Il martedì mattina saliamo sull’Elevador de Santa Justa, non lontano dall’albergo: una curiosa struttura metallica di Raoul Mesnier Du Ponsard, influenzata da Gustave Eiffel. In pochi secondi l’ascensore sale fino a Rua do Carmo, vicino al Convento da cui prende il nome: un visione direi spettrale, quasi da “Il nome della rosa”, che si innalza sulla città; è un convento carmelitano che crollò in gran parte per il violento terremoto del 1755. Oggi archi e colonne in rovina del possente complesso sono esposti quasi come un’ossatura.
In programma ora una visita veloce ad un altro punto panoramico e poi traghetto per Cacilhas, una località che forse vive d’estate, ma che non offre molto al turista di passaggio in questo periodo: servizio scadente anche al ristorante: attesa di almeno un’ora, oltretutto (va detto anche questo!). Ripreso il traghetto, su richiesta di un’alunna andiamo a visitare, quasi all’ora della chiusura, il Monastero de Sao Vicente de Fora.
Ecco il mercoledì! In programma il quartiere di Belem: un sobborgo disteso a ovest del centro di Lisbona che celebra il tempo dei navigatori e delle grandi scoperte, omaggiate dal Padrao dos Descobrimentos, una caravella di cemento che presenta a prua, l’infante e 32 fra re e capitani. Alcuni si avventurano all’interno della costruzione e al loro ritorno raccontano del meraviglioso panorama che si gode dall’alto.
Dopo una piccola pausa “bar”, continuiamo a camminare sul lungo Tago (dove, tra l’altro, si sente più forte l’aria dell’Oceano) ed arriviamo alla Torre di Belem, esempio di architettura militare caratterizzata da torrette moresche, bifore, logge e motivi manuelini quali cordami attorcigliati, stemmi e croci. Al suo interno una “megera” con scopa grida di fermarsi al suono di un sinistro campanello: è lei la custode delle storiche prigioni della Torre? Penso proprio di sì!!!
Ma passo ora ad un capolavoro di Lisbona, ad un fiabesco monastero, al Monastero dos Jeronimos, fondato nel 1501 per rendere omaggio alla scoperta della rotta delle Indie da parte di Vasco de Gama (la cui tomba monumentale si trova sotto le volte del coro inferiore della Chiesa, di fronte a quella del poeta Camoes).
Entrando nel Monastero si notano le colonne che sostengono il soffitto di pietra tutto nervature. Dal coro superiore si gode una fantastica vista dell’interno. Bellissimo, poi, il chiostro manuelino in pietra dorata: un trionfo di particolari scolpiti, torrette nervate e colonne che presentano incisioni di foglie, rampicanti e nodi. I ragazzi rimangono colpiti dalla maestosità interna ed esterna della Chiesa e….foto foto foto!
Belem, per concludere, è un quartiere in netto contrasto, a mio parere, con la Lisbona visitata sino ad ora: il lungofiume è fiancheggiato da parchi e passeggiate ed al suo interno le strade sembrano essere quelle di una zona residenziale. Ho però saputo che questa parte della città è stata l’unica a non essere colpita dal tremendo terremoto del 1755 e forse è per questo che ancora porta i fasti di una Lisbona ricca.
Infatti, per sottolineare questa dicotomia, la povertà, o meglio la decadenza di questa capitale si respira nell’aria, nei suoi odori dolciastri e salati, nei palazzi decadenti e variamente colorati dalle caratteristiche piastrelle di ceramica decorate, dipinte, smaltate: gli Azulejos. Con i nostri alunni ci siamo immerse in un clima colorato, malinconico, sgargiante, vivo, e penso che in ognuno di noi resterà il ricordo piacevole di ore trascorse camminando, imparando e, soprattutto, ridendo!
Alessandra Trubbiani