Case e strade danneggiate, frammenti, edifici provvisori, rumore di cantiere: a cinque anni dal grave terremoto de L’Aquila è questa l’immagine della città. Il 6 Aprile del 2009 un terremoto di intensità 6,3 gradi sulla scala Richter ha colpito L’Aquila e i comuni nei dintorni, causando più di 300 morti.
Le tracce della catastrofe sono ancora presenti dappertutto, molte delle 70’000 persone che hanno perso le loro case, sono state sistemate in villaggi provvisori, questa doveva essere solo una soluzione momentanea…doveva. Invece il provvisorio si è trasformato il permanente e l’esasperazione delle persone è grande.
“La normalità non è tornata, il terremoto ha portato conseguenze notevoli specie nel campo del lavoro che poi è venuto a mancare; l’impatto di rientrare nelle strutture in muratura è stato forte, le famiglie hanno dovuto vincere le paure e sentirsi rassicurate- afferma il preside Giuliano Tomassi- si è registrato un aumento dell’alcolismo e delle separazioni ad esempio, tutti fenomeni che credo siano imputabili alla situazione traumatica vissuta”.
A cinque anni dal grave sisma de L’Aquila la situazione è inconcepibile, le persone si trovano di fronte a politica, leggi, corruzione e soprattutto disperazione. Solo a gennaio è stato svelato dalla polizia tramite telefonate intercettate, che otto persone si sarebbero arricchite di fondi pubblici, si parla di 1,2 milioni di Euro, tramite corruzione e falsità in atto pubblico. La criminalità e la corruzione non si fermano neanche davanti al senso di rispetto per tutte quelle persone che hanno perso i loro cari e le loro case, questo è proprio il colmo.
Ma pensiamo anche ai giovani, la situazione economica in Italia non è la migliore, la disoccupazione giovanile è alta, questi giovani non hanno il diritto di poter tornare finalmente a vivere una vita “normale”? Per tanti di loro vale il pensiero di Angelo Mancini, dirigente scolastico del Liceo Cotugno di L’Aquila: “I ragazzi hanno bisogno non solo della scuola ma hanno bisogno di scandire il tempo della loro vita in una maniera diversa: la mattina a scuola, il pomeriggio a casa e poi i centri di aggregazione che non possono essere solo le istituzioni scolastiche. Questo è necessario e andava fatto subito, i fondi del governo sono insufficienti per tutto, la regione poteva fare di più e non è stato fatto, non c’è stata una legge per questa città che pure è il capoluogo della regione Abruzzo”.
Come pure quello di Domenico Evangelista, preside dell’istituto superiore ‘Da Vinci’: “Oggi il nostro edificio è ancora inagibile, siamo ospiti da quattro anni in un Musp (Moduli a uso scolastico provvisorio) che inizia a manifestare tutta la sua provvisorietà”. I Musp sono i moduli a uso scolastico provvisorio costruiti subito dopo il terremoto per poter riaprire le scuole. In tre mesi le scuole in muratura che avevano subito danni lievi sono state messe in sicurezza e riaperte, per le altre – tutt’ora inagibili – sono stati aperti i Musp, 19 moduli per le scuole statali e 5 per le scuole paritarie nella sola città de L’Aquila.
In pochi secondi i cittadini aquilani e quelli nei comuni limitrofi si sono trovati di fronte ad una vita completamente cambiata, alcuni hanno perso tutto quello che avevano. E non sono bastati cinque anni per dare loro neanche il rispetto che invece meriterebbero. “Ma domani, domani…” diceva la famosa canzone realizzata in quell’occasione dai 21 artisti italiani riuniti per l’Abruzzo…Sì, d’accordo, ma domani quando?