Continuiamo a parlare dell’argomento tabù “suicidio assistito”, molto discusso ultimamente dopo l’approvazione dell’eutanasia sui minorenni in Belgio
Secondo lo studio di un team dell’università di Berna, sarebbero le donne, soprattutto single e con grado d’istruzione elevato a richiederlo. Lo studio è stato condotto dal Fondo nazionale svizzero (Fns), utilizzando i dati anonimi messi a disposizione da Exit Svizzera tedesca e romanda e da Dignitas, e comprendono le informazioni che riguardano persone accompagnate alla morte tra il 2003 e il 2008, parliamo di 1’301 persone con domicilio in Svizzera. Per poter scoprire informazioni più dettagliate, come dove le persone avessero abitato, quanto fossero istruite e se avessero vissuto da sole o con figli, i dati sono stati paragonati ai dati della Swiss National Cohort, una piattaforma di ricerca che si basa sui risultati degli ultimi censimenti e sulle statistiche relative ai decessi.
Dallo studio emerge che nel 56,9% dei casi le persone che hanno chiesto aiuto a mettere fine alle proprie sofferenze con il suicidio assistito erano donne, considerando il fatto che la popolazione è a maggioranza femminile. Sono più le persone divorziate o che vivono sole che chiedono aiuto in confronto a quelle sposate o ben integrate socialmente. Anche i giovani senza figli sono in maggioranza rispetto a quelli con figli. Invece per le persone più anziane non gioca alcun ruolo la discendenza.
Inoltre lo studio mostra che fanno più spesso ricorso al suicidio assistito persone con una buona istruzione e quelle che vivono in zone urbane o in quartieri benestanti, anche se il dato potrebbe essere generato dal fatto che proprio le persone con più disponibilità di denaro sono quelle che hanno accesso più facilmente all’eutanasia. “Questo dato è a sfavore della teoria secondo cui la pressione sulle fasce sociali più deboli possa contribuire a un’estensione dell’assistenza al suicidio”, spiega Egger. “D’altronde, è pure vero che anche persone agiate e colte possono essere sole e isolate”. Sarebbe quindi provato che, come temono gli oppositori all’assistenza al suicidio, ci siano fasce della popolazione, soprattutto tra persone emarginate, a sentirsi sottoposti a pressioni. È stata inoltre possibile in 1’093 casi, la determinazione della malattia di cui soffriva chi ha scelto l’assistenza al suicidio: in quasi la metà dei casi si è trattato di una forma di cancro. Particolarmente elevato anche la frequenza di patologie neurodegenerative, come sclerosi multipla, Parkinson e sclerosi laterale amiotrofica.
Exit Svizzera, la società per il suicidio assistito ha criticato fortemente lo studio per tendenziosità, dicendo che gli autori dello studio considererebbero come elemento di maggiore “vulnerabilità” il vivere da soli e senza figli, inoltre dice che sarebbe solo una di tante tesi quella secondo cui persone ben posizionate a lavoro e a livello sociale avrebbero più accesso al suicidio assistito grazie alla propria situazione economica. Già a fine gennaio Exit aveva criticato un altro progetto, sostenuto dal Fondo nazionale, per studi ascientifici sullo stesso argomento.