Convention a Roma del Ncd all’insegna di un contratto programmatico di governo incentrato sulle riforme necessarie al Paese
Alfano e il suo Nuovo centrodestra continuano il percorso a tappe forzate per il rinnovamento del centrodestra e la conquista della leadership di quello schieramento. Sabato scorso, alla prima Convention di Roma, alla presenza di diecimila partecipanti, non solo è stato approvato il nuovo simbolo, ma sono stati lanciati dei messaggi politici molto chiari e precisi. Destinatari di questi messaggi sono non solo il capo del governo, Enrico Letta, per la parte che riguarda le cose da fare e la decisione nel farle, non solo Berlusconi e Forza Italia, per la sfida che si è aperta nel centrodestra, ma soprattutto il nuovo leader del Pd, Matteo Renzi.
Vediamo di seguire con ordine il ragionamento, partendo dai messaggi. Il primo dei quali è la figura del coach nel film “Ogni maledetta domenica”, interpretato da Al Pacino nel ruolo dell’allenatore, ruolo che Alfano, ovviamente, rivendica per sé. Ecco il discorso che l’allenatore del film rivolge ai suoi giocatori e che Alfano ha citato a memoria: “In questa squadra si combatte per un centimetro, massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, perché sappiamo che, quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Questo è essere una squadra o noi risorgiamo come collettivo o saremo annientati individualmente”. La metafora è efficace, il Ncd sta vivendo il clima di “stato nascente”, quella particolare condizione dell’innamoramento tra due persone che il sociologo Francesco Alberoni individua anche nei nuovi movimento politici che ambiscono a creare qualcosa di nuovo. Il Ncd è la squadra che si è distaccata dalla casa madre berlusconiana dopo venti anni, per ridare nuovo vigore, su basi antiche (programmi)e nuove (personaggi) nello stesso tempo, ma contemporaneamente deve operare e digerire la scissione. C’è sempre il rischio della sconfitta, del fallimento.
Raffaele Fitto, leader dei falchi della rinata Forza Italia, nei giorni precedenti aveva rivolto un appello ad Alfano. In sostanza ha detto: non dividiamoci, ritorniamo insieme. Per il Ncd ha risposto Cicchitto, che ha detto: benissimo, vieni con noi. Insomma, nessuna possibilità di ricomposizione in un partito unico, il dado è tratto, si va avanti, o vinciamo o falliamo. Ed è questa non solo la sfida, ma l’ambizione di Alfano e del suo seguito. Con Forza Italia sono possibili convergenze, saranno possibili alleanze, ma non fusione. Poi, evidentemente, chi vincerà la sfida elettorale, quello sarà la nuova guida del centrodestra. Intanto, però, il Ncd, già dal nome e dalla chiara volontà di essere radicato nel perimetro del centrodestra, senza tentazioni centriste, ma come forza alternativa alla sinistra, ha evitato di esporsi alle accuse di “tradimento” di campo. I falchi di Forza Italia possono anche usare il termine dispregiativo di “cespuglio” della sinistra, ma così non fanno altro che allargare il fossato. Del resto, l’offerta di Fitto o è la dimostrazione che hanno sbagliato nel favorire la scissione o vedono il futuro meno roseo di quel che vogliono far credere. La sfida è aperta: sul programma, sul governo, sulla leadership, ma non solo con Berlusconi, è aperta soprattutto con Renzi, il nuovo segretario del Pd.
Alfano ha messo Renzi di fronte ad un bivio. Renzi deve passare dalla rivoluzione delle parole a quella dei fatti, non può sfasciare tutto per ambizione personale, ammesso che il resto del Pd lo segua su questa strada pericolosa. Alfano propone a Renzi di blindare il governo Letta ancora per un anno e su un preciso programma politico, che non comprende solo l’abbassamento delle tasse o il taglio reale della spesa pubblica o anche la riforma della Giustizia (“Non ci sono più alibi per non farla”) o la riforma istituzionale, già messa in cantiere dal governo sotto la guida del ministro Gaetano Quagliariello – riforma istituzionale che significa diminuzione dei parlamentari e eliminazione del doppione Camera-Senato – ma comprende la legge elettorale e soprattutto la riforma del mercato del lavoro. Queste due ultime riforme rappresentano la vera sfida di Alfano a Renzi. E’ su questi punti, dice Alfano, che “capiremo se il nuovo segretario del Pd era su scherzi a parte o faceva sul serio. Se farà sul serio gliene daremo atto, perché romperà con la Cgil, altrimenti gli diremo che l’Italia ha bisogno di governanti seri”. Sulla legge elettorale Alfano addirittura riprende un’idea dello stesso Renzi: “Siamo pronti a ragionare sul modello del sindaco dell’Italia”. Quanto alla riforma del mercato del lavoro, è il vero guanto di sfida: “bisogna semplificare le regole per assunzioni e delegare alle fabbriche, ai contratti aziendali la forma contrattuale”. Via la legge Fornero, tema su cui sta ragionando anche la Lega.
La palla è rimbalzata nel campo di Renzi. Ora che è segretario, saprà rinunciare alle sue ambizioni personali e quindi raccogliere la sfida, blindare Letta per un anno e poi andare alle elezioni dove sinistra e destra si giocheranno la candidatura e dove, a destra, il titolo sarà assegnato ad Alfano o a Fitto-Berlusconi? Oppure chiederà subito una nuova legge elettorale e subito al voto, come vorrebbero anche Berlusconi e Fitto per approfittare degli scarsi risultati di Letta e per tarpare le ali ad Alfano? Si dice che si nasce incendiari e si muore pompieri. L’incendiario è servito a Renzi per conquistare la guida del Pd, ma ora gli serve dimostrare che sa pensare Italia e partito nel suo complesso, e dunque ci si aspetta da Renzi che scelga la prima opzione, che poi è anche la più seria.