Il vuoto in fisica
Lungo il corso dei secoli, il concetto di vuoto è mutato tante volte e fino ad ora c’è poca concordanza sulla sua definizione. Prima di tutto bisogna chiarire che il vuoto non è il nulla, poiché esso non è scevro da spazio-tempo. Infatti, René Descartes aveva provato questo con un ragionamento impeccabile nel caso del vuoto classico, poi anche Einstein differì il vuoto nel caso classico dal nulla perché contiene dello spazio-tempo. Di solito, l’uomo di strada, quando sente parlare di vuoto, pensa istintivamente ad un recipiente da cui è stata evacuata la materia con opportune pompe. Questo è il concetto maggiormente conosciuto di cui noi abbiamo fatto l’esperimento. Un fisico, invece lo definirebbe come spazio delimitato in cui la materia si trova in condizione rarefatta e con una densità inferiore a quella presente alla normale pressione atmosferica. Esso viene anche considerato come una condizione in cui esiste una totale assenza di materia ed energia.
Tutte queste definizioni sono giuste, ma bisogna chiarire che ci sono vari gradi di vuoto; infatti, si parla di “grado di vuoto” e di “pompa a vuoto”. Nel primo caso il vuoto è una parte dello spazio pertinente al solido stesso, ma non necessariamente priva di materia; mentre nel secondo caso il vuoto consiste in un limite termodinamico cui ci avviciniamo al diminuire della pressione. Questo è ciò che noi abbiamo osservato, nel nostro esperimento, una volta che avevamo posto il cellulare dentro la campana di vetro e avevamo evacuato l’aria contenuta all’interno, la pressione e quindi anche la quantità di materia era diminuita all’interno del recipiente. Perciò ogni volta che il cellulare suonava, non si sentiva niente.
Il pieno è l’antitesi del vuoto ed è tecnicamente inottenibile. Cosi come la condizione del vuoto assoluto non è ottenibile in laboratorio e non è mai stata osservata in natura. Per quanto riguarda lo spazio intergalattico, esso consiste di un vuoto “quasi” perfetto, infatti si ritiene che in certe zone intergalattiche vi sia solo un atomo per anno luce cubico e per tanto il vuoto assoluto non esiste in sé e per sé. Infine, possiamo concludere che il vuoto è ciò che determina le proprietà della materia e lo chiamiamo vuoto proprio perché noi siamo delle piccole fluttuazioni che oscillano attorno a questo vuoto consueto.
Il vuoto in Filosofia
Per la scuola pitagorica il vuoto equivale a zero, infatti per i greci il nulla esiste e svolge un ruolo fondamentale nel cosmo, e lo spazio infinito tra gli atomi e lo spazio più privo di corpi. Fa eccezione Aristotele, che non crede nel vuoto e sostiene che non serve a spiegare il movimento. L’horror vacui è la natura per la cui colpa non si riempie lo spazio. Il vuoto causa movimento nel mezzo a velocità infinita. Nel corso della storia ci sono stati vari dibattiti tra vacuisti che credono nell’esistenza del vuoto e i “pienisti” che credono al pieno totale. Pascal mise in atto il metodo sperimentale galileiano. Tra i filosofi tedeschi settecenteschi vanno nominati Leibniz e Kant: il primo sosteneva che tra tutti i mondi che Dio avrebbe potuto creare, il nostro fosse il più perfetto, quindi non possono esserci falle di materia vuota. Kant riteneva che il vuoto non rientrasse nell’analisi razionale. La concezione attuale è il vuoto fisico.
(Manuela Semere, Laura Fernandez, Jonny Rosanò, Carmela Di Nola Riccardo Mallardo, Antonio Rizzo, Maria Di Gregorio, Anna Di Nola e Ilenia Pesce)