L’iniziativa promossa dai socialisti e dai sindacati, chiede che all’interno della stessa impresa il salario massimo non possa superare di oltre dodici volte il salario minimo.
In questo modo intende porre dei limiti alle retribuzioni dei dirigenti di livello più alto. I cinque motivi con cui il consiglio federale respinge l’iniziativa sono, secondo le parole del Consigliere federale Johann Schneider-Amman i seguenti. Primo, oggi la Svizzera gode di ottima salute, e un dei principali motivi di questo successo è il mercato del lavoro liberale, combinato con le buone relazioni con le parti sociali. Secondo, se passasse, l’iniziativa avrebbe pesanti conseguenze sulle finanze della confederazione e dei cantoni. Anche le assicurazioni sociali ne soffrirebbero, poiché coloro (ma quanti ?) contribuiscono a finanziare l’AVS e l’assicurazione contro la disoccupazione. Insomma per il consigliere le perdite fiscali sarebbero elevate.
Terzo un abbassamento dei salari più alti non si tradurrebbe in un aumento di quelli di livello inferiore. Anzi si potrebbe prevedere che tutto il sistema retributivo sia ritoccato verso il basso. Quarto, essendoci tante possibilità di aggirare la legge, per esempio tramite l’outsourcing di alcuni elementi dell’azienda o il suo trasferimento all’estero. Quinto, accettare l’iniziativa significherebbe allestire un nuovo apparato di controllo, che si tradurrebbe in nuovi costi per le imprese e sui cittadini. Ovviamente il consiglio federale comprende l’irritazione che suscitano i salari molto elevati, ma è convinto che l’iniziativa non sia lo strumento adeguato per risolvere queste “incomprensioni”. Le regole poi sarebbero troppo severe (per chi?), e creerebbero dei nuovi problemi, invece di risolverli.
Tutto questo discorso liberale (libertà del capitale), è la vera carta vincente per la prosperità dell’intero paese. Uno studio indipendente del Centro di ricerche congiunturali (KOF) del Politecnico federale di Zurigo indica che in Svizzera solo circa nell’1,5% delle aziende, pari a 1’000-1’300 imprese, la rimunerazione più elevata è superiore a 12 volte lo stipendio più basso e complessivamente questo limite è superato da circa 4’400 persone. Complessivamente le aziende che nel 2010 avevano un divario salariale superiore a 1:12 impiegavano circa mezzo milione di persone, contro 2,91 milioni in quelle che non lo superavano. Secondo me, l’iniziativa di Gioventù socialista non sembra avere molte chance di successo. Inoltre, raramente in passato la sinistra è riuscita a vincere quando si è trovata da sola contro le forze di centro e di destra.
Nel caso che l’iniziativa passasse la misura colpirebbe soprattutto le grandi società, comprese quelle controllate dalla Confederazione, con rimunerazioni imprenditoriali molto elevate. Ecco spiegato il no da parte del governo.
Come si possono fare mi chiedo delle previsioni attendibili sui possibili effetti dell’iniziativa, a causa della mancanza di esperienza con le sue misure politiche. Anche delle ipotesi teoriche sarebbero speculazioni, data l’incertezza sull’applicazione dell’iniziativa. La mia opinione è che una ridistribuzione dei salari verso il basso farebbe aumentare i consumi a vantaggio di tutta l’economia svizzera. Ciò significherebbe anche più introiti per lo Stato, derivanti dall’imposta sul valore aggiunto (Iva) e dalle imposte sugli utili aziendali. Le mie comunque rimangono delle semplici opinioni, poiché non avendo il passaporto rossocrociato, non ho diritto di voto. Anche l’opinione dell’imprenditore e consigliere cantonale Franco Albanese, mi sembra di parte e strategicamente impostata a creare paure nella popolazione. Sarebbe attendibile se un imprenditore si pronunciasse su tali argomenti dichiarando la propria entrata e quella minima dei suoi dipendenti.
Ovviamente certe cose non si dicono ma si pensano, come credo abbiano fatto molti lettori attenti e sensibili de La Pagina, verso le categorie più deboli della nostra società. Se poi vogliamo fare passare ogni atto di equità per demagogia o populismo è sufficiente osservare la politica italiana, per vedere come si strumentalizzino le parole per trarne dei vantaggi personali. Concludo con una citazione del grande imprenditore americano Henry Ford: “In fondo è un bene che la gente non comprenda il sistema bancario e dei soldi. Se lo comprendesse, avremmo una rivoluzione entro domani”.o.
Mario Pluchino