Claudio Pratillo Hellmann, che li aveva assolti in secondo grado, dice: “Rimango certo che a carico di quei due ragazzi non ci sia alcun elemento concreto”
La risonanza internazionale che ha avuto la sentenza su Amanda e Raffaele impone non di capovolgerla con un giudizio opposto e non fondato sulla reale conoscenza dei fatti e delle prove ma quanto meno di esprimere delle opinioni basate su quanto affermato proprio dal giudice che li ha condannati a 28 anni e mezzo (Amanda) e a 25 anni di galera (Raffaele)
Intanto, un’osservazione: tutto il mondo è paese. Meredith Kercher, la studentessa ventenne uccisa , era inglese. Amanda Knox, ritenuta colpevole, è americana; degli altri due colpevoli uno, Raffaele, è italiano e l’altro, già condannato a 16 anni di carcere in via definitiva, è ivoriano. Non sappiamo come hanno reagito in Costa d’Avorio, ma gli americani sono tutti (o quasi) dalla parte di Amanda, ritenuta innocente non solo dalla stampa e dalle televisioni, ma anche dalla gente comune. La stampa inglese, invece, la ritiene colpevole. La stampa e le tv italiane hanno opinioni differenti, trattandosi di un tribunale italiano e di uno dei colpevoli, pure italiano. A difendere, paradossalmente la giustizia italiana, è l’opinione pubblica inglese, ed è normale. Meredith prima che inglese è la vittima, dunque, chi ha emesso una condanna a carico degli assassini, va difeso. L’opinione pubblica americana, invece, si scaglia contro la giustizia italiana, accusato di non credibilità: condanna in primo grado, assoluzione in secondo grado, rinvio da parte della Cassazione e condanna nel secondo appello. Gli americani non si spiegano come un tribunale possa condannare e un altro assolvere, trattandosi delle stesse prove.
Si scatena il popolo della rete. Per milioni di madri americane, Amanda è “la figlia d’America”; una madre scrive: “Non mandate i vostri figli a studiare in Italia. Se è successo a lei, può succedere a chiunque”. Se Amanda dovesse essere condannata anche dalla cassazione, come è probabile visto che proprio la Cassazione invitava la nuova corte a scegliere tra tre tesi accusatorie, si porrà il problema dell’estradizione. Ne è consapevole la stessa Amanda, quando dice: “Non tornerò mai in Italia spontaneamente, combatterò questa ingiustizia fino alla fine. Da notare quell’avverbio “spontaneamente”.
Negli Usa, però, si va oltre. Enti e persone singole invitano a “non visitare più l’Italia” e chi critica la giustizia italiana come faziosa, ne riceve la difesa dal The Guardian, che fa notare che “nel braccio della morte dl suo Stato ben otto persone sono in attesa del boia”. Ci fermiamo qui per quanto riguarda innocentisti e colpevolisti, i quali, tutte e due le categorie, prescindono dalla conoscenza dei fatti, ognuno giudica secondo la provenienza dei condannati.
E veniamo al merito della sentenza o, meglio, più che alla sentenza a quanto detto in un’intervista dal giudice che l’ha emessa, il quale da una parte sembra scusarsi per aver condannato due giovani, dall’altra dice cose che a noi francamente lasciano parecchi dubbi su come si è formato il giudizio. Ma andiamo per ordine.
Dopo aver detto che “è stata una condanna sofferta”, perché “ho anch’io dei figli e infliggere condanne da 25 a 28 anni a due ragazzi è una cosa emotivamente molto forte”, il giudice Alessandro Nencini nega che la Cassazione abbia imposto di “porre rimedio” alla sentenza di appello che li aveva assolti e rivendica “la massima agibilità”. “Il vincolo”, aggiunge, era solo che in caso di assoluzione avremmo dovuto motivare in maniera logica (…) La Cassazione ci chiedeva di valutare il ruolo dei concorrenti. Noi avremmo potuto dire che non erano i due imputati, motivandolo in maniera convincente”. Ma la corte, afferma, li ha ritenuti colpevoli. Fin qui, nulla da eccepire. Il dubbio sorge quando alla domanda sul perché il giudice ha deciso di non interrogare Rudy Guede (condannato in via definitiva), risponde: “A che pro? Lui non ha mai confessato e anche se l’avessimo convocato aveva la facoltà di non dire nulla”. No, qui non ci siamo. Un giudice che ricerca la verità è tenuto a interrogare chi è al corrente di come si sono svolti i fatti, non può dire quello che avrebbe potuto dire e fare Rudy Guede e che non ha fatto visto che non è stato interrogato. Condannare qualcuno a 28 e 25 anni prevedendo il comportamento di un testimone non è da giudice rigoroso. Quando poi afferma, a proposito di come si sono (o sarebbero) svolti i fatti, “Voglio dire che è stata una cosa (l’uccisione di Meredith, ndr) tra ragazzi, ci sono state coincidenze e su questo abbiamo sviluppato un ragionamento. Sono consapevole che sarà la parte più discutibile”, eh no, non si condannano due persone per un “ragionamento”, le persone si condannano in base a prove certe. E quando dice lui stesso che è “consapevole che sarà la parte più discutibile”, come si fa a non dubitare di chi il dubbio lo esprime lui stesso?
E’ sconcertante., tanto più che il giudice Claudio Prataillo Hellmann, che assolse i due in secondo grado, ha dichiarato: “Rimango certo che a carico di quei due ragazzi non ci sia alcun elemento concreto”. Se lo dice il giudice che ha presieduto il processo di appello, vuol dire che conosce anche lui i fatti e si è fatto un giudizio completamente opposto. Claudio Pratillo Hellmann è un giudice, non l’avventore del bar Sport. E conclude dicendo che la nuova sentenza “era prevedibile”. E’ legata a quella della cassazione. L’orrore giuridico è della Cassazione”.
Due giudici che conoscono gli stessi fatti, uno condanna e un altro assolve. E’ possibile andare in carcere in base ad un’opinione?