Alla fine di ogni anno c’è il rito obbligato dei bilanci e dei nuovi propositi, ma una serie di fatti capitati proprio negli ultimi giorni ci ricorda che “cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia”. Cambiano i personaggi, ma i risultati sono uguali, drammaticamente segnati da una mentalità più parolaia che altro. Nella politica, nella giustizia, nell’amministrazione, ma anche in tutti gli altri campi, si assiste ad uno spettacolo già visto, nel merito e nel metodo. Se ci s’incolla sulla fronte un’etichetta da progressista e poi si agisce esattamente come i vituperati avversari, si fa solo un’operazione di ipocrisia, con cui non si va molto lontano.
Non possiamo prevedere come andrà a finire, ma nel decreto per fronteggiare il dissesto finanziario del Comune di Roma un emendamento presentato da Ncd e votato da Scelta civica e dal Pd consente al governo di ridurre i trasferimenti alle regioni e agli enti locali che introducono norme più restrittive contro il gioco d’azzardo. Dallo Stato viene cioè penalizzato chi cerca di combattere videopoker e gioco d’azzardo. “Una vergogna”, ha tuonato Roberto Maroni; “una porcata” l’ha definita Renzi. Non solo. Nelle maglie della legge di Stabilità una “manina” ha cercato di far passare un emendamento che “esclude dall’obbligo di corrispondere gli oneri di urbanizzazione” alle centrali termoelettriche e turbogas sopra i 300 Megawattora. Un regalo di svariati milioni su misura a De Benedetti. Ma le leggi ad personam non erano uno scandalo?
Passiamo all’amministrazione della giustizia e al serial killer Bartolomeo Gagliano che ha avuto un permesso premio ed è evaso. Il direttore del carcere, Salvatore Mazzeo, ha dichiarato ai giornali: “Non sapevamo nulla degli omicidi. Credevamo fosse solo un rapinatore”. Gianfranco Nuvoli, responsabile del gruppo medico, ha detto: “Se avesse avuto dei problemi piû gravi sarebbe stato ospitato in una sezione dedicata. Noi lo seguivamo da un anno”, precisando “sporadicamente e su segnalazione del medico”. Poi aggiunge: “I suoi erano solo problemi lievi, qualche episodio di ansia e di comportamento”. Praticamente coloro che gli hanno concesso il permesso premio non sapevano che nell’81 aveva ucciso una prostituta, l’anno seguente aveva sequestrato una famiglia, sette anni dopo, durante un permesso premio, uccise una transessuale e un travestito, poi taglia la gola ad una prostituta, poi ancora spara in faccia alla sua compagna, quindi a un metronotte, con tutta una serie di rapine a mano armata. Insomma, un curriculum di tutto rispetto. Carmelo Cantone, provveditore del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), contraddice Gianfranco Nuvoli e ammette: “E’ un soggetto di cui è nota la pericolosità, anche la complessità delle sue condizioni mentali”. Altro che “problemi lievi, qualche episodio di ansia”. Ognuno contraddice l’altro, solo una cosa è certa: hanno dato una licenza premio un serial killer. Possibile? E’ la realtà e che sia stato riacciuffato non annulla l’approssimazione della gestione del detenuto.
Infine, Lampedusa e lo spettacolo degradante degli immigrati in fila, nudi, all’aperto e al freddo sottoposti alla disinfezione antiscabbia nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione). Ci si mette in fronte l’etichetta buonista dell’accoglienza davanti alle telecamere e poi, a riflettori spenti, li si maltratta. L’accoglienza è una cosa seria, perché va di pari passo con un lavoro, un salario, una casa, altrimenti si creano solo disperati e magari delinquenti. Il governo ha revocato il contratto ai responsabili della cooperativa – tra l’altro affiliata alla Lega delle Cooperative, dettaglio non trascurabile – che gestisce l’accoglienza, ma da questo e altri episodi si capisce che in Italia il fenomeno dell’immigrazione è gestito malissimo da tutti i sogget coinvolti.
Tre dei tantissimi casi, un unico filo: il pressappochismo, tutto italico.