Il Consiglio degli stati non vuole stravolgere l’attuale sistema sanitario svizzero
La Camera alta ha respinto dopo una lunga discussione con 28 voti contro 13 e 3 astenuti l’iniziativa popolare “Per una cassa unica pubblica”. Il testo depositato lo scorso maggio chiede che l’attuale sistema venga sostituito da una cassa malati unica nazionale. La cassa sarebbe istituita dalla Confederazione, avrebbe un’agenzia in ogni cantone, che fisserà i premi differenziati per cantone e impedirà di offrire e gestire l’assicurazione sanitaria obbligatoria alle compagnie assicurative private. Oggi in Svizzera esistono 61 casse malati per l’assicurazione di base. Quest’ultime dovranno limitarsi al settore delle assicurazioni complementari. Il nuovo istituto dovrebbe basarsi sul modello dell’assicurazione infortuni (SUVA), sul quale i promotori (associazioni dei pazienti e dei consumatori e sinistra) hanno fatto riferimento.
L’iniziativa è stata difesa dalla sinistra. Il senatore Paul Rechtsteiner (PS) ritiene che “l’attuale sistema è incontrollabile e non porta vantaggi, perché non c’è concorrenza, in un sistema dove le prestazioni di base non sono le stesse per tutti”. Una cassa nazionale porterebbe meno spese organizzative, garantirebbe una maggiore trasparenza sui tipi di premi ed eviterà continui aumenti dei premi. I costi del cambiamento stimati a 1.5 miliardi di franchi verrebbero ammortizzati in pochi anni.
I contrari hanno fatto leva sul fatto che “gli assicurati non avranno più la possibilità di cambiare cassa per cercare un premio più basso”, ha spiegato Urs Schwaller (PPD). Inoltre per contenere i costi sanitari servono altre misure. “Un cassa pubblica è esposta ai rischi di un regime di monopolio”, ha detto Felix Gutzwiller (PLR), prendendo ad esempio il sistema britannico, che offre un basso livello delle cure. Nonostante il no un sostegno all’iniziativa arriva dal ministro della sanità Alain Berset, che ha promesso di vigilare affinché i soldi dell’assicurazione di base non vengano utilizzati nella campagna di votazione. Anche alcuni esponenti borghesi, Verena Diener (PVL) e Christine Egerszegi (PLR), hanno affermato di volere appoggiare il testo, se il Parlamento non darà risposte chiare sulle lacune attuali del sistema sanitario.