Una scoperta anche italiana, pubblicata su Nature, mette in discussione l’esistenza della materia oscura, che secondo le teorie costituirebbe il 90% della materia dell’universo, e le conoscenze finora acquisite sulla formazione delle galassie.
Lo studio, che apre nuovi scenari sulla conoscenza dell’universo e sulla sua evoluzione, si deve ad un gruppo di astrofisici europei al quale l’Italia partecipa con Paolo Salucci della Sissa di Trieste.
Attraverso l’osservazione di diversi tipi di galassie, con telescopi (in Usa e Cile) e radiotelescopi (in Olanda e Australia), i ricercatori hanno scoperto che la materia oscura e la materia ordinaria (stelle e gas di idrogeno) sono distribuite nelle galassie, di ogni tipo e grandezza, in modo molto più complesso di quanto finora si supponeva e sono intimamente collegate, a differenza di quanto predetto dalle attuali teorie.
Dalla ricerca è emerso che le due componenti dell’universo non solo si conoscono, ma sono addirittura molto “intime e sembra che abbiano interagito in un modo che attualmente non sappiamo spiegarci”, osserva Salucci. La particolarità scoperta dagli astrofisici, prosegue Salucci è “nell’interazione complessa, difficilmente spiegabile dalle leggi della fisica fondamentale: la densità superficiale della materia luminosa all’interno di una zona caratteristica della materia oscura é la stessa in tutte le galassie, indipendentemente dalla loro grandezza e morfologia.
Questo ci conduce a due ipotesi conclusive: o quello che noi identifichiamo per materia oscura non esiste, ed é semplicemente l’effetto di una nuova legge di gravità che agisce sulla materia ordinaria, oppure la materia oscura é veramente formata da una nuova particella elementare, ma vi é un processo fisico nella formazione delle galassie che ci sfugge”.
La scoperta, rilevano gli esperti, non si accorda, infatti, con la teoria che spiega la materia oscura, cosiddetta “teoria della materia oscura fredda”, secondo la quale la materia oscura gioca un ruolo determinante nella formazione stessa delle galassie nelle quali alla fine del processo di formazione le due componenti sono disaccoppiate.
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