Fatto il governo si passa al lavoro con l’elaborazione dei primi punti del progranna. Nel frattempo si dimette il neo sottosegretario Gentile
Il governo Renzi si è completato con l’aggiunta di 35 sottosegretari e 9 vice, per un totale di 62 componenti. La presenza femminile è ancora buona anche se in numero ridotto rispetto ai ministri: solo nove, infatti, le donne nel “sottogoverno”. Non sono mancate già le prime polemiche con i primi casi che fanno parlare e dubitare sulle scelte. Prima di tutto ci sono gli scontenti, quelli che credevano di ricevere l’incarico che non è arrivato, come per esempio il democratico Emanuele Fiano che ha commentato tristemente l’accaduto: “Impossibile delle volte continuare a credere nel proprio lavoro”. E poi ci sono i casi bollenti di quei neosottosegretari che rischiano l’incarico a causa di cattiva condotta: la sarda Francesca Barracciu, neosottosegretario alla Cultura, sarebbe indagata per peculato per il caso delle “spese pazze” dei fondi ai gruppi regionali. Ma ancor più chiacchierato è il caso di Antonio Gentile, assegnato alle Infrastrutture e Trasporti, che ha consegnato le dimissioni a causa dello scandalo che lo avrebbe travolto. Subito dopo la sua nomina, il senatore Ncd è entrato nell’occhio del ciclone a causa del caso del quotidiano «L’Ora della Calabria» al quale, secondo il suo direttore, è stata impedita la pubblicazione di un’inchiesta sul figlio del senatore Gentile in seguito alle pressioni del sottosegretario stesso. Così, dopo 48 ore di polemiche e pressioni soprattutto da parte della minoranza Pd, Gentile ha ceduto dimettendosi.
È «una decisione sofferta», seguita a «una riflessione amara», come dice Gentile nella lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al premier Matteo Renzi e al «suo» leader, Angelino Alfano. Così si dimette e torna in Calabria, “torno a fare politica nelle istituzioni, come segretario di Presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale, aspettando che la magistratura, con i suoi tempi che mi auguro siano più brevi possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima”. Una decisione dura ma “sofferta, maturata nell’esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito” conclude Gentile. L’interesse per il bene del nostro Paese è alla base del gesto del senatore Gentile, come lo stesso Leader di Ncd, Alfano, afferma sostenendo che “lo ha fatto per il bene comune e con grande generosità, e siamo convinti che il tempo (speriamo brevissimo) gli darà ragione. Per noi viene prima l’Italia”. La decisione è stata altresì apprezzata anche dal Premier Renzi il quale, superato anche il caso Gentile, può finalmente mettersi al lavoro con il suo team al completo. Riforma del lavoro, pensioni, tasse, fisco, statali, scuola, giustizia: sono questi i punti chiave del piano lavoro che il governo Renzi vorrebbe scandire con tempi di intervento e attuazione molto brevi. Il primo passo sarà il lavoro: “In 15 giorni immaginiamo di dover mettere in campo la proposta sul lavoro che è molto urgente perché ci viene chiesta non solo dalle istituzioni internazionali ma da quel 12% di giovani e 50enni che hanno perso il lavoro e non riescono a ritrovarlo” afferma Renzi. La sua intenzione è quella di utilizzare i sussidi per chi è senza lavoro.
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dovrà provvedere ad un programma in cui tutti coloro che perdono il lavoro, precari compresi, avranno diritto ad un sussidio di 1000 euro. In questo modo si andrà incontro ad una spesa di 1,6 miliardi in più di quanto si spende attualmente per i sussidi, dunque 8,8 miliardi in tutto. Per ottenere il sussidio bisognerà aver lavorato tre mesi, non più i necessari due anni contributivi. Per quanto riguarda le pensioni, si stanno rivalutando due ipotesi, quella del prestito pensionistico e quella del lavoro flessibile. Il primo, il prestito pensionistico, offre al lavoratore la possibilità di andare prima in pensione rispetto alla soglia fissata dei 66 anni, accettando un prestito da parte dell’Inps, dello Stato o dell’azienda stessa, che dovrà poi però essere restituito, una volta maturati i requisiti pensionistici richiesti, attraverso detrazioni dall’assegno finale. L’uscita flessibile dal lavoro prevede la possibilità di un’uscita anticipata dal lavoro, a 62 anni, con 35 anni di contributi accettando, però, un sistema di penalizzazioni, o anche incentivi se si decidesse di rimanere a lavoro fino all’età di 70 anni. Altro punto che prevede un intervento a brevissimo termine è quello delle tasse e in questo settore arrivano le maggiori novità: in sostituzione dell’IMU entra in gioco la Tasi, ovvero l’imposta sui servizi indivisibili, che prevede la possibilità per i comuni di elevare dal 2,5 al 3,3 per mille l’onere per le prime case e fino all’11,4 per mille per le seconde. La Tasi sarà pagata per tutti gli immobili commerciali che producono reddito, mentre saranno esenti i 25 immobili indicati nei Patti Lateranensi e per i luoghi di culto delle altre religioni. Inoltre saranno eliminate le agevolazioni sulle seconde case. Simili provvedimenti riguardano anche la tassa sui rifiuti, la Tari.