Lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, in seguito agli ultimi casi di vittime della strada
Le cifre sono da guerra civile. Nel 2012 ci sono stati in Italia 186.726 incidenti stradali: i morti sono stati 3653, i feriti 264.716. Quello che, però, è più sconcertante è che sulle strade urbane – quindi nei centri abitati – su 141.715 incidenti i feriti sono stati 191.521 e i morti ben 1562. Sulle autostrade gli incidenti sono stati 9.398 con 15.852 feriti e 330 morti. Sulle strade extraurbane gl’incidenti sono stati 35.613 con 57343 feriti e 1761 morti. La prima considerazione è che le strade urbane sono un campo di sterminio. Quando si osservano le auto che corrono in città, che non si fermano ai semafori, che non distinguono un circuito dalle strisce pedonali, allora ci si rende conto in che Paese si vive, senza rispetto delle regole, non solo del codice stradale, ma dell’educazione.
Sulle autostrade, con l’introduzione del sistema Tutor già da anni, i morti e i feriti si sono notevolmente ridotti; sulle altre strade, in assenza di controlli, ogni giorno è un’ecatombe. Ciò che suscita rabbia è che nei centri abitati i pedoni muoiono falcidiati da automobilisti ubriachi, in preda all’azione degli stupefacenti, distratti e irresponsabili, talvolta senza patente. La rabbia, poi, aumenta nella misura in cui automobilisti incoscienti reiterano gli stessi reati, segno che la giustizia è troppo morbida nei confronti degli automobilisti e senza memoria per le vittime. I rfecenti casi sono solo gli ultimi di una lunghissima serie. Questi dati non sono spuntati ieri, ma esistono da anni, un pochino addolciti dall’introduzione della patente a punti che ha esercitato un deterrente importante nei primi tempi, poi è svanito.
L’idea dell’omicidio stradale fu lanciata dall’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ma cadde nel nulla. Ora, sotto l’effetto degli ultimi, drammatici episodi di bambine e donne uccise da criminali del volante, a riprenderla è stata Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia. L’introduzione dell’omicidio stradale è stato annunciato per la fine del mese di gennaio ed avrà alcuni, precisi scopi. Il primo è di porre un freno alle condizioni che favoriscono gl’incidenti (l’uso dell’alcol e della droga al volante, ma anche la guida senza patente. In che modo? Inasprendo le sanzioni. Se si sa che ammazzando una persona, comunque si riceve una condanna a dieci anni di carcere, forse qualcuno ci penserà dieci volte prima di mettersi al volante in certe condizioni. Il secondo motivo è la protezione delle vittime e dei loro familiari, spesso dimenticati dalla giustizia e soprattutto dalle assicurazioni. I familiari delle vittime, infatti, aspettano anni prima di vedersi riconosciuti i danni, e magari, pur essendo chiara la dinamica e la responsabilità degli incidenti, cavilli giuridici e assenza di testimoni finiscono per confondere le acque e favorire gli automobilisti scorretti, con danno e beffa per i familiari superstiti.
Ecco la dichiarazione del Guardasigilli: “Bisogna proteggere quelle famiglie che si sentono offese nel loro dolore perché non hanno i riscontri che meriterebbero. Si tratta ormai di un problema sociale e come tale va trattato, quindi introducendo strumenti dissuasivi per chi ritiene di potersi mettere alla guida pur non essendo completamente padrone di se stesso e quindi in disprezzo della vita altrui”. Lo scorso anno si era parlato della revoca definitiva della patente per chi guida in condizioni che non garantiscono la sicurezza e provoca un incidente stradale. Ora si aggiunge un reato che s’innesta su quello di omicidio colposo ma va oltre per chi guida in stato di ubriachezza e sotto l’effetto degli stupefacenti. Probabilmente nel provvedimento sarà contemplato anche il ricorso al processo per direttissima qualora il quadro probatorio dovesse essere chiaro.
Concludiamo con il giudizio di Umberto Guidoni, segretario dell’Ania, un’associazione del settore: “E’ necessario fornire al giudice uno strumento che renda certa la pena nei confronti di chi commette quelli che, in taluni casi, sono dei veri e propri omicidi. Siamo convinti che nei casi in cui ci si metta alla guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro o sotto l’effetto di droghe, si debba configurare l’ipotesi di dolo eventuale del conducente”.