Minivocabolario di Paolo Tebaldi
Per casa s’intende una qualunque struttura utilizzata dall’uomo per ripararsi dagli agenti atmosferici. Essa generalmente ospita uno o più nuclei familiari e talvolta anche animali. È stato nella storia il primo elemento fabbricato, che è andato ad incidere sull’habitat naturale realizzando l’ambiente costruito proprio dei paesi e delle città. Sin dal Medioevo troviamo tipi di abitazione monolocale. Di solito sono addossate le une alle altre a formare quasi degli isolati. Prende così piede un modello abitativo esteso: dalla Mesopotamia all’Egitto, da Creta all’antica Grecia. L’abitazione mesopotamica si sviluppa intorno ad un cortile interno scoperto, dal quale si accede ai vari ambienti. Le zone sono ben distinte: al piano terreno si svolge la vita degli uomini, al piano superiore risiedono le donne e i servi. L’antico Egitto trovò invece soluzioni collettive in case comuni a terrazze, costruite con mattoni grezzi e paglia, costituenti talora veri e propri quartieri. Per quanto riguarda la casa romana, derivata dalla casa greca e da quella etrusca, era distribuita intorno a uno o due cortili (Atrium e Peristilium) e si divideva in una parte adibita alla vita privata e in una parte aperta alla vita pubblica. Nel Rinascimento, la casa si configurò sul modello di quella romana, con cortili di forma rettangolare o quadrata; la residenza comune si mantenne di tipo unifamiliare e mista a funzioni commerciali. Immutata restò la situazione nell’età barocca finchè, a partire dalla fine del XVIII secolo, cominciarono a sorgere case plurifamiliari su più piani, in risposta alle richieste di una popolazione urbana in continuo aumento. Con la rivoluzione industriale, poi, si pose frontalmente il problema dell’abitabilità per le grandi masse affluite nella città.
La prima casa dove, nel corso dell’Ottocento, si afferma un tipo di abitazione proletaria è Londra, con i cosiddetti slums: altro non erano che modesti monolocali su un unico piano che servivano da dormitori. Il problema abitativo nella società di massa fu affrontato nei primi decenni del Novecento dagli architetti del Modernismo. Grazie al cemento armato è possibile costruire abitazioni che variano in rapporto alla necessità. Da qui anche l’interesse per la prefabbricazione, che consente la variabilità degli spazi ma anche l’allestimento veloce. La prima forma di casa si ebbe con la grotta, scavata nella roccia, cui seguì la tenda. Nel Neolitico appare la capanna. Un tipo particolare di abitazione, è costituito dalle palafitte o da case sugli alberi. Attualmente in Giappone le case sono strutturate per difendersi dai frequenti terremoti, per questo sono leggerissime e mobili. I modelli principali di abitazione sono la casa unifamiliare, la palazzina plurifamiliare, la casa in linea e quella a torre. I grattacieli delle metropoli, dei grandi e piccoli centri, rappresentano gli esempi più spettacolari di una architettura che non teme le altezze vertiginose e le soluzioni più ardite.
La casa, secondo Renos K. Papadopoulos, «non è soltanto un luogo, ma anche il fascio di sentimenti associato ad esso». Un altro compito importante della casa è quello di fornire una base coerente alla storia delle famiglie. Una storia che non ha valore obiettivo ma che ordina e rende coerente tutti momenti che gli individui hanno vissuto.
(da Wikipedia).
La valorizzazione della memoria storica di un paese, di un popolo, non può prescindere dalle vicende delle famiglie, dal ricco, complesso bagaglio delle esperienze, degli affetti, dei comportamenti, delle culture che tra le mura domestiche proiettano all’esterno i rapporti umani, sociali, le relazioni più profonde, i contrasti, la battaglia delle idee, le affinità elettive e che costituiscono il crogiolo di ogni società. Gli emigrati, soprattutto quelli che lasciarono l’Italia negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, che costruirono molti stabili nei loro paesi d’origine, associano alla parola casa l’annoso problema dell’IMU. Il governo Prodi ridusse notevolmente l’ICI che fu poi ripristinata da Berlusconi. Il governo Letta ha deciso di abolire l’IMU per la maggioranza della popolazione (escluse le abitazioni di lusso). Ma, ancora oggi la casa degli emigrati (non affittata ed occupata soltanto per le vacanze estive) non viene considerata come prima abitazione. Il Comitato del Senato per le questioni degli Italiani all’estero, presieduto dal senatore Claudio Micheloni, ha chiesto al governo di cancellare questa palese ingiustizia. Ci auguriamo che al più presto, e almeno per una volta, una legittima rivendicazione degli emigrati sia accolta ponendo fine ad una inaccettabile iniquità e discriminazione.