Al contrario di quanto ci fanno credere le fiabe, le favole e i film più famosi, come quelli di Walt Disney, non per forza matrigne o patrigni devono essere cattivi…
La storia di Cenerentola la conosciamo tutti, la fiaba popolare con origini non chiare, resa famosa soprattutto dalla versione moderna di Walt Disney. A Cenerentola, una ragazza giovane e bellissima, muore la madre, il padre si risposa, ma poco dopo muore anche lui. Cenerentola, quindi, rimane sola con la matrigna e le due sorellastre che la odiano e la trattano come una schiava: il nomignolo di Cenerentola, infatti le viene dato perché la ragazza è sempre sporca per via della pulizia il camino che è costretta a svolgere! La storia di Cenerentola finisce bene, Cenerentola sposa il principe. Ma nella vita reale e in tempi in cui il tasso di divorzi e quindi di famiglie separate e mischiate è ulteriormente aumentato, è solo una favola o è vero che le matrigne sono sempre cattive?
Proprio questa tematica è stata oggetto di uno studio di alcuni scienziati dell’Istituto Max-Plack per ricerche demografiche (MPIDR), tra cui Kai Willführ e Alain Gangon dell’università di Montreal, secondo cui gli scienziati provano che non tutte le matrigne trattano male i loro figliastri, soprattutto se inseriti in un contesto che permette loro una crescita economica e sociale e quindi del benessere dei genitori e di tutta la famiglia, spesso i figliastri vengono trattati diversamente. È dimostrato quindi che la cura dei bambini non dipende solo dalla parentela biologica.
“Abbiamo potuto provare che l’effetto Cenerentola non è un riflesso inevitabile di patrigno e matrigna”, dice Kai Willführ. Se e come i genitori trascurano i loro figliastri è stato analizzato tramite la mortalità di bambini in famiglie patchwork (l’intreccio di più famiglie) storiche dal seicento al diciannovesimo secolo. I ricercatori, hanno paragonato la regione Krummhörn, nella Frisia orientale in Germania, una zona molto popolata dove era concesso solo poco spazio per lo sviluppo economico, con diversi centri in fase di espansione nella provincia di Québec in Canada. Di tutte le due regioni hanno analizzato la sopravvivenza dei bambini di cui il padre, dopo la morte della madre, si è risposato proprio come la favola di cenerentola.
Ne è risultato che solo nella regione di Krummhörn, che offriva solo poche prospettive di crescita alla famiglia, la matrigna aveva un influenza negativa, lì i figli del primo matrimonio morivano più spesso, appena la matrigna entrava in casa. Le matrigne quindi avrebbero trattato i figliastri completamente in modo diverso nelle due regioni.
C’è da notare che le dimensioni dell’effetto sono considerevoli: una bambina di Krummhörn che perdeva presto la madre aveva solo poche possibilità di arrivare al 15esimo compleanno, quindi la mortalità era doppiamente alta in confronto ad una bambina di cui la madre non moriva. Se poi il padre si risposava, la mortalità aumentava ancora del doppio, significa, infatti, che l’entrata in casa della matrigna è un aspetto grave per le bambine, quanto la morte della propria madre.
Nel Québec, invece, la mortalità dei figliastri cambiava minimamente con l’arrivo della una “nuova madre”. “Sembrava che le matrigne in Québec percepissero i figli del primo matrimonio del marito non come una concorrenza”, spiega Willführ. Sembra proprio che i fratellastri canadesi li vedessero come una sorta di alleati. Secondo l’effetto Cenerentola, invece, patrigni o matrigne li vedrebbero bambini “estranei”, sempre come concorrenti dei propri figli e di conseguenza li trascurerebbero.
C’è da dire però che questo effetto è stato provato solo nella regione di Krummhörn: dove è stato accertata una forte concorrenza tra i fratelli per l’essenziale vitale. “Qui presumiamo che le matrigne abbiano trascurato, sfruttato e in alcuni casi perfino maltrattato i figliastri”, continua con le sue spiegazioni Willführ. Che questo effetto sia stato notato solo nella regione di Krummhörn dimostra che il contesto in cui si trovano le famiglie patchwork può influenzare fortemente l’amore che genitori “dividono” tra i propri figli e i figliastri. Per questo, spiega ancora Kai Willführ, “anche oggi vale il fatto che patrigni e matrigne non per forza devono essere cattivi perché, anche se i dati sulla mortalità dello studio sono storici, mettono in dubbio la validità esclusiva dell’effetto Cenerentola per principio”.