Monti, in polemica con 11 senatori che hanno firmato il sostegno alla legge di Stabilità, si dimette ed accusa il duo Casini-Mauro di “campioni di slalom”
11 senatori di Scelta civica (Sc) su 20 – ma 2 degli 11 sono già titubanti – hanno firmato un documento di sostegno alla legge di Stabilità, approvata due giorni prima, ed è successo il botto, con Monti che si dimette – irrevocabilmente, come si saprà il giorno dopo – da presidente di Sc, il movimento da lui fondato, ed è polemica, anche perché le sue dimissioni sono una presa di distanza dalla legge di Stabilità e contemporaneamente dagli scopi per i quali gli 11 lavorano. Le dimissioni di Monti sono andate al di là della loro portata interna al suo partito, sia per la fibrillazione all’interno della maggioranza quando Enrico Letta era a colloquio con Obama, e sia perché anche il vice ministro dell’Economia, Stefano Fassina, ha minacciato a sua volta le dimissioni per “mancanza di collegialità” nelle scelte compiute.
Le dimissioni di Fassina, date in assenza di Letta a Roma, sono già rientrate, ma quello che è importante è che anche Epifani, segretario del Pd, ha dato al vice ministro la sua solidarietà, facendo nascere un caso politico.
Delle implicazioni della presa di posizione di Fassina se ne tratterà in un altro articolo, anche perché non riguarda solo una parte del Pd, ma anche del mondo del lavoro, dei Sindacati, di Confindustria e delle singole categorie di lavoratori. Qui parliamo delle dimissioni di Monti e delle motivazioni che le hanno determinate, che non sono destinate ad essere un fatto marginale, ma potrebbero incidere sul futuro della politica italiana.
Monti, dunque, si è dimesso in polemica con la maggioranza dei senatori di Sc al Senato perché costoro, capeggiati da Casini (Udc) e Mauro (ex Pdl), hanno firmato un documento di sostegno alla legge di Stabilità. Monti, invece, aveva espresso una posizione più critica (“Sono soddisfatto che si siano rispettati i vincoli europei, ma si doveva abbassare di più la pressione fiscale, ora che la fase di emergenza è superata. E si doveva cominciare a diminuire le tasse sul lavoro, poi l’Iva, infine le imposte sulla casa”). Il secondo motivo delle dimissioni di Monti è che il governo finora avrebbe accettato la politica del Pdl (eliminazione dell’Imu sulla prima casa, di fatto impedendo che la legge di Stabilità potesse essere più coraggiosa). Il terzo motivo è che Casini e Mauro vogliono “dissolvere il nostro movimento in un nuovo soggetto moderato, aperto a quanto pare anche al Pdl, senza badare troppo se questo si sia veramente emendato di quelle personalità, di quei valori e di quelle linee politiche che sono molto diverse da quelle su cui si è costituita Scelta civica”. Fermiamoci qui con le motivazioni, anche se ce ne sarebbe una quarta, che Monti riassume così: “Dicendo che avrei proposto a Scelta civica di aderire al Ppe, i nostri ‘capitani di lungo corso’ hanno visto svanire l’alibi decoroso di poter presentare una loro dipartita dai valori di Scelta civica come unico modo per andare nei Popolari”. Quest’ultima affermazione è un giudizio un po’ oscuro per dire che Casini e Mauro sarebbero andati via lo stesso da Sc e l’avrebbero fatto in occasione di un’adesione ipotizzata di Sc ai Liberaldemocratici a Strasburgo.
Con le sue dimissioni Monti ha costretto Sc ad adoperarsi per nominare un altro presidente, facendo venir fuori la rottura che Casini e Mauro stavano già preparando . Le dimissioni sono state accompagnate da giudizi sarcastici su Casini e Mauro, definiti ironicamente “capitani di lungo corso”, “campioni di slalom” in cerca di posti da occupare. Avendo Casini e Mauro appoggiato la legge di Stabilità in maniera acritica, Monti ha detto che “la loro familiarità con le strategie economiche non era finora risultata evidente”, definendoli, in sostanza, incompetenti in economia ed esperti solo nell’arte del “collocamento” in favore loro e dei loro amici.
Le reazioni dei due “travisatori della natura di Scelta civica” sono state di diverso segno. Se Casini parla di “accuse ridicole nei miei confronti”, di “atteggiamento rissoso sull’azione dell’Esecutivo” e rintuzza al mittente di lasciarsi guidare dal “Gps”, Mauro entra direttamente nelle accuse di Monti e dice: “Che senso ha far cadere il governo? Quando avremo un’altra occasione per fare le riforme e cosa c’è di più strutturale della riforma della Costituzione alla quale sta lavorando il ministro Quagliariello? “. In realtà, Monti non ha mai lavorato per far cadere il governo, non si può scambiare la critica con la sfiducia. Quanto al nuovo soggetto politico moderato, aggiunge: “Tutti dobbiamo evolverci verso un soggetto politico più maturo. Dobbiamo essere tanti e non pochi intimi”.
In sostanza, anche se gl’interessati negano, l’operazione politica degli “specialisti dello slalom” è che il duo Casini-Mauro si sta saldando con i “governativi” del Pdl per fare un nuovo centrodestra con una “nuova” dirigenza politica (Casini, Mauro, Alfano, Lupi, Giovanardi e tanti altri) che abbia Berlusconi come “padre nobile” in quanto detentore di milioni di voti, ma senza poteri e avviato all’uscita di scena. Un po’ come la Casa delle libertà del 2001 ma con il leader ridotto a portabandiera. Una nuova (con beneficio di dubbio se si pensa a Casini e ad altri) classe di dirigenti che guarda caso sono tutti ex Dc che dovranno contrapporsi alla nuova classe dirigente del Pd (Renzi, Letta e tanti altri) salvaguardando il bipolarismo.
Se questi sono i progetti, ne vedremo fra non molto i primi segnali, ma una cosa è certa: Monti, bravo economista, uomo serio ma cattivo comunicatore è destinato ad uscire di scena, o comunque ad essere marginale.