Dopo la polemica sullo spionaggio delle conversazioni di Angela Merkel
Usa e Germania si sfidano sul Datagate e sull’economia e volano parole grosse ed accuse reciproche. In realtà, anche se lo scontro è esploso sullo spionaggio delle conversazioni, quello vero è sull’economia. L’altro, il Datagate è un diversivo. Per la cronaca Angela Merkel, saputo che il suo telefonino era spiato dal 2002, ha chiamato direttamente Obama, che l’ha rassicurata sul fatto che “nel presente e nel futuro” non accadrà più, riconoscendo implicitamente che per il passato è avvenuto. La telefonata tra i due è stata rispettosa, ma in privato sono volate parole grosse. Dalla Germania è filtrata la notizia secondo cui spiare è un “reato”, quindi ci sarebbe di mezzo il codice penale. In ogni caso, lo spionaggio è destinato ad essere un fuoco di paglia per il semplice motivo che Obama è stato colto con il dito nella marmellata ma in realtà “così fan tutti”. Anche la Russia ha spiato, anche la Germania lo ha fatto, lo hanno fatto tutti quelli che erano in grado di farlo, magari sarà capitato anche all’Italia, che è tutto dire.
Ma, dicevamo, la sfida è sull’economia. Qui le scintille ci sono state, ha iniziato il Tesoro americano accusando pesantemente la Germania di essere stata causa della mancata ripresa dell’eurozona e soprattutto dell’Europa meridionale. In particolare, il Tesoro americano ha paragonato la Germania alla Cina. Cosa fa la Cina? Esporta e non fa crescere i consumi interni, per cui si crea un avanzo commerciale che non si traduce in una crescita dei consumi interni in modo da creare occupazione e sviluppo anche altrove. Nel caso della Germania, ha scritto il Tesoro americano, c’è stata una spinta sulle esportazioni e un contenimento dei consumi interni. Vendendo i suoi prodotti nei Paesi membri dell’Unione e frenando sui consumi interni, la Germania si è arricchita e gli altri Paesi – soprattutto quelli dell’area mediterranea – hanno boccheggiato.
Se invece, dice il Tesoro americano, avesse stimolato la domanda interna e i consumi dei tedeschi, avrebbe sì ridotto il suo avanzo commerciale, ma avrebbe facilitato la ripresa economica dell’intero continente perché anche gli altri Paesi avrebbero esportato e quindi lavorato ed occupato. Così non è stato, per cui Paesi come la Grecia, l’Italia, la Spagna e il Portogallo hanno girato a vuoto. Questa l’accusa del Tesoro americano, che non è gratuita ma interessata, in quanto con l’intera eurozona in ripresa, anche gli Usa avrebbero avuto da guadagnare in termini di esportazione e quindi di occupazione e ricchezza.
Dalla Germania la risposta non si è fatta attendere e alla rabbia per l’ascolto del telefonino di Merkel si è aggiunto lo sdegno per il tipo di polemica. Il ministro dell’Economia tedesco, Wolfgang Schäuble, ha reagito a muso duro qualificando l’accusa americana di “incomprensibile”: “L’attuale surplus corrente è espressione della forte competitività dell’economia tedesca e della domanda internazionale per i prodotti di alta qualità dalla Germania, e non è fonte di preoccupazione”. Ha però negato che ci sarebbero squilibri ed ha precisato che in Germania la “crescita dei salari è stata robusta”, dunque l’accusa americana sarebbe inconsistente.
In realtà, le accuse americane e le controaccuse tedesche sono polemiche interessate: ognuno difende i propri interessi. Per Obama un’eurozona in crescita significherebbe che gli Usa potrebbero soddisfare la nuova domanda, con vantaggi reciproci. Così non è, tanto è vero che gli Usa sono stati costretti ad indebolire il dollaro per agganciare una maggiore domanda esterna proveniente dall’Europa e dall’Asia che, come abbiamo visto, non è eccezionale. La vera disputa tra Usa e Germania è sull’austerity imposta dalla Germania, mentre gli Usa stanno puntando soprattutto sugli stimoli per creare domanda.
In questo momento, anche perché i Paesi a rischio dell’Ue non hanno fatto le riforme vere e sono in condizione di debolezza (vedasi l’Italia), la Germania ha il coltello dalla parte del manico e fa la sua politica, non volendo – e non si potrebbe darle torto – togliere le castagne dal fuoco a chi vuol far pagare i propri debiti e le proprie debolezze alla Germania stessa, che lavora e produce ricchezza.