Hassan Rohani libera undici dissidenti arrestati in occasione delle manifestazioni dell’”onda verde” e dichiara “mai la bomba atomica”
All’indomani della proposta russa di mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche di Assad in vista della loro successiva distruzione – comunque la Russia sostiene che ad aver usato i gas sono stati i ribelli e vi sarebbero delle prove – molti commentatori hanno notato che l’Iran ha avuto una parte importante nel convincere Assad a fare il passo richiesto. L’ha notato anche la Casa Bianca quando Obama ha detto che perfino gli amici avevano preso le distanze dall’alleato. Si è detto che l’Iran è molto sensibile sul tema delle armi chimiche per averle sperimentate sulla pelle dei suoi cittadini quando Saddam Hussein le adoperò nella guerra tra l’Iraq e l’Iran.
Ebbene, la pressione dell’Iran su Assad e sull’accettazione da parte di quest’ultimo della proposta russa ha le caratteristiche di una vera e propria svolta. Sia ben chiaro, l’Iran è sempre alleato di Assad contro il comune nemico sunnita e contro i terroristi di Al Qaeda e sostiene la politica russa sul Medio Oriente, sul cui scacchiere è recentemente, dopo vari anni, rientrata in gioco, ma nei rapporti con l’Occidente e in particolare con gli Usa i cambiamenti, con l’elezione a presidente di Hassan Rohani, si stanno diffondendo così in profondità che fino ad un anno fa nessuno vi avrebbe scommesso un soldo bucato.
Del bando delle armi chimiche di Assad abbiamo già detto. La vera svolta è nel contenzioso sulle armi nucleari. Finora sia l’Onu che soprattutto Israele e gli Usa erano stati in allarme perché l’Iran di Ahmadinedjad marciava a passi forzati verso la costruzione della bomba atomica, al punto che l’anno scorso di questi tempi erano state diffuse notizie secondo cui era ad un passo dalla costruzione della bomba. Anzi, addirittura era stato indicato il mese di giugno come la scadenza oltre la quale non sarebbe stato più possibile bloccare l’arma nucleare. C’era stato un patto segreto tra Obama e Netanhyahu: Israele se ne sarebbe stato buono e calmo a causa delle elezioni presidenziali, ma in cambio avrebbe ottenuto il sostegno militare da parte di Obama rieletto in caso di attacco all’Iran, fissando nel mese di giugno 2013 il termine ultimo per regolare i conti.
Come si sa, giugno è passato e non c’è stato ancora nessun attacco, probabilmente perché la partita si è allargata con la guerra civile in Siria. Va detto che la situazione si è nel frattempo aggravata ed ognuno dei soggetti in causa ha avuto paura che una scintilla avrebbe potuto far esplodere tutto il Medio Oriente e oltre. Obama è sempre stato restio ad usare la forza, anche contro Assad. Ha alzato la voce solo perché costretto ad intervenire in seguito alla strage di 1400 civili siriani uccisi dal gas sarin (lasciamo stare adesso se lo ha usato Assad o i ribelli). Se Israele avesse attaccato l’Iran, ci sarebbe stato un effetto domino incontrollabile. Ecco allora che a sdrammatizzare è intervenuta la Russia con la proposta che conosciamo, ma è intervenuto anche l’Iran con l’atteggiamento che stiamo per illustrare.
Il nuovo atteggiamento dell’Iran, in realtà, non riguarda solo un aspetto della complessa questione dei rapporti con l’Occidente, ma tanti aspetti, al punto che si può parlare di svolta. Innanzitutto la questione delle armi nucleari. Hassan Rohani ha detto: “L’Iran non avrà mai la bomba atomica”, “in nessuna circostanza” svilupperà la tecnologia che serve per produrla, “tutto è sul tavolo del negoziato atomico”. Sono dichiarazioni impegnative. Si dirà che nemmeno l’ex presidente Ahmadinedjad aveva mai parlato ufficialmente di bomba atomica, ma il fatto è che faceva di tutto per arrivarvi. Rohani, invece, è molto deciso nelle sue affermazioni. Sicuramente approfondirà il tema in occasione dell’imminente Assemblea Generale dell’Onu, ma gli osservatori hanno notato non una ma una serie di aperture che stanno ad indicare un clima diverso, complice, magari, la crisi economica.
Ci sono stati gli auguri agli ebrei iraniani in occasione della festa ebraica del Rosh Hashanah, c’è stata la non negazione dell’Olocausto (cosa mai successa in passato, quando l’ex presidente si augurava un nuovo Olocausto), c’è stata la liberazione di Nasrin Sotoudeh, che aveva difeso i diritti umani in occasione delle proteste popolari di due anni fa, e di altri undici protagonisti dell’”onda verde”, c’è stato l’attivismo dell’Iran affinché gli arsenali chimici di Assad non finissero nelle mani dei terroristi e dei ribelli, c’è stato l’intervento dell’Iran per impedire il massacro dei ribelli ad Ansari, la cittadina a sud di Aleppo, dove i governativi avevano circondato i ribelli e li avrebbero massacrati senza l’intervento dell’Iran sollecitato dall’inviato dell’Onu Brahimi. Non è poco, è il disgelo con gli Usa, almeno così viene indicata la svolta, che verrà confermata al Palazzo di vetro. E’ possibile che l’attivismo iraniano sia stato determinato dalla necessità di evitare l’attacco Usa a Damasco e sicuramente il concomitante attacco di Israele a Teheran, quindi è possibile che si tratti di un atteggiamento tattico e difensivo, ma il clima è diverso ed ha prodotto già un risultato straordinario: ha allontanato la guerra ed ha inaugurato la fase del dialogo e della distensione, con incontri diretti con Obama seppure nell’ambito dell’Onu.
Quanto vera e quanto convinta essa sia, avremo modo di capirlo ben presto.