Il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di respingere l’iniziativa
L’iniziativa popolare «Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)» chiede alla Confederazione e ai Cantoni di impegnarsi in favore della promozione dei salari minimi nei contratti collettivi di lavoro e di introdurre per legge un salario minimo di 22 franchi all’ora, pari a circa 4000 franchi al mese. L’iniziativa si prefigge di lottare contro la povertà e il dumping salariale. Il Consiglio federale respinge l’iniziativa in particolare per i seguenti motivi:
Nessuno contesta l’obiettivo di combattere la povertà e il dumping salariale, ma il Consiglio federale ritiene che stabilire per legge un salario minimo non sia la soluzione adeguata. Il salario minimo proposto sarebbe il più alto a livello internazionale e pertanto potrebbe pregiudicare proprio coloro che invece, secondo l’iniziativa, dovrebbero esserne i diretti beneficiari. Un salario minimo sancito per legge farebbe aumentare il costo delle attività che richiedono un livello di qualifiche basso, con il rischio di far scomparire questi posti di lavoro. La manodopera poco qualificata oppure le persone con poca esperienza, come i giovani o coloro che (ri)entrano nella vita attiva, avrebbero serie difficoltà a trovare un posto di lavoro e anzi rischierebbero ancor più di essere disoccupati. A patirne sarebbero innanzitutto i posti di lavoro nelle regioni e nei settori economicamente deboli.
In Svizzera le retribuzioni sono oggetto di trattative individuali o collettive. Di norma le parti sociali stabiliscono di comune accordo salari minimi adeguati perché conoscono perfettamente le rispettive realtà settoriali e aziendali. Imporre per legge un salario minimo, come chiede l’iniziativa, restringerebbe pesantemente lo spazio di manovra delle parti sociali in fase di negoziato. Tutto ciò finirebbe per rimettere in questione le relazioni tra le parti sociali che nel complesso funzionano bene in Svizzera.
La flessibilità applicata alla politica di formazione dei salari ha contribuito notevolmente a far raggiungere risultati soddisfacenti in materia di impiego e di ripartizione dei redditi. Facendo un confronto internazionale, il livello retributivo e occupazionale in Svizzera è alto mentre è esigua la percentuale dei posti di lavoro caratterizzati da un salario basso. Oltretutto, la Svizzera è probabilmente l’unico Paese che riesce a integrare così bene il personale poco qualificato e i giovani.
Lo Stato agevola e sostiene le persone con un reddito basso – senza pregiudicare il loro impiego – grazie alle prestazioni sociali e a un sistema fiscale che tassa proporzionalmente i redditi alti. Il Consiglio federale, inoltre, nel quadro delle sue attività per lottare contro la povertà promuove in particolar modo le possibilità di formazione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti delle fasce sociali più sfavorite. La formazione, oltre a migliorare le loro opportunità sul mercato del lavoro, è un aiuto prezioso a lungo termine, molto più di un salario minimo.
Fonte: Dipartimento federale dell’economia