L’uomo, accusato di pedofilia, ha adescato una ragazzina dodicenne, Laura, salvata dalla madre, ma con l’identità rubata della ragazza ha scritto un testo agghiacciante
Torna d’attualità il nome di Yara Gambirasio, la ragazzina tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa all’uscita della palestra la sera del 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo, il 26 febbraio, in un campo abbandonato di Chignolo d’Isola, non lontano da una discoteca. Cosa c’è di nuovo? Forse nulla o forse addirittura l’identità dell’assassino. Si tratta di un certo Lorenzo, 50 anni, arrestato e detenuto in carcere in Francia per pedofilia ma qualche tempo prima arrestato in Svizzera e a Busto Arsizio.
Prima di mostrare alcuni fatti che potrebbero essere una coincidenza oppure i segnali che si tratta dell’assassino di Yara, facciamo un passo indietro, all’estate del 2010, quando un certo Laurent, un ragazzo quattordicenne parigino, si mette in comunicazione con Laura, dodicenne che vive in un paese in provincia di Bergamo, a circa 20 km da Brembate di Sopra. Laurent e Laura s’innamorano attraverso Skype e attraverso il telefonico. Ecco quello che Laurent scrive a Laura. “Tata Laura, tu sei la mia vita, non posso aspettarti fino a Natale per vederti, lo capisci? Il nostro amore è troppo grande, non possiamo più vivere lontani! Ho deciso: scappo dalla Francia, scappo dal papà, e vengo lì. Non dire niente a tua madre, mi raccomando! Sarà il nostro segreto”. Laurent dice che sua madre e sua sorella sono morte in un incidente d’auto e che vive con il padre a Bourges, a sud di Parigi. Comunicano via Skype ma è solo Laura ad essere vista, lui dice che non ha la webcam. Dalle poche foto che le manda si vede da lontano, ma senza nitidezza.
Laurent in realtà è Lorenzo, l’uomo arrestato recentemente in Francia con l’accusa di pedofilia, ma allora nessuno sapeva chi era, dall’altra parte non c’era un quattordicenne ma un cinquantenne, appunto Lorenzo. Il racconto della madre di Laura è molto lungo, ma la sostanza è che una notte dell’inverno 2010-2011 sorprende sua figlia a conversare con Laurent e s’insospettisce. Fa delle ricerche e scopre la vera identità di Laurent-Lorenzo, un tempo proprietario di una fabbrica nel Nord Italia, poi fallita, e lo denuncia, mostrando tutte le chat tra lui e sua figlia. I carabinieri di Bergamo non accettano la denuncia dicendo che sua figlia non era stata violentata. Viene aiutata, invece, da un’associazione, B.A.C.A, Motociclisti contro l’abuso sui bambini, con sede a Cremona. L’associazione aiuta la madre di Laura a registrare una conversazione, piena d’insulti da parte di Laurent-Lorenzo, con la quale si presenta ai carabinieri di Cremona per presentare la denuncia, che nel 2012 è stata archiviata.
E’ a questo punto che la vicenda di Laura intercetta quella di Yara Gambirasio. Lorenzo (lo chiameremo sempre col nome italiano, anche perché è nato a Padova e poi è stato adottato), ruba l’identità di Laura e comincia a scrivere frasi a nome della dodicenne, al punto che l’immagine di Laura (carpita da Lorenzo da Skype) esce in televisione con nome, cognome e indirizzo. Laura, dunque, scriveva di Yara, diceva di conoscerla e di sapere chi era il suo assassino. La madre di Laura avverte la polizia postale del furto dell’identità di sua figlia, la polizia promette di interessarsene ma in realtà non lo fa. La madre di Laura allora sapeva che Lorenzo era un pedofilo ma non che fosse stato già arrestato, per cui, di fronte al rifiuto di indagare, si rifugia nel silenzio.
Chi non si ferma è Lorenzo che con l’identità di Laura scrive ancora di Yara: “La nostra era partita come una semplice amicizia. Yara ti amo. Tata Yara mi manchi”. Notate il “Tata Laura” e il “Tata Yara”. Yara, come si sa, uscì di casa per portare al centro sportivo uno stereo alle amiche che non l’aspettavano quella sera. Non potrebbe essere stata adescata da Laura o da un’altra identità ed essere andata per incontrarla? E’ possibile, anche se è tutto da verificare. Ma c’è dell’altro. Lorenzo, con falsa identità, scrive di Yara e intitola lo scritto “Incubo”: “Anche stanotte sei tornata… Ti ho vista… Ti ho sentita. Quel freddo tutto attorno… E c’eri tu. E poi le tue grida, il tuo pianto. L’orrore. E poi… Buio… Solo buio freddo… E silenzio. Come ogni notte è così. Ho paura di dormire, ho paura di sognare. Di rivedere, di rivivere, di sentire ancora tutto questo. Cosa posso fare… cosa devo fare per farti ritrovare la pace, per cancellare tutta la sofferenza che hai dovuto subire… Per far tacere tutto questo gelido silenzio… Sto male”. Lo scritto è semplicemente agghiacciante, sembra l’incubo di un assassino, dell’assassino di Yara.
L’autore del delitto, si sa, è un figlio illegittimo di Giuseppe Guerinone, morto nel 1999, ma non se ne conosce l’identità, malgrado svariate migliaia di Dna. Però il fatto che abbia 50 anni, l’età che ora avrebbe il figlio di Guerinoni, e che Lorenzo sia stato adottato e abbia vissuto in un orfanotrofio, sono coincidenze davvero troppo strane.
Lorenzo è in carcere in Francia, basta fare verifiche e si saprà se è lui l’assassino di Yara o se è un solo pedofilo delirante, accusato di detenzione di immagini pedopornografiche e di adescamento di ragazzine.