Durante questi giorni concitati, sono diverse le persone che si sono messe in atto per salvare gli uomini, le donne e i bambini coinvolti nella tragedia di Lampedusa. Negli occhi dei soccorritori sono ancora vive le scene drammatiche a cui hanno dovuto assistere, ma c’è chi purtroppo è costretto ad assistere svariate volte a questi avvenimenti Abbiamo contattato Marco, un militare della Guardia Costiera Italiana che spesso si trova coinvolto in episodi di questo genere e ci ha raccontato in cosa consiste il suo lavoro di soccorso e soprattutto quello che a vissuto durante questa nuova tragedia di Lampedusa
Marco ci spieghi il tuo ruolo nella situazione di Lampedusa?
Sono un militare della Guardia Costiera Italiana impiegato nelle attività connesse con la ricerca e il soccorso in mare, nonché con i fenomeni di immigrazione clandestina.
In cosa consistono i vostri interventi in queste occasioni, quali e quante forze dell’ordine sono impiegate e come avvengono le collaborazioni tra le parti interessate?
Gli interventi che la Guardia Costiera in queste occasioni è chiamata a svolgere sono principalmente quelli del S.A.R. (Search and Rescue), cioè Ricerca e Soccorso. I Comandi di Porto (Capitanerie di Porto, Uffici Circondariali Marittimi e Delegazioni di Spiaggia) sono individuati come Unità Costiere di Guardia (U.C.G.). Queste ultime dispongono l’intervento dei mezzi aeronavali di soccorso dislocati nella propria giurisdizione e ne mantengono il controllo operativo, salvo che il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo, l’I.M.R.C.C., disponga diversamente.
Per quanto riguarda la collaborazioni tra le parti, immaginiamo di essere una squadra di calcio dove tutti i giocatori perseguono il fine di vincere la partita ma ognuno di essi ha un compito diverso. Nello specifico la Guardia di Finanza, i Carabinieri e la Polizia di Stato si occupano prevalentemente di ordine pubblico, cioè quando un barcone arriva o viene portato a terra loro si occupano di perquisire, identificare e schedare gli immigrati. Mentre la Marina Militare con le sue navi si presta a dare soccorso nelle acque internazionali. Per quanto riguarda la Croce Rossa, si occupa di aiuti medici, psicologici ed umanitari.
Quali sono le difficoltà maggiori in generale e nello specifico in questa occasione?
Le maggiori difficoltà sono quelle di intercettare i barconi ancor prima che arrivino sulla terra ferma per fornire un supporto al barcone stesso. Immaginiamo il barcone di clandestini come un puntino in mezzo alla maestosità del Canale di Sicilia. Questo esempio può far capire quanto difficile possa essere il nostro lavoro.
Alcuni barconi essendo molto piccoli si nascondo facilmente ai sistemi radar dei mezzi di ricerca e nelle giornate di mare molto agitato con onde alte diversi metri le piccole imbarcazioni possono essere confuse come onde del mare. In questa occasione nello specifico non ci sono state difficoltà di ricerca, in quanto il barcone era a poche centinaia di metri dall’isola di Lampedusa; volevano segnalare la loro posizione incendiando una coperta, sperando che qualcuno li aiutasse a scendere da quel barcone.
Ci puoi raccontare a quali scene hai dovuto assistere?
In questi anni ho assistito a diverse scene strazianti, ma quello che ho visto in questi giorni resterà sempre nei miei ricordi. Intere famiglie sterminate, genitori che hanno perso figli, neonati rimasti orfani. Credo che queste poche parole possano riassumere ciò che gli occhi dei soccorritori hanno visto.
A tuo parere, cosa necessita per migliorare questa situazione?
Secondo la mia esperienza, servirebbero più fondi e più mezzi anche da altri Paesi facenti parte della Comunità Europea. A tal proposito la Frontex, cioè l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea, i cui compiti riguardano le frontiere esterne degli stati dell’Unione europea e in particolare degli stati che hanno aderito agli accordi di Schengen, dovrebbe attuare ciò che è previsto nei propri compiti principali.
- Coordinare la cooperazione attiva fra gli stati membri in materia di gestione e controllo delle frontiere esterne.
- Definire un modello di valutazione comune e integrato dei rischi.
- Assistere gli stati membri nella formazione professionale delle guardie in servizio presso le frontiere esterne.
- Assistere i controlli, i pattugliamenti e la vigilanza delle frontiere esterne.
- Appoggiare gli stati membri in operazioni comuni di rimpatrio dei clandestini.
- Aiutare gli stati membri che si trovino in situazioni che necessitano un’assistenza, operativa o tecnica, di rinforzo nel controllo delle frontiere esterne.
- Mettere a disposizioni gruppi di intervento rapido negli stati membri. Tuttavia, quest’ultimo compito, da attuarsi su precisa richiesta di uno o più stati membri, può essere messo in atto per un periodo limitato e in situazioni eccezionali e urgenti, ad esempio in caso di afflusso in misura massiccia di migranti da Stati extracomunitari.
Quello che è successo la scorsa notte a Lampedusa non è purtroppo un caso isolato, ma per il bilancio delle vittime ha avuto una grandissima eco. Quanti sono i casi che necessitano del vostro intervento?
La Guardia Costiera svolge il compito di Ricerca e Soccorso in mare con mezzi navali ed aerei 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Tutti i giorni ci arrivano chiamate di soccorso anche da parte di clandestini, che muniti di telefono satellitare, contattano il nostro numero per le emergenze in mare “1530”, solo che la maggior parte delle volte le imbarcazioni su cui viaggiano sono sprovviste di sistemi di navigazione, quindi per loro è praticamente impossibile farci sapere dove sono e per noi è molto difficile andare per mare alla scoperta di un’imbarcazione di cui non si conoscono le coordinate.
1 commento
La situazione è tragica e il bello è che se ne parla solo quando i casi sono eclatanti….invece queste cose succedono all’ordine del giorno!!! Ma l’Europa come ha deciso di intervenire alla fine?