La tiroide è una ghiandola che si trova alla base del collo e che produce due tipi di ormoni: il T3 (triiodotironina) e il T4 (tiroxina). Questi ormoni condizionano i processi ossidativi cellulari. In questo modo, la tiroide controlla l’attività di ogni organo, di ogni tessuto, di ogni cellula. Dalla tiroide sono regolati, infatti, il metabolismo, la frequenza cardiaca, il livello di colesterolo, il consumo energetico, la forza muscolare, la regolarità del ciclo femminile, i processi cognitivi e la memoria. Come si vede, la tiroide è molto importante e bisogna prestarvi molta attenzione, specialmente in gravidanza. I medici, infatti, hanno notato che la carenza di iodio è associata ad un rischio maggiore di interruzione della gravidanza stessa e di deficit cognitivi per i nascituri.
Siccome durante la gravidanza aumenta la funzione della tiroide, è necessario che la donna assuma quantità maggiori (il doppio) di iodio rispetto alla norma. In che modo? Assumendo integratori con contenuto di iodio, quindi senza aumentare il consumo di sale. Una prima rassicurazione: se una disfunzione tiroidea viene diagnosticata in gravidanza, con un adeguato trattamento medico il problema si risolve con facilità.
Dicevamo dell’importanza della tiroide: sono sei milioni gli italiani che hanno problemi con la tiroide. In alcune zone, il disturbo aumenta fino a colpire il 30% della popolazione. Aumentano, infatti, sia i casi di ipotiroidismo che di carcinoma, anche se c’è da dire che gran parte di quest’aumento è dovuto alla maggiore capacità diagnostica rispetto a prima. Questi dati sono stati dedotti dal VII Congresso nazionale dell’Associazione italiana della tiroide, che si è tenuto recentemente a Roma.
Entrando nei dettagli, affrontiamo prima quello della percentuale maschile e femminile. Le donne sono più colpite degli uomini. Cinque donne su 100 soffrono di ipotiroidismo, mentre a soffrire di ipertiroidismo sono una su cento. Gli uomini colpiti dal malfunzionamento della tiroide sono pochi. Le motivazioni di questa differenza risiedono in primo luogo nell’ambiente ormonale ricco di estrogeni, in secondo luogo nelle variazioni ormonali che caratterizzano le donne rispetto agli uomini. Le modifiche ormonali che riguardano la donna sono più numerose: c’è la fase della pubertà, ma c’è anche quella della senescenza, passando per la gravidanza, per l’allattamento e per la menopausa. Si spiega cosî perché le donne sono più soggette e anche perché in qualunque fascia di età il fenomeno sia lo stesso.
E i giovani? Le statistiche dicono che nell’arco della sua vita una donna su 8 può ammalarsi di una patologia tiroidea. La possibilità cresce con l’aumento dell’età, specie per quanto riguarda l’ipotiroidismo (insufficiente attività funzionale della ghiandola). Infatti, l’ipotiroidismo può colpire fino al 10% delle donne fino a 50 anni, a 60 la percentuale aumenta fino al 13%, mentre gli uomini si attestano su circa il 3%. L’ipertiroidismo (aumento dei livelli di ormoni tiroidei), invece, colpisce le donne tra i venti e i quarant’anni. Infine, c’è un 5-8% dei casi di problemi alla tiroide durante la gravidanza.
La cura è molto importante. Gli ormoni impiegati nella terapia vengono assorbiti in maniera diversa da soggetto a soggetto, per cui bisogna stare molto attenti: il dosaggio deve essere personalizzato, non è intercambiabile. Cambiare un farmaco significa dover ricercare un nuovo dosaggio in base a nuovi esami del sangue. Questo discorso vale soprattutto per la levotiroxina, impiegata nel trattamento dell’ipotiroidismo.
Infine, qualche parola sulla prevenzione con l’alimentazione. E’ importante l’assunzione dello iodio, che è una componente fondamentale degli omoni T3 e T4. L’assunzione di sale iodato – ora obbligatorio – è indispensabile. Poi, ricchi di iodio ci sono alcuni alimenti al posto di altri. Poveri di iodio sono la frutta e la verdura (che fanno bene per altri versi), mentre ricchi ne sono i pesci.