Il 25 novembre il presidente russo Vladimir Putin sarà a Roma in udienza privata dal Papa. Trattandosi dell’incontro di due personaggi importanti, al di là di ciò che si diranno, è convinzione generale che gl’interessi di Mosca e di Roma saranno destinati ad incontrarsi: non su temi astratti o di politica spicciola, ma sul piano più generale dei rispettivi ambiti d’influenza.
In Russia, dopo la parentesi invero molto lunga dell’Unione sovietica, il potere politico e quello religioso non sono più in guerra fra di loro, ma l’uno si appoggia all’altro. Kirill, metropolita di Mosca e di tutte le Russie, rappresentante della religione ortodossa, è uscito indenne e anzi più rafforzato dagli anni bui del comunismo. Putin, ex agente del Kgb, si sta collocando nella scia della tradizione russa, di tipo zarista moderno, non autoritario ma nemmeno liberale, nel senso occidentale del termine, e lungo questa direttiva ritrova e valorizza i valori della cristianità. Ed è qui che gl’interessi di Papa Francesco e di Putin sono destinati ad incontrarsi.
L’aveva capito Benedetto XVI quando nominò vescovo cattolico di Mosca un italiano interrompendo la tradizione polacca (ostile) di Giovanni Paolo II. L’Europa sembra essersi dimenticata delle origini e della tradizione storica, culturale e religiosa del cristianesimo. Putin non scorda quella della Russia e quindi è di fatto un alleato del Vaticano, perché al di là della tradizione cattolica e di quella ortodossa – comunque dottrinalmente più vicine tra loro rispetto al protestantismo – quello che contano sono i valori cristiani da difendere e da diffondere.
I valori cristiani non solo sembrano essere stati dimenticati dall’Ue – malgrado i popolari si richiamino a questi valori – ma anche dall’altro personaggio che conta: Barack Obama. Il quale punta a una visione laica della società, dunque ad essere interlocutore più che altro politico. Certo, quando Obama apre al dialogo con il mondo musulmano non può non trovare il consenso del Papa, ma quando nella riforma sanitaria introduce la copertura finanziaria anche per l’aborto, i due non hanno molto da dirsi.
L’altro tema, quindi, che unisce Papa Francesco e Putin è la pace, anche se a Putin interesse più che altro la “pax russa”. Quando Obama sembrava procedere speditamente verso l’attacco in Siria, Papa Francesco ha inviato una lettera a Putin in quanto ospite del G20. Putin ha sfruttato gli spazi lasciati aperti da Obama ed ha lanciato la sua proposta: un accordo sulla distruzione dei siti e delle armi chimiche come condizione per evitare l’attacco dalle conseguenze imprevedibili, addirittura una terza guerra mondiale, secondo le parole dello stesso Papa Francesco. Ebbene, la pace ha vari padri, dal Papa ad Obama, ma Putin ha giocato il suo grande ruolo e continua a giocarlo difendendo Assad, che garantisce la libertà religiosa, cosa che non farebbero altri.
Il Vaticano ha interessi religiosi di libertà di evangelizzazione in Africa e in Asia, ma in Asia c’è l’opposizione della Cina e dell’India, in Africa quella spesso violenta e sanguinosa dell’Islam. Ebbene, ancora una volta Putin sembra essere più di qualsiasi altro l’uomo della Provvidenza in grado di fare il difensore della cristianità. Ovviamente in Vaticano sanno benissimo che Putin non è un santo, ma sanno anche che può essere lo strumento di una politica che garantisca le Chiese. E questo non è poco: interessi coincidenti, appunto.