Secondo il Consiglio nazionale occorre agire per proteggere i giovani dall’indebitamento.
Negli ultimi anni il mondo del consumo spinge i giovani a spendere con campagne pubblicitarie aggressive per piccoli crediti, che portano a un indebitamento eccesivo e alla dipendenza dall’aiuto sociale. Il Consiglio nazionale, per proteggere i giovani dal fenomeno dell’indebitamento, che secondo uno studio datato 2008, tocca il 19% dei giovani adulti (tra i 18 e 29 anni) delle economie domestiche svizzere, ha approvato con 123 voti contro 58 e 3 astenuti la revisione della Legge federale sul credito al consumo (LCC). Al settore creditizio sarà vietato per legge di fare pubblicità in modo aggressivo, ma la Camera non ha dato una definizione della pubblicità aggressiva e la proposta di legge non contiene un esplicito divieto particolarmente indirizzato a “giovani o giovani adulti”.
Se anche il Consiglio degli stati si pronuncerà in tal senso toccherà al settore creditizio definire in una convenzione le forme di pubblicità da abolire. Se entro un adeguato termine non si troverà un’intesa e l’autoregolamentazione dovesse fallire, sarà il Governo ad agire per via d’ordinanza e a fissare i criteri di massima. Chi contravviene alle regole potrà essere punito con una multa fino a 100.000 franchi. Inoltre il Consiglio nazionale ha deciso di rafforzare, senza obbligo, la valutazione della solvibilità di chi chiede un credito. I creditori devono esigere generalmente le informazioni e non solo in caso di dubbio, come prescrive la legge vigente. Il Consiglio federale avrebbe voluto vietare tutte le campagne che si rivolgono specialmente ad adolescenti e giovani adulti, proposta che è stata respinta dalla Camera per la difficoltà di definire questo tipo di pubblicità.
La revisione della legge è nata da un’iniziativa parlamentare di Josiane Aubert (PD) che in principio aveva chiesto un divieto totale della pubblicità per il piccolo credito. Il giro di vite “liberale” è stato approvato dalla sinistra, PPD, PBD e dal Governo, mentre l’UDC e il PLR non sarebbero voluti entrare in materia, affermando che la legge vigente è sufficiente e il settore è in grado di autoregolarsi.