Con il decreto attuativo di venerdì scorso il consiglio dei ministri ha completato l’iter della riforma Brunetta, conosciuta meglio come “legge contro i fannulloni” della pubblica amministrazione.
La riforma, come si ricorderà, fu approvata il 25 febbraio del 2009; si trattava di una legge-delega che, come dice il nome, doveva essere seguita da un decreto legislativo di attuazione. Ora l’iter è concluso e la legge entra in vigore.
Quali sono i punti qualificanti del provvedimento? In realtà, la legge prevede norme che nei Paesi più avanzati sono comportamenti comuni e accettati come normali, ma che in Italia, evidentemente, sono ancora un traguardo.
La prima norma è che se un dipendente timbra il cartellino e poi se ne va – come è successo non di rado – oppure se lo fa timbrare da un altro, è passibile di licenziamento. All’estero, oltre al licenziamento è previsto anche il rimborso di quanto non dovuto o ricevuto con inganno, ma in un Paese come il nostro, in cui questi comportamenti riprovevoli non solo non venivano sanzionati, ma facevano parte di un’abitudine tollerata, il licenziamento, se verrà attuato, sarà una vera rivoluzione, specie dove finora è stata in vigore l’illicenziabilità, anche in flagranza di reato, come è successo tempo fa con i facchini sorpresi a rubare negli aeroporti e reintegrati nel posto di lavoro per decisione del giudice.
La seconda causa di licenziamento è il certificato medico falso, anche questa un’abitudine diffusa e difesa da sindacati e tribunali con cavilli giuridici degni di un azzeccagarbugli. D’ora in poi non sarà solo licenziato il beneficiario del certificato falso, ma anche il medico, che rischia di essere radiato dall’ordine dei medici e, se dipendente dal servizio sanitario nazionale, licenziato a sua volta.
Gli altri casi in cui si rischia il licenziamento è quando c’è ripetizione di assenze ingiustificate o anche quando si rifiuta il trasferimento (la mobilità con questa riforma diventa obbligatoria per motivi inerenti il servizio).
Il licenziamento è previsto anche quando si presentano documenti falsi o false dichiarazioni per l’assunzione o per la progressione della carriera o in caso di reiterate condotte aggressive, moleste o offensive nei confronti di colleghi e interlocutori sul luogo di lavoro. Infine, il licenziamento è previsto in seguito a condanna contro la pubblica amministrazione, ad altri reati gravi e a insufficiente rendimento.
A determinare lo stipendio concorrono, per una percentuale, i cosiddetti incentivi. Ebbene, solo un quarto dei dipendenti per ogni singola amministrazione potrà beneficiare dei premi nella misura massima prevista. Non più della metà potrà accedervi nella misura del 50%. Agli altri, a coloro cioè che non s’impegnano, non verrà corrisposto nulla. Finora, invece, gli incentivi venivano distribuiti a tutti, senza alcuna valutazione del merito.
È stata anche istituita una Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità. Questa Commissione emana le linee guida per adottare i modelli di valutazione sulla base dei requisiti minimi e stabilisce gli organismi indipendenti di valutazione e di controllo.
In ogni caso, responsabili della valutazione, attraverso i sistemi certificati e gli indicatori di efficienza predisposti dall’Organismo indipendente, sono i dirigenti stessi, i quali avranno piena autonomia – nel rispetto dei contratti e del quadro normativo vigente – nello svolgimento dei compiti istituzionali e nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Essi sono responsabili anche dell’efficienza del proprio ufficio e, in caso di risultati insufficienti, subiranno la decurtazione della parte variabile dello stipendio.
“I dirigenti”, ha dichiarato il ministro Brunetta, “con tutte le garanzie potranno spostare ad altro settore un dipendente che risulta più utile altrove. Prima non si poteva fare senza il consenso del lavoratore. Adesso sì.
I dirigenti saranno responsabilizzati, a loro spetterà decidere premi e punizioni e saranno a loro volta controllati e valutati.
Essi dovranno fare sei mesi di stage all’estero per capire il mondo, dovranno controllare le presenze, le assenze, la produttività. Con il bastone la carota: il dirigente per primo perderà il salario di risultato se non farà marciare l’ufficio”.
La riforma è stata approvata dopo quindici mesi da quando il ministro ne ha annunciato la presentazione, il 12 maggio del 2008, è una buona cosa, ma solo il tempo dirà se le intenzioni saranno seguite dai risultati.
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