Pier Luigi Bersani è il nuovo segretario del Pd. Lo hanno scelto i tre milioni di elettori delle primarie.
L’annuncio ufficiale, mentre nei seggi lo spoglio stava entrando nel vivo, lo ha fatto Dario Franceschini che è arrivato alla sede del partito e alle 23 in punto ha sottolineato di aver telefonato al suo ‘avversario’ e avergli riconosciuto la vittoria. Non è importante, dice il segretario uscente, “aspettare di vedere se ci sono due punti percentuali in più o in meno: il dato politico è che la scelta dei nostri elettori è quella di eleggere Bersani nostro segretario”. Poco dopo a Sant’Andrea delle Fratte sono arrivati anche il neosegretario e il terzo concorrente, Ignazio Marino, che ha ottenuto un buon risultato attestandosi attorno al 15%.
Il primo commento di Pier Luigi Bersani è arrivato sul social network Twitter. “Dentro la vittoria di tutti c’è anche la mia”, ha scritto Bersani che ha subito fatto sapere di avere intenzione di collaborare con Marino e Franceschini.
“Voglio rivolgere una parola di amicizia e rispetto – scandisce – per Dario Franceschini e Ignazio Marino. Lavoreremo insieme per il nostro grande partito”.
Poi delinea la sua idea del Pd, del quale sarà il leader “a modo mio, non il partito di un uomo solo ma un collettivo di protagonisti”. Un Pd che sarà “di alternativa piuttosto che di opposizione” visto che, è il ragionamento, il primo concetto va sempre a braccetto con il secondo ma non sempre vale il viceversa. Un partito popolare e radicato sul territorio.
Tema centrale della sua politica resterà quello del lavoro. Nelle parole dei tre candidati prevale il fair play (“il Pdl prenda esempio dalla nostra discussione trasparente”, è l’invito di Bersani) così come l’orgoglio per la grande mobilitazione di popolo.
“Voglio cominciare – afferma Pier Luigi Bersani – con l’orgoglio per quanto successo. Tre milioni di persone sono una grande prova di democrazia”. “È un grande risultato – dice Marino – che Bersani sia stato eletto democraticamente. Una grande festa per la democrazia”. E anche Franceschini parla di una “giornata fantastica: una prova di partecipazione che è andata oltre tutte le aspettative”.
Franceschini rivendica la scelta di non aver rinviato le primarie del 25 ottobre e sottolinea che a questo punto “nessuno potrà più mettere in discussione l’irreversibile decisione che il segretario va eletto con le primarie”.
Del resto, Bersani ribadisce un concetto ripetuto più volte nella sua campagna: “Iscritti ed elettori non sono due razze diverse”. Lo stesso concetto che usa il “grande elettore” numero uno dell’ex ministro, Massimo D’Alema. Gli iscritti del Pd, puntualizza D’Alema, “non sono marziani”: dalle primarie esce infatti “una scelta chiara che conferma il risultato che abbiamo già avuto nei congressi di circolo, però con l’autorevolezza di un voto popolare”. Ora, è l’invito di Arturo Parisi, “Bersani dovrà dire qual è la sua linea”.
Nel partito entrano, come dice il senatore chirurgo del Pd Marino, “i temi portati avanti dalla mia mozione come i diritti civili per tutti, la difesa dell’ambiente, la lotta al precariato”.
Ma è prevedibile che un’altra ala del partito, quella rutelliana, entri in fibrillazione. Un primo segnale viene forse in questo senso da Ermete Realacci. “Bersani – avverte infatti il leader degli ambientalisti dei democrats – ha diritto al sostegno di tutto il partito ma ha anche l’onere di tenerlo unito. Valuteremo le sue scelte future”.
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