggio allorché hanno deciso di comprare una casa, quindi quando hanno acceso un mutuo e messo radici, esattamente come era accaduto ai genitori. Altri ancora quando si sono sposati e sono diventati genitori. Quest’ultima occasione riguarda la maggioranza degli intervistati. Infatti, è quando uno passa da figlio a padre (o da figlia a madre) che si nota l’appartenenza ad un nuovo mondo. Le cose si vedono da un’angolatura differente.
E’ evidente che non tutti siamo fatti allo stesso modo, dunque le risposte sono diverse. C’è chi ha notato che si trasformavano nei propri genitori a 30 anni, quando hanno scoperto di assumere atteggiamenti che solo qualche anno prima li aveva fatti trasecolare. Gl’indicatori spia del passaggio sono state le discussioni sui presentatori delle trasmissioni per bambini invece che sulle rockstar; l’aver notato che la madre o il padre usavano un certo tono e certe parole quando parlavano con i loro bebé; l’essere passati dall’osservazione silenziosa del paesaggio all’indicazione (nel senso di indicare con il dito) di alberi, animali, cose come se si volesse insegnare ai bambini. L’età varia, ma di poco. Alcuni la collocano attorno ai 25 anni, altri ai trenta, la maggioranza ai trentadue, appunto, che è anche l’età in cui la bellezza di un uomo o di una donna raggiunge l’apice della floridezza.
La differenza di età gioca brutti scherzi: da adolescenti si rimprovera chi ha venti anni di più (non parliamo di quaranta e oltre) di essere vecchi e poi, raggiunta quella stessa età, ci si ricorda di quei pensieri con un misto di sufficienza e anche di preoccupazione. E’ la vita, succede a tutti, anche se non si vuole riconoscerlo. Chi da bambino e da adolescente ha avuto problemi coi genitori e di costoro ha criticato idee e comportamenti, finisce poi per essere esattamente come loro. Non si sfugge a queste leggi psico-biologiche, tanto che il giudizio più, come dire, lapidario è quello di una scritta che si trova in genere nei cimiteri: “Eravamo come voi, sarete come noi”. Laddove si compenetra l’aspetto psicologico con quello fisico.